Ambiente anonimo reso più banale dal prevedibile arredamento minimal-chic. Ai tavoli solo coppiette: perlopiù composte da trentenni smaniosi di far colpo sulla fidanzata, o da quarantenni in crisi matrimoniale con l'amante al seguito sempre troppo giovane, troppo vistosa, troppo scollacciata e troppo straniera per non dare nell'occhio. Il fatto che per la sala si muovessero i due camerieri più brutti, infagottati, sgraziati e scorbutici mai visti nella mia lunga carriera di frequentatore di ristoranti mi ha indispettito anzichenò, ed ha scatenato la iena che vive dentro di me. La cucina, bah, ha sciorinato tutto lo stupidario ed i birignao della ristorazione trendy e modaiola, imparaticcia e scopiazzata ad uso e consumo degli arricchiti di provincia. Strizzatine d'occhio al finger-food, al minimalismo nippo-catalano, al verdurinismo decorativo che ha sostituito il rucolismo di un decennio fa, al maldigerito ikebanismo degli assemblaggi e delle presentazioni. Nei piatti, alla fin fine, nulla di che: molto "voglio ma non posso" , molta apparenza ma sostanza di irritante ordinarietà. Bottiglie griffatissime che colpiscono più per il prezzo in carta che per il contenuto. Tant'è: visto che non pagavo io, e che la compagnia era piacevole, non sono stato più feroce del lecito. Però si sappia che la tanto strombazzata leggerezza della cucina dei ristoranti fighetti è una grossa bufala: il mio sonno solitamente regolarissimo è stato funestato da sudori, smanie, sete, frequenti risvegli alternati a sogni inquietanti. Cinque vecchie carampane vestite, pettinate e truccate come la Wanna Marchi dei tempi d'oro disquisivano con me, in maniera aggressiva, sulle migliori modalità per utilizzare una monumentale, enorme testa di porco. A turno ognuna delle arpie si esibiva in procedure inusitate e sgradevoli. Ad esempio una di loro appoggiò un aggeggio simile ad un tritacarne sulla parte occipitale del cranio: girando la manovella , una sorta di trivella artigliata perforava l'osso con rumore sgradevole, e ne estraeva la materia cerebrale biancastra e densa, che la virago, tra gli sghignazzi, mescolava a prezzemolo tritato, spalmava su crostini e distribuiva in giro con mio sommo disgusto. Cercavo di vincere il disagio e l'imbarazzo chattando furiosamente con il mio fidanzato, e scrivendogli lunghe e-mail da un pc posto sullo stesso tavolo dove troneggiava la testa di maiale. Del mio fidanzato onirico non ricordo il nome, so solo che iniziava per S., in quanto così siglava i suoi messaggi. Non era nessuno di coloro che ho amato, era piuttosto la risultante di tutti. Curiosamente ricordo gran parte delle cose che ho scritto, ma nessuna delle sue risposte.
domenica 31 agosto 2008
...i got love in my tummy!
