lunedì 31 agosto 2009

Degli inizi, dei santi e delle fini.


Domani, primo Settembre, si festeggia San Lupo . Sarebbe bello fosse la festa di tutti i lupi a due zampe: i lupi solitari per scelta o per obbligo; i lupi che vivono in branco; i lupi cattivi ma non troppo; quelli "molto buonini" ed un po' fessi come l'indimenticato Loopy de Loop. Non sarà così, ovviamente, forse perché sono gli stessi lupi a due zampe che si vergognano di essere tali, e credono ci sia ben poco da festeggiare. Ma da noi San Lupo è comunque un giorno di quelli definiti "di marca": una delle pietre miliari che la sapienza contadina disseminò nel Calendario per imprimere un andamento circolare allo scorrere del Tempo altrimenti ostinatamente rettilineo. Un'astuzia per fare in modo che tutto quanto ci si lasciava alle spalle fosse prima o poi costretto a ritornare: perché tutte le fini fossero il presupposto di tutti gli inizi. "A San Loup, l'Istà 'a beuta i coup" : a San Lupo l'Estate completa la sua opera come un muratore solerte che mette i coppi sul tetto per terminare la casa. Restano ancora tanti lavori di rifinitura, ma ormai il grosso è fatto. A San Lupo finisco i grandi caldi e le giornate interminabili, e inizia, ormai nettamente avvertibile, il declino dell'anno. E quest'anno San Lupo coincide perfettamente con l'inizio della vendemmia, che a sua volta è la fine, per un bel pezzo, delle mie pur risicatissime libertà. Come mi senta in una simile circostanza lo si può leggere qui: repetita iuvant, quanto meno per rinfrescare la memoria a me che scrivo. E' passato un anno, è vero, ma sembra ieri, e le situazioni e le sensazioni sono praticamente le stesse. Come un anno fa mi accingo all' ennesima vendemmia senza quell'Uno che ormai non so nemmeno più come chiamare, e a cui non ho più il coraggio di dare un volto. Come un anno fa, e più di un anno fa, questa Assenza renderà più crude e più cupe le mie fatiche e le mie notti in bianco. Però. Quando si sta così o si soccombe alla depressione, o ci si aggrappa disperatamente a quel che si ha. Non potendomi permette il lusso della prima soluzione, ho deciso di adottare la seconda. Rispetto ad un anno fa ho la fortuna di poter contare su persone adorabili che riescono a pensarmi con affetto e riescono a farsi sentire presenti e vicine malgrado la distanza che ci separa. E questa è già di per sè una straordinaria ricchezza. Rispetto ad un anno fa, le premesse del raccolto sono decisamente migliori : e questo è già di per se un conforto ed un incoraggiamento. Poi si sa com'è: ci si crogiola nell'ansia, nello stress e nelle preoccupazioni per intere settimane, ma quando è il momento ci si tura il naso, si chiudono gli occhi e si salta.
Del resto, come diceva Paolino Paperino, "la forza dei forti sta nel traversare le traversie con occhio sereno": una massima che faccio mia, e che tenterò di mettere in pratica.
"Forsan et haec olim meminisse iuvabit" : forse un giorno sarà bello ricordare anche questo.
(Però non l'ha detta Paperino, questa).
E ora via, verso nuove avventure!





giovedì 27 agosto 2009

Happy birthday!


