Stasera è arrivata, strisciando, la prima nebbia della stagione. Troppo sole di giorno, troppo caldo, troppa luce: e al primo intirizzirsi del crepuscolo ha cominciato a formarsi. Ora palpita pigramente nella vallata, indecisa se alzarsi verso la luna o rimanere strisciante ai piedi della collina. Non ho capito se è una minaccia o una carezza: so solo che anch'io mi sono sentito rabbrividire di colpo. E mi è venuta, improvvisa, una gran voglia di te. Di te che sei il mio passato, o il mio presente, o il mio futuro. Di te con cui ho scambiato i baci più dolci, o gli abbracci più teneri, o i sogni più irrealizzabili. Di te con cui mi sono riempito gli occhi, o il cuore, o l'anima. Di te che sei stato un po' della mia vita, o che lo sei, o che lo sarai. Di te che sei tanti volti, di te che sei un volto solo. Di te a cui ho detto troppo poco, o di te a cui ho detto troppo. E anche stasera non sarai qui. E io adesso ho come un brivido di freddo e di stanchezza. E domani avrò un giorno di più, e un altro po' di solitudine.
Diavolo rosso, dimentica la strada!
Vieni qui con noi a bere un'aranciata:
controluce tutto il tempo se ne va
No, niente aranciata. La solitudine va stemperata con il té; ed essendo costretto a stemperarla spesso, mi sono elaborato un mio personalissimo Cha-no-yu, convinto che
"colui che prepara e beve il tè in contemplazione si avvicina ad uno stadio di sublime serenità."
No, niente ceramiche raku, niente tokonoma, niente kakemono: solo le quattro regole fondamentali fissate da Sen No Rikyu: Armonia, Rispetto, Purezza e Tranquillità. Il tè lo scelgo nero e forte: un Darjeeling dall'aroma muschiato, o un Assam più deciso e pungente. Lo preparo secondo i precetti di Lu Yu, con una lunga infusione che estraendo al massimo i tannini neutralizza l'effetto eccitante, e dà alla bevanda una ruvidezza virilmente affettuosa. Sempre e soltanto di notte, quando le cose, i ricordi e i desideri riacquistano la loro dignità. Medito un po', ma non tanto. La miglior meditazione, in quei momenti, è concentrarmi sui gesti, sulle sensazioni primarie ed intense pur nella loro modestia. E ogni assenza si fa tollerabile, ogni "tu" diventa "io e te". Io ed il tè.
Diavolo rosso, dimentica la strada!
Vieni qui con noi a bere un'aranciata:
controluce tutto il tempo se ne va
No, niente aranciata. La solitudine va stemperata con il té; ed essendo costretto a stemperarla spesso, mi sono elaborato un mio personalissimo Cha-no-yu, convinto che
"colui che prepara e beve il tè in contemplazione si avvicina ad uno stadio di sublime serenità."
No, niente ceramiche raku, niente tokonoma, niente kakemono: solo le quattro regole fondamentali fissate da Sen No Rikyu: Armonia, Rispetto, Purezza e Tranquillità. Il tè lo scelgo nero e forte: un Darjeeling dall'aroma muschiato, o un Assam più deciso e pungente. Lo preparo secondo i precetti di Lu Yu, con una lunga infusione che estraendo al massimo i tannini neutralizza l'effetto eccitante, e dà alla bevanda una ruvidezza virilmente affettuosa. Sempre e soltanto di notte, quando le cose, i ricordi e i desideri riacquistano la loro dignità. Medito un po', ma non tanto. La miglior meditazione, in quei momenti, è concentrarmi sui gesti, sulle sensazioni primarie ed intense pur nella loro modestia. E ogni assenza si fa tollerabile, ogni "tu" diventa "io e te". Io ed il tè.
che bello questo tuo tè, che un po' consola e un po' surroga. la solitudine è difficile da mandare via anche in mezzo alla gente; in mezzo alla nebbia non so, qui è evento raro che fa fare oh. ma il tuo tu, il tuo te senz'accento, sembra essere ovunque e in nessun luogo, nella memoria e nella speranza. fa' invece che sia lì con te, nel tuo presente. mai tutto è perduto.
RispondiEliminaLeggere post così di prima mattina, prima di iniziare una giornata lavorativa che dalle premesse si preannuncia discretamente di m.... riconcilia con l'esistenza (e con il genere umano...)
RispondiEliminascusa ero io prima
RispondiEliminaLVM
Sei unico Gan!ti mando un abbraccione fortissimo!!!
RispondiEliminaMi piacerebbe fossimo vicini di casa, quasi dirimpettai.
RispondiEliminaPotrei scorgere così, dalla finestra, nel buio della notte la fiammella azzurra del fornello e il bagliore argenteo del bricco che prepari per il tè.
Silenziosa sgattaiolerei in casa dalla porticina che solo io conosco e staremmo vicini, in silenzio, a mescere té e solitudini.
@ marcoboh: il tè con l'accento serve proprio a questo: a riunirmi con i mie tanti te senza accento. Anche se per pochi momenti, va bene lo stesso.
RispondiElimina@ LVM: se basta un post così, allora non devi averci litigato molto, col genere umano! :-)
@ Josh: si, quando han visto come son venuto han subito rotto lo stampo! Un abbraccione anche a te!
@ Rosa: tu sei matta! Se fossimo dirimpettai, e se tu sgattaiolassi, altro che silenzio: ciacoleremmo come due comari fino al mattino!
Voglio confidarti un segreto, però: quando la mia piccola cerimonia riesce bene, allora arrivano gli angeli burloni, e si ciacola davvero fino a tardi. Ma non dirlo in giro che sennò mi rinchiudono! La gente non ci crede più, agli angeli.
Mi specchio nel tuo scritto: anch'io adoro il darjeeling e una tazza di te ha il potere di riconciliarmi con me stessa e con il mondo. La mia meditazione? Una tazza di té e il mio mac. Non c'è modo migliore per riflettere, ricordare ed essere in armonia.
RispondiEliminaSei una bella persona Gan.
RispondiEliminaTraspare molto dal modo in cui scrivi e come tocchi l'animo delle persone descrivendo semplicemente quel che senti.
Anche qui e' giunta la nebbia/foschia e questa mattina guardandola attraverso i vetri della mia finestra per un attimo mi son sentito anchio smarrito e triste.
Come dice Rosa sarebbe bello averti come vicino e condividere quegli attimi di silenzio in cui non servono parole ma semplicemente aver qualcuno accanto, amico o amante che sia.
Eh si, non legge Puskin ma è un bel tipo questo qua.
RispondiEliminaOddio, mi sa che c'è qualcosa da capire. Mmm non fa per me allora...
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