lunedì 10 maggio 2010

Vino gay


Il primo fu "Gayardo", nell'ormai lontano 2002. Era un Nebbiolo d'Alba robusto, profondo e sensuale. Sull'etichetta, "rigorosamente verde, colore gay per eccellenza, un abstract dei testi di Massimo Consoli, fra i piu' conosciuti esponenti della comunita' omosessuale italiana, dedicati all'intellettuale tedesco dell'Ottocento Karl Heinrich Ulrichs, autore di numerosi libri di argomento omosessuale e del primo programma di un'associazione gay." L'idea fu dell'editore Roberto Massari, che da qualche tempo aveva lanciato i " vini da leggere": partite selezionate e sceltissime dei migliori crus italiani, abbinate ai testi di grandi protagonisti della letteratura e della cultura. Prima del "Gayardo", ad esempio, ci fu un "Barricadero Blanco" e uno "Sbattezzo di-vino" dedicati rispettivamente all'opera di Ernesto Che Guevara e di Giordano Bruno. L'iniziativa, romantica, colta ed un po' snob, non aveva finalità nè dimensioni commerciali, e rimase confinata nel campo del pionierismo coraggioso e illuminato.
Non credo ne fosse al corrente Kim Crawford, un neozelandese che cominciò la sua avventura di produttore vinicolo nel 1996, in un piccolo cottage nei pressi di Auckland: praticamente da zero, non fosse stato per una grande capacità imprenditoriale e, soprattutto, per una straordinaria genialità nel marketing. Ai suoi vini, di eccellente ma prevedibile qualità, seppe aggiungere ed infondere un notevole plusvalore fatto di glamour e di fascino. Anche grazie a parties promozionali molto trendy, che giocoforza lo portarono in contatto con la scena dorata di una delle più grandi capitali gay del mondo: Sidney. E probabilmente trasecolò quando venne a sapere che i gay della città spendevano, all'epoca, qualcosa come 4,5 milioni di dollari al mese negli acquisti di vino. Ci pensò un attimo, fece due conti e le sue pupille presero la forma di due $ , girando vorticosamente ed emettendo il suono di un registratore di cassa. Fu così che nel 2003 nacque Pansy! : il primo vino frocio per froci, che ammetteva di esserlo: " ...prodotto per i nostri amici della comunità gay come ringraziamento per il supporto dato alla nostra azienda. E' un vino fresco, divertente e delizioso!" E, bisogna aggiungere, ad alto tasso di favolosità: rosato, manco a dirlo, con un packaging di un fuchsia sfacciato, aroma e sapore "easy", di fragole birichine e di allusivi Calippo.
Fu un successo strepitoso, che ancora continua.

(Segue)

5 commenti:

  1. Ma dai, pure il vino gay? Buono il vino si, ma sfruttare la intimità sentimentale per vendere non è nelle mie corde, sarebbe come dire inventare un vino per le donne sadomaso ( magari rosso , forte, con un bouquet intenso e speziato) oppure un vinello per gli impotenti ( bianco, corposo,più alcoolico per disinibire) o , che so, un vino per i bisessuali ( rosato, fruttato e molto profumato); per intenderci io se il vino è buono lo comprerei aprescindere a ci sia dedicato.
    Certo che per fare soldi se le inventano tutte! :-)
    Interessantissimo però il post e sono curiosa di leggere il resto,tanto è avvincente e gradevole leggerti.
    Un caro saluto.

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  2. Questa poi!
    Ma posso berlo anche io il vino gay?!

    L'idea delle letture associate al vino invece è interessante :)

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  3. ecco, così la mia nota curiosità verso la nuova zelanda si accresce dimolto.
    chissà com'è quel vino.
    che il crawford, almeno in foto, parebbe non male...
    http://www.kimcrawfordwines.co.nz/_img/foundersKim.jpg

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  4. Io pensavo che il verde fosse il colore della padania...

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  5. Io ho letto solo Calippo...

    Tesoro ma è oggi il compleanno di Potino bellissimo?

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