Io posso dire la mia, su miss Marple. Potrei parlare per ore del suo spietato cinismo, della sua ironia alla carta vetrata, della sua inveterata curiosità, della sua perfida capacità di mettere a nudo l'anima di chi le sta attorno ( e, dicono, non solo quella) ; ma potrei parlare ancora più a lungo della sua generosità, della sua disponibilità, della sua sorniona amabilità, della sua straordinaria capacità di cavarsela in qualsiasi situazione ( anche, dicono, dai cannibali tagliatori di teste del Borneo). Le sue innegabili qualità rendono sopportabili le altrettanto innegabili asperità del suo carattere; e permettono ad un giovanotto colto, raffinato, di buone maniere e di buonissima indole non solo di rimanere al suo fianco in qualità di segretario tuttofare, ma anche di avvalersi, come in una sorta di simbiosi, delle non poche virtù dell'anziana signorina.
Poichè questo giovanotto distinto lo conosco da un sacco di tempo, e poichè il farmi da tramite nei confronti di miss Marple ha permesso che si sviluppasse fra noi una sincera amicizia (ahilui, visto che per questa ragione ha dovuto più volte far fronte agli orribili abissi delle mie abiezioni) , ricordo Urbi et Orbi il suo genetliaco*. E invito quanti hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo a volergli inviare auguri, complimenti, felicitazioni, mirallegri, presenti, guiderdoni o regalie assortite.
Io gli ho preparato una torta con le candeline, sperando la gradisca.
Auguri, carissimo A.!


*Proprio non so quanti anni compia, mi pare ventisei, o forse anche ventisette, boh!

lunedì 24 agosto 2009

Inno


Ero poco più di un ragazzino quando ebbi modo di ascoltare "Glad to be gay" della Tom Robinson Band, e siccome all'epoca un po' d'inglese lo masticavo, il testo e la musica di questa marcetta furono per un bel pezzo la colonna sonora del mio percorso di accettazione.
Anni dopo fu la volta di Jimmy Somerville, dei Bronski Beat e della loro bella "Small town boy", poetica e rabbiosa :mamma quante lacrime per quel video straziante ma pieno di speranza!
Poi, sempre dei Bronski, fu la volta di "Why?" , che era ancora un hit quando cominciai a bazzicare le discoteche specializzate. Quando il gnappetto rasato intonava " You and me together, fighting for our love" in pista si saltava tutti, e si gridavano a squarciagola le stesse parole, magari additando il ragazzo carino a cui si faceva il filo: l'energia faceva scintille, e per un momento tutti, ma proprio tutti ci sentivamo felici ed orgogliosi di ciò che eravamo.
Lo scorso inverno ho riprovato la stessa positività, la stessa carica buona e gioiosa, lo stesso orgoglio di quei tempi, quando quella meravigliosa trasmissione di Rai 2 che ha titolo "Caterpillar" mandò QUESTA CANZONE ITALIANA. Confesso che lì per lì non credetti alle mie orecchie: mi sembrava impossibile che di questi tempi una rete di Stato potesse diffondere un testo del genere; ma nessun capo-struttura fu licenziato, nessun direttore di rete fu sostituito, nessun prelato tuonò dal pulpito", e Siamo tutti omosessuali" del gruppo Radici nel Cemento fu trasmessa a lungo, abbastanza perchè imparassi ad innamorarmene e a vedere in essa un inno rivoluzionario e dirompente nella sua semplicità, come lo fu il " ça ira" al tempo dei sanculotti o "Bandiera rossa" durante le prime lotte socialiste agli inizi del Novecento. Per dire, " Gino e l'Alfetta" di Daniele Silvestri era un piccolo capolavoro sia per la musica che per il testo, ma non aveva l'immediatezza trascinante dell'inno, come invece ha questo semplicissimo ragamuffin col testo in rima baciata ma con la forza di un grido di battaglia. Esagero?
Ascoltatela se non la ricordate o se non l'avete mai sentita, poi pensate se canzoni di questo tipo avessero la stessa notorietà e la stessa diffusione degli obbrobrii di Povia.
Ringrazio Spetteguless che proprio oggi ne ha parlato rinfrescandomi la memoria.

domenica 23 agosto 2009

Lo schifo e la rabbia



Cosa c'è di più tenero, di più inoffensivo, di più struggente, di più disarmante di un piccolo riccio sopreso nella notte ad esplorare un parco cittadino? Eppure i ragazzi torinesi che lo hanno scovato l'hanno usato per giocarci a calcio, inscenando una partitella con quel povero esserino raggomitolato e terrorizzato, e presto ucciso dalla paura e dai colpi ricevuti. Non contententi, gli emuli di Kakà e di Ronaldo han cercato di dar fuoco al cadavere, forse per vedere come brucia un pallone da football*. C'erano diverse altre persone a vedere: indifferenti, forse plaudenti o sghignazzanti o incoraggianti. Nessuno che abbia mosso un dito. Nessuno che abbia gridato: "Bestie, smettetela!".


