venerdì 29 gennaio 2010

Un sacco di Roma



Non cercatemi in questo fine settimana: sarò molto impegnato. Dovrò abbeverare il cavallo alle fontane di piazza San Pietro, e ne approfitterò per portare i finocchini a Benny, hai visto mai che mi inviti a prendere il the con le sue amike e mi faccia vedere la sua collezione di quadri.
Già che sono lì, vedrò di fraternizzare con qualche guardia svizzera, e cercherò di convincerla a farmi provare il suo meraviglioso costume, e a lasciarmi maneggiare l'alabarda. Marcoboh mi sarà degno compare di ribalderie, ed insieme ci strafogheremo di abbacchio, coda alla vaccinara, rigatoni co' la pajata, baccalà alla trasteverina, bucatini all'amatriciana, carciofi alla giudia e puntarelle con le acciughe. Tra un piatto e l'altro ovviamente molesteremo i camerieri, ma prometto: solo quelli aitanti, moraccioni e con gli occhi scuri. Poi andremo in via del Plebiscito a tirare i gavettoni ai vecchietti, ma solo a quelli molto bassi di statura e col parrucchino.
Leggete Dagospia, in questi giorni: sicuramente avrete ulteriori notizie!

giovedì 28 gennaio 2010

Compleanni & anniversari



La vita è una gran pasticciona: affastella gli eventi e gli accadimenti in maniera caotica e confusionaria, e se ne straciccia del buon ordine e della plausibilità . Così càpita, con l'andare degli anni, che il ricordo di momenti dolorosi o tristi vada a coincidere calendariamente con quello di occasioni ben più liete e piacevoli. Non possiamo farci niente: o non consideriamo gli anniversari, e camminiamo dritti ed impettiti dal nostro alfa verso l'omega che ci aspetta, o li celebriamo con puntigliosa meticolosità, cercando in essi il balsamo che ci permette di lenire i ricordi brutti e di riassaporare quelli belli.
Sono uno che agli anniversari ci tiene, ma che ne ha pessima memoria cronologica: così basta niente per farmeli scappare. Così è stato un puro caso il ricordamene uno impeccabilmente bifronte, che non mi vede protagonista ma che in qualche modo mi riguarda. Due anni fa Poto cominciava a scrivere il suo blog, e un anno ed un giorno fa era colpito da un triste lutto famigliare. Dice: "Embè? Saranno un po' affari suoi, no? " Gli è che io quel blog lo scoprii abbastanza per tempo, e mi colpì per la sua leggerezza aggraziata e mai banale, per l'autoironia e per l'arguzia mai sopra le righe. Ai blog che ci piacciono, si sa, ci si affeziona, e prima o poi ci si comincia ad interagire. Sempre un anno fa, a seguito del lutto, appariva questo post da cui ho tratto le foto. Ecco, lo trovai incantevole e angelico: da una parte ne fui commosso, dall'altra capii che chi lo aveva scritto era una persona davvero fuori dal comune ( no, non nel senso del municipio). E la buona Ventura ( no, non la Simo) , che mi ha sempre fatto incontrare soggetti specialissimi ( certi soggettoni!) , anche questa volta non fallò. Si dice che i blog non assomigliano affatto a chi li scrive, essendone una proiezione parziale e spesso distorta. Se è vero, ci sono le dovute eccezioni: e Poto è una di queste. Il pneuma , l'essenza del blog, è la stessa dell'autore in carne ed ossa ( più ossa che carne, va detto), che come tutte le essenze spirituali è fatta di luci e d'ombre. Luci soffuse e mai sfacciate, in questo caso, ( "mooooolto Beghelliiii!!! direbbe lui) ; ombre rinfrescanti, confortevoli, ma non di rado inquietanti.
La Ventura di cui sopra mi ha dato il modo di verificare di persona che fra Potoblog e Potoautore non c'è alcun iato. E quando cercano di mettersi a chiasmo, lo fanno solo per confondere le idee, per assecondare una certa tendenza al mimetismo comune ad entrambi.
Mi piace celebrare questo anniversario doppio, fatto di un Natale e di un'Epifania ( non in senso somatico) , perché devo molto al blog e al suo autore. Non solo perché entrambi mi hanno regalato sorrisi, riflessioni, amarezze, commozioni ed emozioni; ma anche perché mi hanno insegnato un sacco di cose. Per questo sono grato ad entrambi, e non potendo stappare lo Champagne per riguardo alla nota astemìa che li colpisce, festeggio cantando a squarciagola la canzone che segue:



mercoledì 27 gennaio 2010

I bambini d'Izieu


Dieci anni fa non sapevo nulla, d'Izieu. Ma dieci anni fa feci il mio primo viaggio Oltralpe con il mio furgone carico di vino, di speranze e di entusiasmo. Sull'autostrada che collega Chambery a Lione rimasi colpito da un grande pannello segnaletico che recitava: " Mémorial des enfants d'Izieu" e riportava una lettera vergata con grafia infantile, le cui prime parole da allora mi sono rimaste marchiate a fuoco nella memoria. " Ma chère maman...". Non ci misi molto a conoscere il motivo di quel cartello. Me lo spiegò una signora del Beaujolais, e a metà del racconto si mise a piangere. Da allora ogni volta che passo di là provo una fitta al cuore.

