"Guarda come si staglia il Soratte sotto il candido
manto di neve, e come le fronde stremate
faticano a reggerne il peso. Gelo tagliente, i fiumi
e i ruscelli si sono rappresi.
Dissolvi il freddo nutrendo il camino
con larga provvista di legna, o Taliarco;
e senza avarizia mesci il vino di quattro anni , e puro,
dall'anfora sabina col manico doppio.
Tutto il resto, lascialo agli dei.
E' bastato che facessero cessare i venti in lotta
sul gran ribollire marino,
perchè di colpo i cipressi e gli orni vetusti
non s'agitassero più.
Su cosa ti attende in futuro, rinuncia ad indagare:
qualunque altro giorno ti aggiunga il destino,
come quello trascorso,
ricorda di segnarlo in attivo. "
Quanto mi è sempre piaciuta, questa poesia di Orazio! Oggi pomeriggio, lavorando forsennatamente, pieno di zelo mi proponevo di continuare il racconto di San Martino, e per soprammercato di parlare del bellissimo blog alchemico-gastronomico che Asa-Ashel, zitto zitto, manda avanti da qualche tempo parallelamente ai suoi più noti Frammenti. Poi la notte s'è fatta di cobalto gelato e trapunto di stelle come la volta degli Scrovegni, ed è stato bello riempire il camino coi grossi ceppi di vite vecchia che fanno una fiamma odorosa e pulita. Taliarco non c'era, e quando mai, ed era ormai così tardi che ho cenato da solo. Ma ho trovato un perfetto merluzzo dissalato da poco, che ho fatto appena scottare al vapore in modo da poterlo dividere in larghe, morbide falde; e l'ho condito con un giro d'olio ragusano ancora fragrante di frantoio, e poche gocce di limone d'Albenga. Poi l'ultima lattuga dell'orto, che adesso sa di carciofo e non teme nè il sale, nè il timido aceto di Moscato, e che con le grosse, morbide fette del nostro pane odoroso di castagne diventa un mangiare da re. E ancora, un niente di gorgonzola verdissima e pestilenziale e verissima. E una bottiglia di Mondeuse della Savoia fatta da un ragazzo coi capelli neri come il peccato, i muscoli tesi come il desiderio, e gli occhi dolci e profondi come un lago delle Bauges.
E chi vorrei con me non c'è, ma non è lontano. E allora sì, per questa notte tutto il resto lo lascio agli dei.
E chi vorrei con me non c'è, ma non è lontano. E allora sì, per questa notte tutto il resto lo lascio agli dei.
9 commenti:
sì sì...
ma io aspetto il racconto :p
Ma guarda che non è proprio niente di speciale. E finirà che direte: "Mbè? Tutto qui?".
vides ut alta stet nive candida... e dalla scuola si vedeva davvero il soratte, anche se la neve su quella cima che pare molto più alta dei suoi circa 690 metri non l'ho vista mai. e ci sono stato pure varie volte in cima, anche il giorno di san silvestro in cui si festeggia il santo che fu lassù eremita.
per cui, farai mica anche tu come orazio, che parla di una neve che non c'è? penso di no, che ti conosco troppo bene...
Mah, sono sicuro che ai tempi di Orazio il Soratte era già imbiancato in questa stagione. Che non nevica più come una volta, signora mia! ;-)
Del resto dove l'avrebbe presa Trimalcione la neve per rinfrescare il Falerno?
E io ero così fiero del mio gratin di finocchi di ieri sera... sono un dilettante, non ridete di me.
E' per questo che ieri sera a quel'ora tarda rispondevi con grazia e sollecitudine...
Che belle immagini ci regali :*
@ Winckelmann: un gratin di finocchi è un piatto da re. C'è il problema che io i finocchi ( nel senso degli ortaggi) proprio non li reggo ! Morirei di fame, piuttosto. :-(
@ Rosa: manco immagini quanto sia stato bello per me leggerti a quell'ora!
Mi preme, al momento, ringraziarti per la poesia, bellissima, della quale conoscevo solo un frammento, e per la segnalazione, su questo spazio, dell'altro mio spicchio di mondo virtuale.
Trovo struggente questa traduzione.
ecco, faccio una ricerchina su wikipedia, e che ti trovo?
questo
ossia, il san martino del post precedente e il san silvestro eremita sul soratte di questo post.
ma vedi te alle volte...
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