Cosa c'è di più tenero, di più inoffensivo, di più struggente, di più disarmante di due ragazzi giovani che si scambiano effusioni e baci alle quattro di notte in un parco cittadino di Roma? Eppure l'uomo che li ha scovati li ha presi a bottigliate e a coltellate, e non soddisfatto ha infierito a calci sul più malconcio dei due**. C'erano diverse altre persone a vedere: indifferenti, forse spaventate o imbarazzate. Nessuno che abbia mosso un dito, nessuno che abbia tentato di fermare il delinquente.


I ragazzi di Torino, individuati e denunciati, rischiano grosso: dal 2004 il Parlamento italiano ha emanato leggi severe che trasformano in reato penale il maltrattamento degli animali prima punito con sole sanzioni pecuniarie, aggiungendo fra l'altro le aggravanti per "futili motivi". E' giusto: una società che si definisce civile non può restare inerte davanti a barbarie del genere, nè tantomeno tollerare che vengano derubricate alla stregua di semplici "ragazzate" solo perchè la vittima era un povero riccio inoffensivo.


Il delinquente romano, individuato e denunciato a piede libero, rischia grosso: aggressione a mano armata, tentato omicidio, gravi lesioni inferte per futili motivi. Essendo tossicomane, i suoi avvocati riusciranno a dimostrare l'incapacità di intendere e di volere al momento del crimine, la non premeditazione e magari anche la reazione sicuramente eccessiva ma comprensibile agli "atti osceni in luogo pubblico" commessi dalle vittime, che in qualche modo "se la saranno andata a cercare". Se la caverà all'italiana, con una condanna di qualche annetto che gli farà fare solo qualche settimana in gattabuia, se va bene.
L'indignazione del Sindaco di Roma, che ritengo sincera, è però curiosamente a senso unico: attacca i magistrati rei, a suo dire, di aver lasciato in libertà un simile criminale ed esprime solidarietà alle vittime; ma non dice una parola sulla necessità ormai inderogabile di una legge che combatta simili comportamenti dettati da un sempre più diffuso delirio omofobico ormai disposto ad arrivare all'omicidio. E non dice niente del fatto che anche i partiti della maggioranza cui appartiene hanno rigettato fermamente le pur timide proposte finora avanzate. Fino a quando lo Stato italiano non si doterà di leggi e norme contro l'omofobia così come ha fatto da tempo contro il maltrattamento degli animali, sarà in qualche modo responsabile del sangue che purtroppo continuerà ad essere versato.



* : sulla vicenda del riccio di Torino, di cui peraltro si è parlato nelle cronache locali dei quotidiani, non sono riuscito a trovare un link.

**: sull'aggressione di Roma c'è l'imbarazzo della scelta.

martedì 18 agosto 2009

Dal vino al sangue



Amori incantevoli

Io sono un grande bevitore di vino
e cavalco gli svelti puledri,

ed amo gli alberghi graziosi,
quelli di legno e di cielo.

Fratello bevitore, leva il bicchiere
alla salute dei bei ragazzi

dal ventre piatto, la taglia fiera,
la gola dolce come l'uva matura!

Beviamo ai nostri amori incantevoli,
ai loro begli occhi irresistibili,

e che, nel suo splendore brillante,
la Bellezza si versi nelle nostre coppe.

(Abu Nuwas, Baghdad, VIII secolo d.C.)