Ambiente anonimo reso più banale dal prevedibile arredamento minimal-chic. Ai tavoli solo coppiette: perlopiù composte da trentenni smaniosi di far colpo sulla fidanzata, o da quarantenni in crisi matrimoniale con l'amante al seguito sempre troppo giovane, troppo vistosa, troppo scollacciata e troppo straniera per non dare nell'occhio. Il fatto che per la sala si muovessero i due camerieri più brutti, infagottati, sgraziati e scorbutici mai visti nella mia lunga carriera di frequentatore di ristoranti mi ha indispettito anzichenò, ed ha scatenato la iena che vive dentro di me. La cucina, bah, ha sciorinato tutto lo stupidario ed i birignao della ristorazione trendy e modaiola, imparaticcia e scopiazzata ad uso e consumo degli arricchiti di provincia. Strizzatine d'occhio al finger-food, al minimalismo nippo-catalano, al verdurinismo decorativo che ha sostituito il rucolismo di un decennio fa, al maldigerito ikebanismo degli assemblaggi e delle presentazioni. Nei piatti, alla fin fine, nulla di che: molto "voglio ma non posso" , molta apparenza ma sostanza di irritante ordinarietà. Bottiglie griffatissime che colpiscono più per il prezzo in carta che per il contenuto. Tant'è: visto che non pagavo io, e che la compagnia era piacevole, non sono stato più feroce del lecito. Però si sappia che la tanto strombazzata leggerezza della cucina dei ristoranti fighetti è una grossa bufala: il mio sonno solitamente regolarissimo è stato funestato da sudori, smanie, sete, frequenti risvegli alternati a sogni inquietanti. Cinque vecchie carampane vestite, pettinate e truccate come la Wanna Marchi dei tempi d'oro disquisivano con me, in maniera aggressiva, sulle migliori modalità per utilizzare una monumentale, enorme testa di porco. A turno ognuna delle arpie si esibiva in procedure inusitate e sgradevoli. Ad esempio una di loro appoggiò un aggeggio simile ad un tritacarne sulla parte occipitale del cranio: girando la manovella , una sorta di trivella artigliata perforava l'osso con rumore sgradevole, e ne estraeva la materia cerebrale biancastra e densa, che la virago, tra gli sghignazzi, mescolava a prezzemolo tritato, spalmava su crostini e distribuiva in giro con mio sommo disgusto. Cercavo di vincere il disagio e l'imbarazzo chattando furiosamente con il mio fidanzato, e scrivendogli lunghe e-mail da un pc posto sullo stesso tavolo dove troneggiava la testa di maiale. Del mio fidanzato onirico non ricordo il nome, so solo che iniziava per S., in quanto così siglava i suoi messaggi. Non era nessuno di coloro che ho amato, era piuttosto la risultante di tutti. Curiosamente ricordo gran parte delle cose che ho scritto, ma nessuna delle sue risposte.
sabato 30 agosto 2008
Lux in tenebris
che il loro Sinodo annuale, dopo anni di aperture sempre più convinte, ha decretato all'unanimità la piena e totale accettazione delle persone omosessuali all'interno della loro Chiesa, ed il convinto ripudio di ogni forma di omofobia. Spero che l'amico Lovestoned ci racconti qualcosa di più in proprosito. Credo non passeranno molti anni prima che questa illustre confessione cristiana decida di celebrare nozze fra persone dello stesso sesso.
Entartete "kunst"
“Credo che l’opera esposta al Museion di Bolzano non solo ferisca il sentimento religioso di tante persone che nella croce vedono il simbolo dell’amore di Dio ma che offenda il buon senso e la sensibilità anche di chi non si riconosce in quel simbolo.
Ferma restando la libertà creativa di ogni artista, sarei felice se le istituzioni pubbliche o comunque le istituzione finanziate dal pubblico non esaltassero soltanto l’arte della dissacrazione, dell’inutile provocazione e del non senso, perché l’arte è anche ricerca del significato e della bellezza."
Italia, 2008
"Chiunque ad esempio volesse giustificare i disegni o le sculture dei nostri dadaisti, cubisti, futuristi o di quei malati espressionisti, sostenendo lo stile primitivista, non capisce che il compito dell’arte non è quello di richiamare segni di degenerazione, ma quello di trasmettere benessere e bellezza.
l’arte deve proclamare imponenza e bellezza e quindi rappresentare purezza e benessere. Se questa è tale, allora nessuna valutazione è per essa troppo grande. E se essa tale non è, allora è peccato sprecarvi un solo marco. Perché allora essa non è un elemento di benessere, e quindi del progetto del futuro, ma un segno di degenerazione e decadenza. "
Germania, 1935
venerdì 29 agosto 2008
la gaia vendemmia
Mmmmh ormai è tardi, ma quasi quasi per l'anno prossimo ci faccio un pensierino. Vi terrò informati, nel caso.
