martedì 2 novembre 2010

L'amore ai tempi del bunga-bunga



Dove eravamo rimasti? Che qui sono successe delle robe, ma delle robe! E in più mettici anche che sono svagato di mio, soprattutto di questi tempi. E' che a me m'ha rovinato il bunga-bunga, beninteso quello nell'accezione più ampia del termine: dicono logori soprattutto chi non lo fa. E io, appunto, non lo faccio. Neanche nell'accezione più ampia del termine.
Ah, già: dovrei parlare del fidanzamento cui avevo accennato tempo fa, e che procede a gonfie vele . Lo farò, perché è una storia tenera, toccante e ricca di assennati ammaestramenti. Ma non è urgente, non essendone io, purtroppo, il protagonista. Lo avevano capito fin da subito non più di un paio di persone, quelle che mi conoscono meglio, che sanno leggermi dentro e che non sbagliano mai nel farlo. Però sì, mi sono commosso, a volte fin quasi alle lacrime, per i molti commenti con le felicitazioni ed i mirallegri; e sono sincero, ho sfiorato il cielo con un dito nel constatare l'affettuosa considerazione che in tanti mi hanno dimostrato. Ma davvero non è cosa. A quel tipo di amore mi sa che farei bene a rinunciare. Non ci sono tagliato, c'è niente da fare. Sarà l'aria, sarà l'acqua, sarà predisposizione genetica: ma ogni volta che mi capita finisco per viverlo come una sofferenza più che come un'armoniosa ridefinizione di me stesso. Mi lacero, invece di completarmi.
E poi c'ho il chetone, che sarebbe l'acetone dei bambini. No , dico: l'acetone! Alla mia età non è serio! I miei coetanei se mangiano grassi in eccesso li trasformano in maniglie dell'amore, pancette e doppi menti; io invece ci faccio il chetone, che fin dal nome mi sta sulle balle. Dice che quando uno ne produce in dosi eccessive, poi sente uno stato permanente di languore allo stomaco, ha i battiti accelerati ed il cuore ballerino, gli si sfalsa il ritmo circadiano e gli si altera il rapporto sonno-veglia. Insomma, uno crede di essere innamorato e invece è il chetone. Ho chiesto al mio medico cosa può aver provocato tutto ciò, se per caso non c'è dietro qualcosa di più preoccupante e temibile. Ha fatto spallucce. Secondo lui è la conseguenza di un lungo periodo di stress, di protratte sollecitazioni nervose e di defatiganti traballamenti emotivi. Però il mio medico è il sosia sputato di mister Bean, e non so quanto credito possa dare alla sua diagnosi. Sta di fatto che se sono ridotto così senza essere fidanzato, figuriamoci cosa potrebbe succedermi quando lo fossi. Quindi per tutelare la mia salute dovrei darmi al bunga-bunga. Ma l'idea mi ripugna, cosa posso farci? Se penso che dovrei far scolpire una statua di marmo da far contemplare agli ospiti, con le fattezze di Superman ma con la mia faccia, dò di matto. Mi viene la depressione se penso al menu tricolore: mozzarella pomodoro e olive; tris di pasta al formaggio, al pesto e alla pommarola; gelato pistacchio, fragola e vaniglia. E non dico settemila in una busta, ma almeno una settantina di euro per ogni invitato glieli vorremo pur dare, no? E si fa presto a fare delle cifre. E gli invitati, quanto saranno contenti di mettere il tubino verde o rosso e il tacco quindici per settanta euro? E soprattutto: la parte di Lele e di Emilio, a chi la faccio fare? Anche per il bunga-bunga bisognerebbe esserci tagliati, e io, anche lì, non lo sono.
E ancora una volta mi trovo ad anelare al letargo che non posso permettermi, alla fuga che non posso fare, ai sogni che non posso mantenere, alle speranze che non posso più accarezzare.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Dai, non tutto il male viene per nuocere: ora, alla sera, per toglierti lo smalto fuchsia dalle unghie basta che ci aliti sopra. Un abbraccio.

Principe Kamar ha detto...

Mi ha detto lo specchio delle mie brame che il tuo chetone è frutto della tua cattiva coscienza, del reprimere i tuoi sogni, i tuoi desideri più reconditi, il tuo bisogno di dare e ricevere affetto; e si sa che lo specchio non mente mai. ;o)
Due ceffoni però te li darei volentieri perché sabotare la propria felicità è da scemi, ma spero che sia colpa della malattia.
Guarisci presto! =)
Ti abbraccio fortissimo.

Pussyriot Beaverhausen ha detto...

"Un'armoniosa ridefinizione di me stesso": mi sa che è la definizione giusta, difficilissima.

Un bacio e se non è bunga-bunga, che almeno sia waka-waka.

Marco Boccaccio ha detto...

ohé, i cattivi pensieri su te stesso proseguono imperterriti.
datti sempre un'altra possibilità, invece.
e, come dice anche vorreispiegarviecc, ci sono anche i suoi lati positivi.
in fondo.
;-)

SkraM ha detto...

Gan con l'acetone?
o mamma ma allora e' vero che sei prorpio come un bambino! :)
ok un bambino un po cresciuto ma sempre un bambino ehehe

battute a parte spero che ti passi presto :)

cmq non sono daccordo sul fatto che un bel fidanzato non ti giovi alla salute! qui si getterebbero a mucchi ai tuoi piedi secondo me ;)

Edgar ha detto...

meno male che c'è Wikipedia perché io l'acetone non avevo minimamente idea che fosse una malattia. però ho letto che si cura con fiumi e fiumi di zucchero e di coccole: quale alito... ahem, quale alibi migliore per contattare qualcuno tra i tanti che ti fanno il filo e tuffarti con questi in un mondo di relax e di dolcezza...!?
non ti sto prendendo in giro, giuro. baci

luce ha detto...

Ioil mio piccolo, che guarda caso è del tuo segno e spesso ha ancora l'acetone, lo curo con la Cocacola perchè gli ga espellere quel gas terribile che fa male al corpo; prova anche tu, garantito che funziona, parola di mamma.
Per il resto,e cioè l'amore, non ti fermare,non chiudere la porta, non spegnere le luci, perchè a volte fa giri immensi ( oddio l'ho detto alla Venditti, perdonami) ma poi ti trova , solo se vuoi farti trovare...
Bunga Bunga? A me viene in mente quella barzelletta in cui il bunga bunga era sinonimo di letame in un villaggio africano, ma mi sa che questo stanno facendo diventare tutto, in Italia.
Un affettuosissimo abbraccio

Rosa ha detto...

l'amore che non osa pronunciare il suo nome


E deciditi a dirlo 'sto nome, no?!?!?

A parte gli scherzi... Ti mando un bacio grandissimo :*