Per così poco

Gli chiedo di fare qualcosa
"Oh no, mi vergogno" ha risposto,
"cerca qualcun altro e proponi a lui
quello che i nostri padri hanno proibito".

Gli ho detto: "Non voglio nessun altro"
"E' male" fa lui " è peccato"
e copre la sua giovane paura
con il velo di stoffa del suo pianto.

(Abu Nuwas, Baghdad, VIII secolo d.C.)



"In Iraq la situazione omosessuale sta assumendo sempre più il senso di una mattanza programmata. Per le vie della città, infatti, poster consigliano ai passanti di indicare e segnarsi nomi, cognomi e indirizzi di persone gay da punire. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, centinaia di uomini sono stati rapiti, torturati e uccisi solo perchè sospettati di essere omosessuali.Nonostante non vi siano leggi o pene per chi è gay, i miliziani sciiti stanno agendo indisturbati, mentre il governo non interviene in alcun modo per porre fine a questa carneficina: corpi di uomini sono stati trovati, seviziati, con scritte come ” pervertito” marchiate sulla pelle. E come agiscono? Entrano nelle case dei presunti gay, li torturano fino a far confessare altri nomi, poi li finiscono. Brutalmente. Senza pietà. Infierendo sui loro cadaveri. Il portavoce dell’esercito di Mahdi, la milizia di al Sadr, si è giustificato dicendo che la strage è necessaria per impedire un aumento della società di “effeminati”.
Abbiamo resoconti medici di uomini a cui è stato incollato l’ano o che sono stati imbottiti di lassativi, cosa che comporta una morte molto dolorosa

Tutto è partito da Baghdad ma si sta lentamente espandendo anche nelle altre città limitrofe. I delitti sono considerati delitti d’onore per mantenere integra la reputazione e cancellare il disonore delle famiglie per avere un figlio “diverso”. Ormai in Iraq, nonostante la leggi non condanni l’omosessualità, sta diventando sempre più normale uccidere i gay. E il governo tace."


(Baghdad, 2009 d.C.)





lunedì 17 agosto 2009

Natascia!

Natascia fu una pop star napoletana degli anni '90 che ebbe carriera breve ma sfolgorante. Balzata in vetta alle classifiche con la hit "Sesso senza cuore", godette di grande notorietà televisiva, tanto da diventare un'ospite fissa nei programmi di maggior ascolto, spesso in veste di opinionista in contatto diretto con gli spettatori. Per capire a fondo il personaggio, basti ricordare una sua breve, icastica conversazione telefonica:

Uomo al telefono: "Natascia, sono gay, ma il mio compagno mi ha lasciato per una donna..."


Natascia: " Eh, non ci sono più i ricchioni di una volta!! Adesso sono usciti troppi bisex! Bisex, non ci fate perdere tempo, jà! Pigliàte 'na decisione, o di qua, o di là!!"


La canzone si può ascoltare qui. Per maggiore completezza riporto anche il testo, che dedico ad una celeberrima blogstar bionda.


Sesso senza cuore

Quante volte ti ho aspettato, abbracciata al mio cuscino
quante volte ti ho cercato, n'copp'al tuo telefonino

(l'utente da lei chiamato non e' disponibile)

OKKEI!

(l'utente da lei chiamato e' occupato)

E MO' BAST!

Sesso senza cuore, sesso senza amore
quello che stanotte vai cercando tu, uh!
Sesso senza amore, sesso a malincuore
Sesso senza amore, non lo faccio piu' uh!

Mo' stai qua ma non mi importa, e' scoccata l'ora X
Non la apro quella porta, non concedo un altro bis
E' finito il tempo quando ti dicevo sempre OK!
Questa volta dico basta, sarei forte se vorrei!

Sesso senza amore, sesso a malincuore
Sesso senza amore, non lo faccio più uh!
Sto occupat! Uh!Uh!
e ti faccio tuh! Tuh!

Finalmente c'ho la forza, non la apro quella porta

Vabbuo' ja', trase!