Lezione
Sul piano politico l'ho sempre visto come un relitto della vecchia D.C. bizantineggiante ed intrigante: tuttavia ho solidarizzato con lui durante il suo ultimo mandato, vedendo crescere giorno per giorno l'infame ma organizzatissima gogna mediatica che in pochissimo tempo persuase gli italiani trattarsi del "peggior presidente del peggior governo nella storia repubblicana". E ancora oggi provo un fremito di sdegno quando al bar, o dal panettiere, o alle Poste, in ogni capannello sento dire invariabilmente : "Prodi ha rovinato l'Italia, questi di adesso non possono fare peggio". Ma oggi ha saputo infliggere una memorabile lezione, a "questi di adesso", respingendo al mittente la solidarietà pelosa ed ipocrita di chi ha pensato di coinvolgerlo in una bella chiamata di correo per i propri porci comodi e e le proprie discutibili finalità. Una lezione che merita il mio applauso entusiasta e riconoscente. Ricordo Berlusconi in Luglio, schiumante di rabbia , verde di bile e con la bava alla bocca intento a difendersi come un toro impazzito dal rischio di veder pubblicate le intercettazioni che lo riguardavano; e mi piacerebbe lo si confrontasse con er Mortazza che dice: "Pubblicate pure le mie, non ho nulla da nascondere, io".
giovedì 28 agosto 2008
Passa parola
Riporto testualmente da Malvino e condivido:
Al centro di Bolzano c’è un museo d’arte moderna che, tra le altre opere esposte, ospita La Rana Crocifissa di Martin Kippenberger. A detta di Sua Santità, che si disturba personalmente per scriverlo al presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, l’opera “ferisce il senso religioso di tante persone che nella croce vedono il simbolo dell’amore di Dio e della nostra salvezza, che merita riconoscimento e devozione religiosa”.
Vi ricordate la polemica sollevata da alcuni musulmani che dichiaravano d’essere feriti dalla blasfema raffigurazione di Maometto in un affresco della Basilica di San Petronio a Bologna? L’affresco è sempre lì e, se un musulmano non vuol sentirsi ferito, basta che se ne stia lontano o giri il capo altrove. A me pare la soluzione migliore, e penso che potrebbe essere valida anche per chi non apprezzi l’opera di Martin Kippenberger.
Ma qui – col Papa che scrive ad un Governatore perché faccia rimuovere dalle sale di un museo un’opera che non è di suo gradimento – siamo ben lontani dall’illuderci che possa essere trovata una soluzione buona per chi voglia gustarsi La Rana Crocifissa e per chi non lo voglia: siamo dinanzi al capo di una confessione religiosa che intende misurare la propria forza in un ambito che è civile (che perciò dovrebbe essere, per eccellenza, a-confessionale) perché sia impedito a tutti di vedere quell’opera d’arte che lo disturba, anche a chi potrebbe non sentirsene affatto ferito, anche a chi potrebbe trarne personale godimento.
Non c’è da farsi illusione sul come andrà a finire la faccenda, giacché siamo un paese di merda (anche e soprattutto per il ruolo che la Chiesa di Roma – che qui ci offre un bell’esempio a riguardo – ha avuto negli ambiti che non le sarebbero mai dovuti competere): la direttrice del museo, che ha fin qui opposto un coraggioso rifiuto alle già avanzate richieste censorie, sarà costretta a dimettersi e La Rana Crocifissa sarà rimossa.
Io, dal minuscolo spazio di questo blog, lancio una proposta che è rivolta a tutti i blogger che ritengano vergognosa questa storia: un post che riproduca l’opera di Martin Kippenberger, anche senza commento. Personalmente, non la ritengo un capolavoro, anzi, mi pare anche bruttina, ma essa assume il valore di un simbolo, quella della libertà di espressione (in questo caso artistica) aggredita dalla millenaria arroganza di chi pretende di poter decidere per tutti, oltre che per il suo gregge di bestie ottuse e belanti, cosa debba o non debba poter essere visto, letto, sentito.
Se solo per un giorno o due La Rana Crocifissa girasse in internet, sarebbe un segno – piccolo, senza dubbio – ma un segno.
