"Entrano, ansimano muti:
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.
Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta
sotto la lampada spenta."
E' vero, la festa di Halloween è stata importata ed introdotta di recente con intenti smaccatamente commerciali, come del resto quelle di San Valentino, della Mamma, del Papà. E' altrettanto vero che la cosa ha comportato l'adozione di segni, di simboli e di comportamenti del tutto estranei alla nostra cultura; ma è successa la stessa cosa con Babbo Natale, il cui definitivo dominio nel Natale degli italiani non risale a molto prima di un quarto di secolo fa. Per questo mi sembra tutt'ora eccessivo il "o tempora o mores!" che puntualmente sento sollevarsi in prossimità della ricorrenza; e mi fanno sorridere i miei coetanei che dicono : "Ai nostri tempi i Defunti si celebravano e si ricordavano con la preghiera ed il silenzio, mica con le mascherate ed il chiasso!" . A farmi questi discorsi sono i miei coetanei di città: perché quelli come me nati e cresciuti in campagna non potrebbero. Si ricordano infatti benissimo che ogni angolo d'Italia aveva ( e spesso ha ancora) i suoi riti pagani per celebrare la notte dei morti.
Quelli che si usavano da me, ed in parte si usano ancora, da bambino mi sembravano cose esclusive e magiche della mia terra: imparai più tardi che sia pure con molte varianti erano diffusi in tutta la Penisola. Il nostro Halloween si svolgeva il giorno seguente a quello contemporaneo, cioè nella notte fra il primo ed il 2 Novembre. In esso i morti ricevevano dal buon Dio il permesso di tornare sulla Terra a visitare i luoghi dove erano vissuti, e non visti, anche le persone care che vi avevano lasciato. Li si aspettava vegliando: dopo aver recitato qualche posta di rosario si stava allegri mangiando castagne prima bollite e poi arrostite, accompagnate da vino dolce, e ci si divertiva a sentir raccontare terribili storie di spiriti e di mostri, o ad ascoltare le nonne e le bisnonne a recitare in gran segreto preghiere e giaculatorie antichissime che il parroco vietava tassativamente giudicandole blasfeme.
Prima di andare a dormire si apparecchiava la tavola, e ci si posava una gran marmitta di zuppa di ceci e costine e code di maiale, pane bianco e vino a volontà. Si lasciava la finestra socchiusa in modo che i morti, arrivati dal lungo viaggio, potessero entrare e rifocillarsi. L'indomani la mamma faceva alzare presto tutti quanti, e cambiava le lenzuola e rifaceva i letti: i morti, che erano stati svegli tutta la notte, dovevano poter schiacciare un sonnellino prima di affrontare la strada del ritorno. A pranzo si mangiava la zuppa di ceci, che in altre parti d'Italia diventano fagioli o fave, ma che in ogni caso rappresentano l'eterno rinnovarsi dell'esistenza ed il suo perpetuo cambiare di essenza. All'imbrunire succedeva una cosa straordinaria: le vecchie della borgata si riunivano, e passavano casa per casa a "chiedere i morti". Inquietanti nel crepuscolo come vere streghe, battevano alla porta delle cascine: non entravano, ma sulla soglia recitavano quelle strane preghiere in lingua antica e dimenticata, piene di visioni apocalittiche e di salvifiche profusioni di sangue divino.
Ricordo ad esempio una strofa che diceva: "...vederej el mar/che n'aonderà/e tuto l'aigo serà sangue" : vedrete il mare che ci sommergerà, e tutta l'acqua sarà sangue.
Ma tutto questo aveva funzione scaramantica ed apotropaica, perchè la famiglia così visitata ricompensava le vecchie con noci, frutta secca o confetture.
Quella tradizione si estinse pochi anni dopo la mia nascita, un po' per la crescente ostilità dei parroci, un po' per i veti di figlie e nuore che all'epoca "si vergognavano" nel vedere madri e suocere questuanti, e che oggi cuciono i costumi da vampiro ai nipotini e li spingono in giro a chiedere "Dolcetto o scherzetto".
Ma ora smetto: ho sentito un rumore, fuori, come di passi leggeri e lenti, strascicati e affaticati.
Un altro rumore leggero, come se qualcuno si stia divertendo a grattare il vetro della finestra con unghie insolitamente lunghe...lunghissime.
Ora vado a vedere cos'è poi torno