Non sono io che sono omofobo, sono loro che sono froci 2


Ma insomma, se due ricchioni vanno a spasso in atteggiamenti lascivi e provocatori lungo l'affollata via dello struscio di un'affollato centro balneare, le persone perbene come dovrebbero comportarsi? Devono fare l'applauso? E se un gruppo di ragazzi tra i quindici e i vent'anni, magari con qualche schiamazzo di troppo, non ci sta ed esprime il proprio disappunto, che è poi il disappunto provato dalla maggior parte di coloro che assistono a queste scene, cosa dobbiamo fargli? Dobbiamo condannare loro e non gli sporcaccioni? Perchè ok, ci hanno detto che questa gente va tollerata, e va bene: ma come si può tollerare l'esibizione plateale del loro vizio? E i bambini? Non ci pensiamo ai bambini?

domenica 16 agosto 2009

Sedici Agosto



E' una fonte magica. Se non sai che c'è non la vedi. E se sai che c'è vuol dire che essa ti si è rivelata, ti ha chiamato e ti ha scelto. Ci si arriva scendendo una scala ripida e lunga di mattoni slabbrati e consunti, e ad ogni scalino ti lasci dietro un po' di mondo, e ti avvicini a te stesso. Quando arrivi sul breve pavimento in piano davanti alle vasche ci sei solo più tu, l'acqua verde ed immobile e l'odore lacustre e fungoso che manda. Di giorno il sole ci batte violento di fronte, e la magia ti mette paura. Bisogna andarci di notte, e da soli. Ecco, allora lei ti abbraccia e ti coccola, e tu vorresti stare lì per sempre. La chiamano Fonte Serena, ma forse il nome vero è Fonte Sirena.
Sono sempre riuscito a scapparle, ma forse ho fatto male. Ogni tanto mi dico che sarebbe stato meglio restare con lei. Al suo cospetto ci ho portato due, forse tre persone in tutta la mia vita: visto che quelle persone le ritenevo l'altra metà di me stesso, credevo che la magia si estendesse anche a loro. Non fu così, evidentemente erano l'altra metà di niente, e con loro non ci fu nessun "per sempre". A volte mi chiedo se l'amore perfetto deve essere per forza fra due persone, o se non può accendersi e durare eterno e ricambiato e appagante anche per un posto, per una strada, per una collina o per una città. Per un posto dove nell'aria, nella terra, nella luce, nelle ombre senti che c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti, "per sempre".
E a volte penso che l'amore più perfetto, più eterno, più ricambiato e più appagante della mia vita resterà proprio quello che mi lega a questa città, e a questo posto dove lo sento palpitare con lo stesso battito del mio cuore. Ecco perché il 16 Agosto di ogni anno mi sveglio con una musica dentro, e per tutto il giorno mi inebrio di questo amore per sempre.

"...son per sempre, segnati nei cuori
di coloro che il cuor t'hanno dato
"

sabato 15 agosto 2009

Io non sono omofobo, sono loro che sono froci.





