Bandiere
"... perché mai intitolare una strada ad un uomoIo credo che la risposta sia nelle parole del Sindaco, che mi hanno veramente commosso e stupito, abituato come sono ai vuoti e pelosi cordoglifici delle pubbliche amministrazioni. Credo che la risposta sia nel quieto orgoglio manifestato per le qualità umane di Domenico, qualità espresse anche nel suo essere serenamente, positivamente, costruttivamente gay; qualità sentite come "pubbliche", e recepite come nobilitanti per l'intera comunità al punto da essere ritenute degne non solo di encomio, ma anche di duratura memoria. Ragazzi, parliamo di un paese di 7.000 abitanti nella Sicilia profonda, dipinto da qualche giornalista alla stregua di un limbo di arretratezza sociale e culturale, e invece in grado di impartire una memorabile lezione di civiltà. Per Isola delle Femmine Domenico non è solo la vittima di un disastro aereo che ha portato una improvvisa e breve ventata di notorietà: è un figlio amato, di cui si tiene la fotografia incorniciata sul comodino; è un amico stimato e benvoluto, di cui si conserva sorridendo la memoria, e la si corrobora con piacere. Forse intitolargli una strada è eccessivo e un po' sterile; ma ritengo bellissimo dedicargli un premio culturale, o un centro studi, o una borsa di studio a favore di chi si impegna a favore delle famiglie GLBT, o contro l'omofobia.
che è morto in un
incidente aereo? (...) e tutti gli altri saranno ricordati
nei rispettivi paesi con lapidi, stele o archi trionfali?
E allora tutti quelli che muoiono
sulle strade durante gli esodi
ferragostani o nei weekend??? E le famiglie morte
carbonizzata sulla A4 non più tardi di qualche
settimana fa??
Anche loro avrebbero diritto, seguendo questa
logica, ad almeno una piazza: ed invece non sappiamo
nemmeno i loro nomi, anche se morti nello stesso modo...
arsi vivi".
Domenico Riso non è una bandiera: è l' affetto collettivo, semplice e buono, di una comunità; è una soave lezione di vita che non si può ignorare nè travisare. Sotto questi aspetti ritengo sia giusto conservarne la memoria.
martedì 26 agosto 2008
Ciao Domenico.
Ringrazio Byb per la provvidenziale segnalazione, con tanto di links, di alcune delle cose migliori apparse in questi giorni nel web.
La tristezza e la rabbia provocate dalla vicenda si sono stemperate stasera leggendo le dichiarazioni del sindaco di Isola delle Femmine, il comune siciliano di cui Domenico era originario.
Palermo, 26 ago. - (Adnkronos) -
Il Comune di Isola delle Femmine, la cittadina che ha dato i natali all'assistente di volo, pensa gia' ad un modo per onorare la memoria del proprio "illustre concittadino". "Non dimenticheremo mai Domenico -dice il sindaco Gaspare Portobello-. Era una persona eccezionale e un vanto per la nostra comunita'. Ogni volta che ritornava da Parigi ci affascinava con i suoi racconti di viaggio". "Valutero' -spiega- con il Consiglio comunale quale sia il modo migliore per onorarne il ricordo. Penso all'intitolazione di una strada o ad un premio culturale, anche perche' era una persona molto colta". (...) . Sulla vita privata di Domenico Riso e sulla sua omosessualita' il primo cittadino puntualizza: "Sapevamo tutti che era gay, ma questo non cambiava la nostra stima nei suoi confronti. Siamo molto dispiaciuti per l'immagine che alcuni giornali hanno dato di Isola delle Femmine, come di un paese chiuso e retrogrado. La realta' -conclude Gaspare Portobello- e' che la vita privata di chiunque merita rispetto e lo merita ancor di piu' in una situazione tragica come questa".
Dunque non c'è stato l'outing indiscreto che ha fatto inorridire Merlo ed i suoi corifei. Dunque ad essere nel torto erano gli ipocriti che in nome della "riservatezza" e della privacy si sono stracciati le vesti in questi giorni. Sono d'accordo col sindaco siciliano: la vita privata di chiunque merita rispetto; quel rispetto che Merlo ed i suoi sostenitori hanno clamorosamente calpestato.