Càpita sempre più spesso di ascoltare o leggere discorsi come questo: " Eh però che palle, 'sti gay! Da una parte vogliono far credere con prepotenza che la loro scelta di vita non solo è normale, ma anche da tutelare e da propagandare come cosa buona e giusta. Dall'altra frignano e si strappano i capelli quando qualcuno non la pensa come loro. Fanno le vittime, gli emarginati, i discriminati; e in nome delle persecuzioni di cui a loro dire furono oggetto in passato pretendono di zittire ogni voce che non si allinei alle loro posizioni, che non le applauda e non le sostenga. Hanno inventato questa faccenda dell'omofobia per poter disporre di un marchio infamante con cui segnare e lordare quanti si permettono di non approvare i loro comportamenti o le loro rivendicazioni. Così da perseguitati sono diventati persecutori; ritenendosi depositari dell'unica verità e pretendendo di stroncare tutte le altre , sono diventati loro i veri intolleranti ed i veri razzisti dei nostri tempi. "
Con simili e diffusi presupposti, so già come andrà a finire la vicenda dell'adesivo " I am not gay" che sembra vada via come il pane fra i turisti della riviera romagnola, e delle timide ed isolate proteste che ha finora sollevato. Quasi tutti, compresi moltissimi gay, diranno che è una cosa stupida ma innocente; che non attacca nè offende nessuno; che se uno non è gay avrà pure il diritto di dirlo, qualora ci tenesse; e che è ora di finirla con questo vedere l'omofobia dappertutto, dalle simpatiche battute del Presidente del Consiglio alle innocue ragazzate di pochi scalmanati, ad arguti videogiochi , fino alle opportune e condivisibili misure di ordine pubblico. "Di ben altro ci si dovrebbe preoccupare" grideranno all'unisono, e con le narici frementi, quanti vorranno buttarla sul ridere. Sarò intollerante, sarò razzista, ma a me queste cose non sembrano affatto innocenti, e continuo a ritenerle pericolose. Inutile che ce la vengano a raccontare: nascono sempre da una mentalità che vede nel gay non solo un "diverso" ma anche un "inferiore": di volta in volta in quanto "intrinsecamente disordinato", in quanto psicologicamente "malato", in quanto "incompleto", in quanto "pervertito", in quanto "pervertitore", e chi più ne ha più ne metta.
Esibire un adesivo con la scritta "Io non sono gay" vuol dire sottintendere "io sono una persona normale, e posso girare a testa alta; mentre quelli che sono come non sono io meritano biasimo, disapprovazione, compatimento e scherno: io sono a posto, loro no".
I molti commercianti che all'indomani della promulgazione delle leggi razziali del 1938 si affrettarono, sua sponte, ad esporre cartelli con su scritto "Questo negozio è ariano", erano probabilmente convinti di non andare oltre alla constatazione di un dato di fatto; e certamente si sarebbero adombrati e risentiti se qualcuno avesse spiegato loro le conseguenze scatenate anche dal loro gesto. Ecco, tra "I am not gay" e "Questo negozio è ariano" non ci vedo alcuna differenza di fondo; ci vedo però la sottile, strisciante, subdola ed inconsapevole adesione ad una forma mentis da cui scaturiscono discriminazione, persecuzione e odio.
Che poi, diciamolo: gridare ad ogni piè sospinto "Io non sono gay" da parte di uno straight, a me è sempre saputo di excusatio non petita...

mercoledì 5 agosto 2009

Brividi


"Non è operabile. Le metastasi hanno invaso tutto l'intestino. Per questo ha la pancia così gonfia. Non ho mai visto una roba simile".
La veterinaria è così giovane che non riesce ancora ad esibire il distacco richiesto dalla sua professione. Sfiora la testa della povera Lisa con una breve carezza, tanto trattenuta quanto commossa. "Se vuole posso...aiutarla ad andarsene". "Soffre molto?" le chiedo. "Non avverte dolore. Ma ormai sa che è arrivato il momento. " Lisa è sdraiata sul fianco e guarda nel vuoto, ormai indifferente a tutto. La fisso negli occhi. Io e lei ci capiamo, dopo undici anni passati insieme. Lei è stata l'unica testimone delle mie lacrime più segrete. Si accorge di me, socchiude gli occhi e prova ad emettere una voce. Ne esce appena uno sfinitissimo sospiro. "No" , rispondo alla veterinaria, "No, grazie. Morirà in casa sua. Morirà da quella gatta libera e fiera che è sempre stata." Lisa la trovai io undici anni fa in fondo alla legnaia, ed era poco più di un batuffolo di pelo color caffelatte. Era con la madre, una randagia nera e irsuta e demoniaca arrivata lì da chissà dove. Quella specie di belva, dopo aver dimostrato a soffi, a ringhi e ad artigliate cos'era in grado di fare, accettò un po' di latte, poi un po' di pane e la ciotola di croccantini. Rimase lì tre giorni, sempre soffiando e ringhiando, poi al quarto sparì. E lasciò lì il batuffolino di pelo, ringhiante e soffiante pure lui, ma assai meno credibile e temibile della madre. Dopo qualche mese era diventata la padrona della casa, la tiranna delle nostre notti e dei nostri risvegli, la distruttrice delle tende e delle poltrone, ma anche la dispensatrice benefica di quel magnetismo sulfureo proprio dei gatti della sua razza. La porto via così e la metto in macchina su una vecchia coperta, non serve la gabbietta, se ne sta sempre accuciata girata sul fianco, triste. Non si lava da giorni, ha il pelo scarruffato e sciupato come erba secca in uno spartitraffico di periferia.
A casa riprende possesso della sua cuccia. Non mangia quasi più, lecca a fatica un po' di latte dalla sua ciotola. Domenica e Lunedì non si muove praticamente per tutto il giorno, incapace di vincere il torpore che la inchioda. Quando sentono di essere alla fine, i gatti cercano un ultimo nascondiglio, come se non volessero farsi scovare dalla morte. Lisa è partita per il suo ultimo viaggio Lunedì notte. Ha raspato un po' alla porta per farsi aprire, ed ha puntato decisa verso la vigna, la testa e le orecchie ben dritte, il passo sicuro e ostentatamente enfatico. Ho capito che andava a morire. Ieri sera ho poi visto per caso un nugolo di mosconi alzarsi dal fondo della legnaia. Lei era là, sdraiata su un fianco, con gli occhi chiusi e quella specie di sorriso che hanno i gatti quando si godono il sonno. Era andata a cercare il suo Omega nel punto esatto dove aveva trovato l'Alfa.



Non si piange per un gatto. Non sta bene. Dopo averla seppellita in un angolo che conosco solo io , ho messo su questa meravigliosa canzone, ed ho trasformato le lacrime nei lunghi brividi che mi provoca ogni volta. L'ho ascoltata fino allo sfinimento, e non solo per Lisa.
Altri brividi, ancora, questa sera: quando vedo il commento del Bardo Swift, che di quella canzone conosce il segreto, e ne è l'unico depositario.

sabato 1 agosto 2009

Mostrinostri


Ogni cento anni, nelle mie colline, un gallo abbandona il pollaio, si nasconde in qualche forra segreta e vi depone un uovo, facendolo covare poi per altri nove da un rospo . Ne schiude una creatura mostruosa, dalla lunga coda di serpente, ali membranose, testa e zampe simili a quelle del genitore. Può uccidere qualsiasi creatura vivente fissandola negli occhi da una distanza inferiore a diciotto metri. E' il Redabissi, signore e sovrano di tutti i rettili, che tiene soggiogati in virtù del suo potere assassino. Teme l'uomo da quando San Bovo, nella notte dei tempi, uccise uno di loro semplicemente ponendogli uno specchio davanti; e teme la donnola, che astutamente lo attacca saltandogli sulla schiena. Per queste ragioni vive nascosto, appollaiato tra le fronde di alberi altissimi, da cui comunica con i suoi sudditi mediante fischi e sibili laceranti; e per queste ragioni è assai difficile vederne qualcuno, mentre non è impossibile ascoltarne il verso sul fare dell'alba.
Si dice, ma non è provato, che i serpenti a lui soggetti gli svelino i segreti dei tesori custoditi nelle viscere della terra, e che sarebbe possibile diventare ricchissimi catturandolo e costringendolo a rivelarli. Ma ritengo questa una stampalata leggenda, perché quand'anche fosse possibile riuscire ad acchiapparlo vivo schivando il pericolo mortale del suo sguardo, è certo che non saprebbe esprimersi nella lingua degli uomini, nè questi sarebbero in grado di intendere la sua.

Salotti


E comunque non capisco quelli che blindano il blog e lo trasformano nel salotto della contessina Tumiscocci. :P