A life in a day
Poi l' affannoso remare nel pèlago delle mie inquietudini ha trovato un approdo temporaneo ma sicuro grazie al Baronetto, che puntualmente mi ha regalato i dolcissimi ed attesi sorrisi dell'anima. Di ciò che penso in merito a questo meraviglioso ragazzo non dico niente, per non imbarazzarlo: ma anche lui mi ha dato felicità.
venerdì 22 agosto 2008
Io vi saluto e vado in Abissinia
Si formano le schiere e i battaglion
e van marciando verso la stazion,
hanno lasciato il loro paesello
cantando al vento un gaio ritornello.
Il treno parte: ad ogni finestrin
ripete allegramente il soldatin.
Io ti saluto: vado in Abissinia
cara Virginia, ma tornerò.
Così vedrò LUI, ed il fatto di non sapere se vederlo mi farà bene o male mi è del tutto ininfluente: ne ho bisogno, punto.
Poi al ritorno passerò a salutare LUI,
perché un suo sorriso basterà a farmi far pace con il mondo. Vabbè, almeno per qualche ora.
Intanto fate i bravi: torno prima di quanto possiate immaginare, marmaglia!
giovedì 21 agosto 2008
De venustate I
Sinceramente sono troppo occupato a capire come mai provo improvvisa ed ululante invidia per una borsa del ghiaccio, e dubito di poter formulare una risposta sensata. Potrei cavarmela con il solito, sbrigativo e ritrito "de gustibus..." e tornare ad immaginarmi cubetto d'acqua congelata.
Ma la postulazione di RGS è riuscita a convincermi che la bellezza è un valore assoluto, un valore a prescindere prima ancora di manifestarsi in mille epifanie , ognuna di esse pronta a titillare mille forme del desiderio e del pensiero. Così accanto al sublime pelatone che sa di sudore , di carne, di terra , di materia viva e di sangue pulsante ci vuole anche l'altrettanto sublime, idealizzatissimo kouros iperuranico che è puro concetto, astrazione, segno grafico, o come avrebbero detto gli eruditi di un tempo ieroglifico della voluttà.
Sono stato spiegato? No, non credo.
Famme fà 'na granita, và!
martedì 19 agosto 2008
A gentile richiesta
e al momento, nonostante i turbamenti provocatimi dai turbinii muscolari dei Signori degli Anelli, non lo tradirei con chicchesia: men che meno con questi pelati energumeni. Ma l'accendersi delle fiamme amorose mi intenerisce sempre, e il cor mi molce al punto da sentirmi in dovere di spezzare un'arancia ( citazione rubata ad una raffinata gentildonna subalpina, ancorché d'importazione) a favore di RGS. E dunque all'ignoto pelatone uso a sollazzarsi sulla bagnarola dico di valutare attentamente le proposte matrimoniali che presto gli arriveranno da Torino accompagnate da fascine di Baccarat: il gentiluomo in questione, oltre che di piacevolissimo aspetto, è anche di onestissimi costumi, di magnifica residenza, di acclarate virtù culinarie, di vasta e solidissima cultura. Pelatò, nun te lo fà scappà!
domenica 17 agosto 2008
Altri auguri
Anche Lui compie gli anni, proprio oggi. Si chiama Canarino Mannaro per via del suo sconfinato amore per Mina; io però l'ho sempre visto come l'immortale Joe Falchetto. Nutro per lui l'affetto, la tenerezza e l'ammirazione che si riservano ai fratelli minori. Ci siamo fatti compagnia per tanto tempo: lui sa sempre stringere i denti, sorridere alla vita, e non smette mai di entusiasmarsi volando sul suo Sopwith Camel. Auguri Luigi, non farmi dire qui cose che potrebbero equipararmi ad una Simona Ventura qualunque.
sabato 16 agosto 2008
Se fosse...
Una città: Cambridge
un animale: gatto
un artista: Aubrey Beardsley
un film: "Maurice"
un romanzo: "La lingua perduta delle gru"
un dolce: panforte di Siena
una pianta: rosmarino
una canzone: "Vecchio frac"
Grosse sorprese
Un'altra sorpresa davvero grossa è quella che ho trovato nell'ottantaseiesimo racconto del Novellino. Siccome contrariamente a ciò di cui tratta è corto corto, posto qui la trascrizione in lingua corrente.
Qui si racconta di uno che ce l'aveva smisurato.
Ci fu un tale che ce l'aveva talmente grosso che non trovava nessuno in grado di contenerlo. Capitò che un giorno andasse con una puttana di una certa età, e poiché costei viveva lussuosamente ed era molto ricca, di sicuro doveva averne visti e provati di ogni misura. Quando furono in camera lui glielo fece vedere, e per la gran contentezza la donna si mise a ridere. "Che ve ne pare?" disse lui.
E la donna: "..."
Ecco, proprio non riesco ad interpretare i punti di sospensione che concludono la storiella. Poiché il Novellino "...tratta d'alquanti fiori di parlare, di belle cortesie e di bei risposi...", escluderei che la puttana navigata sia rimasta ammutolita a contemplare l'abnorme pisellone. Più probabilmente la sua risposta fu talmente invereconda che i trascrittori delle epoche successive pensarono bene di zittirla per sempre.
giovedì 14 agosto 2008
E' lui
oggi ho tentato più volte di inviarti un sms, ma probabilmente i collegamenti telefonici con la Cina lasciano alquanto a desiderare. Così scusami se sono costretto a farti sapere da qui che fra noi è finita.
Ti prego di credermi se ti dico che non c'entrano niente i mediocri risultati delle tue gare, e non c'entra niente la delusione di chi, come me, sperava di vederti sul gradino più alto del podio.
Come sai la nostra relazione era basata unicamente su una forte attrazione fisica, che da un lato l'ha alimentata con il fuoco della passione, dall'altro l'ha resa fragile sottoponendola al rischio di un'attrazione più forte e improvvisa per un altro ragazzo. Ebbene, è successo oggi. Quando ho visto Andrea ho capito che fra te e me è tutto finito. Lo so , lo so : ho sempre giurato che il fisico dei nuotatori è quello che in assoluto preferisco, e che i tracagnotti muscolosi mi dicono poco. Ma mi è bastato guardarlo negli occhi, mi è bastato sentire la sua voce emozionata, mi è bastato vedere la delicatezza con cui afferrava alla vita il suo avversario, per innamorarmi definitivamente di lui.
Caro Filippo, non prendertela: vedrai che non ti sarà difficile sostituirmi. Sappi che con te è stato tutto bellissimo, finché è durata. E mi raccomando, non fare scenate ad Andrea: non solo perché non faresti bella figura agli occhi dei cinesi, non solo perché se venite alle mani non so come l'aggiusti, ma anche e soprattutto perché è esclusivamente colpa mia.
domenica 10 agosto 2008
Manco li cani
Nel Novellino ho trovato un po' di refrigerio, in questi giorni tremendi. Ma era un effetto placebo, ed è svanito presto. Ho provato con Sacchetti, che però non è la stessa cosa; e alla fine mi sono reso conto di non trovarci sugo, nelle sue trecento novelle. Olimpiadi? Naaaaaa, per un motivo o per l'altro salta sempre fuori Filippo Magnini, e mi viene il nervoso. Sono andato a rileggere vecchie cose di Arsenio, il più misterioso, scostante, scontroso, paradossale, adorabile ed amato ( almeno dal sottoscritto) genio della blogsfera. Ha deciso di fuggire il saeculum seguendo le orme del suo santo eponimo, ma spunta fuori quando pensa di aver fatto perdere le proprie tracce, poi sparisce di nuovo e ricompare in altri mondi e in altri tempi come un conte di San Germano più riservato e perciò più affascinante.
Sorprendente, e disperante, l'attualità del passo che riporto.
"La passione d’amore è ingovernabile ed un po’ pazza, a volte stupidamente insensata – per chi la vede da fuori – ma inevitabile.
Poi, però, un giorno finisce e le motivazioni della sua insensatezza giungono a galla e diventano intollerabili.
Ma è un percorso che una persona deve fare autonomamente: innamorarsi e poi lasciarsi, o magari rimanere innamorati per sempre, chissà."
venerdì 8 agosto 2008
Amor mio, compagno mio, perché non mi parli tu?
Lascio dire, e mi rifugio nelle immagini sfolgoranti ed aggraziate del Medio Evo che conosco io, e che mi è familiare come un presente parallelo. Lascio dire, e rileggo per l'ennesima volta questo sorprendente racconto di fine Duecento. Ne dò una versione in lingua corrente, che però risulta insipida rispetto all'originale. Andate a leggerlo, mi raccomando: io lo adoro, e ci trovo la straordinaria contemporaneità di schermaglie amorose attraverso le quali prima o poi passiamo tutti.
Come due nobili cavalieri s'amavano di amore sincero
Due nobili cavalieri erano molto innamorati uno dell'altro. Uno aveva nome messer G. e l'altro messer S. E da molto tempo si amavano. Uno di questi si mise a pensare e dentro di se diceva:
«Il mio messer G. ha un bellissimo cavallo da torneo. Se glielo chiedessi, me lo regalerebbe?»
E ponendosi questa domanda, una parte di lui rispondeva:
«Si, certo che me lo darebbe»; mentre l'altra invece malignava:
«No, non mi ama abbastanza».
E così, tra il si ed il no vinse il partito del no.
Il cavalier S. fu turbato, e cominciò a fare il muso lungo, e a trattar male l'amico, e più ci pensava, più si sentiva tradito da lui. Così smise di parlargli, e addirittura fingeva di non vederlo quando passava. Tutti si stupivano di questo atteggiamento, e lo stesso G. non riusciva ovviamente a capirne la ragione. Stufo di queste mattane, e non riuscendo più a sopportarle, un giorno affrontò decisamente messer S. e gli disse:
«Amor mio, compagno mio, perché non mi parli ? Perché sei diventato così intrattabile al punto da ignorarmi?»
Ed egli rispose:
«Perché ti chiesi il tuo cavallo e tu me lo negasti; bella prova d'amore mi hai dato!».
Al che G. replicò:
«Ma tu sei matto! Non me lo hai mai chiesto, e non ne avresti bisogno perché il cavallo è come se fosse tuo, e anch'io sono tuo: perché ti amo come me stesso».
Allora il cavaliere S. capì il suo errore, chiese scusa all'amato, tornò all'amore e all'affetto sereno di prima, e riconobbe la sua colpa.
mercoledì 6 agosto 2008
I saggi precetti della Scuola Salernitana
martedì 5 agosto 2008
Sono un pezzo di merda!
lunedì 4 agosto 2008
Il mostro e il babi
Ogni volta che mi imbatto in questi rinvenimenti tanto eccezionali quanto sospetti, però, mi viene in mente una storia verissima e curiosamente sconosciuta ai più; anche ai cultori delle scienze fortiane che in teoria avrebbero il dovere di esserne al corrente. E' una storia vera, lo crediate o no: svoltasi alla presenza di migliaia di persone, e diligentemente e minuziosamente raccontata per iscritto da assennati testimoni oculari.
Circa 150 anni fa gli abitanti di Canale, paesone agricolo a metà strada fra Alba e Asti, furono svegliati nel cuore di una notte estiva da un rumore simile ad un'esplosione. Molti lo ritennero il fragore di un tuono, e non ci fecero caso. Alcuni tiratardi, invece, notarono che il botto fu preceduto da una lunga scia luminosa. Spinti dalla curiosità, l'indomani andarono ad ispezionare il luogo , e videro l'incredibile. In un cratere cosparso di rottami giaceva una creatura mostruosa, ancora viva ma quasi immobile. Corsero ad avvisare i compaesani, e ben presto un fiume di persone si riversò sul teatro dell'inesplicabile vicenda. Bisognava farsi largo fra la folla che si accalcava attorno al cratere mandando grida di spavento, di sorpresa o di ribrezzo, ma alla fine la fatica era ripagata dalla visione dell'essere misterioso.
Più grande di un uomo, e molto più robusto, aveva la testa grandissima e rotonda, senza collo, con occhi sferici molto sporgenti , bocca molto larga e senza labbra; la pelle squamosa, gli arti corti e tozzi. Sembrava lacrimare copiosamente, e la pelle stessa sembrava secernere un liquame viscido che colava e stillava sulla terra smossa
Respirava affannosamente, emettendo di tanto in tanto un verso simile ad un sibilo acutissimo, lancinante, che si poteva sentire fin dalle colline vicine. Il popolaccio lo battezzò subito "er babi", che nell'idioma locale significa "il rospo". Naturalmente furono avvertite le Autorità, che non seppero far di meglio se non mandare un contingente di Regi Carabinieri per disciplinare il grande afflusso di curiosi e prevenire disordini. Furono anche interpellati eruditi e naturalisti della zona, i quali non seppero che pesci pigliare per spiegare lo straordinario fenomeno, e finirono per accapigliarsi fra di loro.
L'agonia del babi durò un paio di giorni, costantemente vigilata dalla folla dei curiosi ; e un altro paio di giorni il cadavere fu lasciato nel cratere. La sua putrefazione, accelerata dalla canicola estiva, sprigionava un lezzo ammorbante, ed il sindaco del paese diede ordine di bruciarlo in situ , di cospargere la fossa con abbondante calce viva e di colmarla con pietre e macerie.
La memoria dell'incredibile evento non andò perduta, e ancora oggi fa parte della tradizione orale del paese. I testi scritti, per contro, si limitarono all'asciutta descrizione del fatto.
Più volte ho tentato di ricostruire, sulla loro scorta, la fisionomia dell'essere misterioso: per sdrammatizzare direi che poteva assomigliare alla foto qui sotto, ma credo che più probabilmente sembrasse uscito dalle visioni di Hyeronimus Bosch.
Delusione
domenica 3 agosto 2008
Geniale
Braghettoni
Il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi aveva scelto un importante quadro del Tiepolo , dal titolo "La Verità svelata dal Tempo", come sfondo per la sala stampa di palazzo Chigi. In esso la protagonista eponima della composizione esibiva un bel seno nudo. Apprendo e vedo oggi da Repubblica che il delicato particolare anatomico è stato ricoperto con una specie di imbarazzante reggiseno dipinto in stile tiepolesco. Non si sa chi sia il mandante di un simile sfregio tartufesco e grottesco; si può solo immaginare che interpreti con zelo la morale pubblica delle istituzioni del nostro Paese, appunto tartufesca e grottesca. E di certo il soprannome di "Braghettone" calza a pennello pure a lui.
(Nella foto in alto il dipinto del Tiepolo rimaneggiato; in quella in basso, prima della "cura")
venerdì 1 agosto 2008
Il buono, il brutto e il cattivo
Il buono è scoprire che anche il carissimo Creek , dopo l'altrettanto caro Canarino Mannaro , mi ha conferito il premio "Brillante Blog". Ora, ragazzi, io voglio un sacco di bene a tutti e due, ma se considerate "brillante" questo blog qualche rotella vi manca davvero, sapete? Ma del resto chi sono io per oppormi al vostro insindacabile giudizio? E quindi non mi oppongo affatto, mi tengo ben stretto er brillocco virtuale e vi abbraccio entrambi forte forte , con tanto di lacrimuccia riconoscente. Voi però chiudete gli occhi, ok? Il perché lo trovate scritto sopra.
Il buono è anche scoprire che pur sentendomi brutto la pressione sistolica è 122, quella diastolica 72: cesso si, ma in salute.
Il cattivo è quando le persone di cui hai maggiormente bisogno ti fanno sapere di punto in bianco che per una decina di giorni spariranno, o quasi, onde potersi concentrare totalmente nelle pur meritate vacanze. Fanno bene, ci mancherebbe: se, come si dice, si vuole davvero "staccare la spina", allora bisogna staccarla tutta: da tutte le situazioni, gli impegni e le persone che in qualche modo richiedono fatiche e stress emotivi. Quindi nei prossimi dieci giorni dovrò arrangiarmi da solo. Magari passerò il tempo spolverando e lustrando er brillocco di cui sopra.