Nell'Aprile del 1943 Sabine Zlatin ed il marito Miron, entrambi di origini polacche, avevano adibito la propria bella casa nel villaggio d'Izieu a rifugio per i bambini orfani ebrei, scampati, o meglio strappati alle deportazioni nei campi di sterminio nazisti. Ufficialmente la comunità, che arrivò a contare oltre cento piccoli ospiti, risultava essere una colonia infantile, tollerata dalle autorità militari italiane che occupavano la zona. Dopo l'8 Settembre 1943 cambiò tutto. Al posto degli italiani ormai traditori e nemici del Reich arrivò la Gestapo, che il giorno 6 Aprile 1944 effettuò una retata ordinata dal criminale assassino Klaus Barbie. Furono catturati quarantaquattro bambini terrorizzati e sconvolti, e sette adulti fra cui lo stesso Miron Zlatin. Tradotti a Lione, dopo un mese quarantadue bambini furono mandati ad Auschwitz e immediatamente trucidati nelle camere a gas. Il più piccolo aveva quattro anni. Due ragazzi adolescenti furono invece deportati in Estonia e fucilati insieme a Miron Zlatin. La signora Sabine, scampata miracolosamente al rastrellamento, dedicò il resto della sua esistenza a mantenere viva la memoria di quel crimine orrendo, riuscendo a trasformare la casa che ne fu teatro in un museo oggi conosciuto da tutti i francesi.
Fra gli altri cimeli, vi sono custodite le lettere che i bambini scrivevano ogni giorno ai loro genitori perduti.

" Ogni sera si scrivono lunghe lettere ai nostri cari genitori,
Non si sa proprio dove siano, ma si ha tanto di quell'amore dentro
Che spesso non ci si può dormire".

E sono quelle lettere il monumento più straziante.
Ne riporto una di Liliane, undici anni. Le fu scattata una foto prima di partire per Auschwitz, distrutta dalla fatica e dal terrore, aggrappata alla sua bambola, al suo ultimo barlume di dolcezza. La foto che apre questo post.


"Dio? Quanto sei buono, quanto sei gentile, e se si dovesse contare il numero di cose buone e getili che ci hai fatto, non si finirebbe mai...Dio? Sei tu che comandi. Sei tu la giustizia, sei tu che ricompensi i buoni e punisci i malvagi. Dio? Dopo tutto questo potrò dire che non ti scorderò mai. Penserò sempre a te, anche negli ultimi istanti della mia vita. Ne puoi essere del tutto certo. Sei per me qualcosa che non so dire, da quanto sei buono. Puoi credermi. Dio? E' grazie a te che ho avuto una bella vita, prima, che sono stata viziata, che ho avuto belle cose che altri non hanno. Dio? Dopo tutto questo, ti chiedo una sola cosa: FAI RITORNARE I MIEI GENITORI, I MIEI POVERI GENITORI, PROTEGGILI (ancor più di me stessa), FA' CHE LI RIVEDA IL PRIMA POSSIBILE, FALLI TORNARE ANCORA UNA VOLTA. Ah! Potevo dire di avere una mamma e un papà così buoni! Ho talmente tanta fiducia in te, che ti ringrazio in anticipo."


Cristo, i bambini, Cristo! Non così , Cristo! Non così. I miei nipotini, i miei genitori, i miei amici, me stesso.

*Albert Bulka, 4
* Sami Adelsheimer, 5
* Jean-Claude Benguigui, 5
* Lucienne Friedler, 5
* Claudine Halaunbrenner, 5
* Emile Zucherberg, 5
* Liane Krochmal, 6
* Richard Benguigui, 7
* Marcel Mermelstein, 7
* Jacob Benassayag, 8
* Mina Halaunbrenner, 8
* Georges Halpern, 8
* Renate Krochmal, 8
* Max Leiner, 8
* Gilles Sadowski, 8
* Sigmund Springer, 8
* Egon Gamiel, 9
* Senta Spiegel, 9
* Charles Weltner, 9
* Hans Ament, 10
* Jean-Paul Balsam, 10
* Elie Benassayag, 10
* Isidore Kargeman, 10
* Claude Levan-Reifman, 10
* Alice-Jacqueline Luzgart, 10
* Paula Mermelstein, 10
* Martha Spiegel, 10
* Herman Tetelbaum, 10
* Liliane Gerenstein, 11
* Sarah Szulldaper, 11
* Max-Marcel Balsam, 12
* Esther Benassayag, 12
* Jacques Benguigui, 12
* Barouk-Raoul Bentitou, 12
* Joseph Goldberg, 12
* Max Tetelbaum, 12
* Otto Wertheimer, 12
* Nina Aronowicz, 12
* Majer Bulka, 13
* Maurice Gerenstein, 13
* Henri-Chaïm Goldberg, 13
* Fritz Loebmann, 15
* Theodor Reis, 16
* Arnold Hirsch, 17



giovedì 21 gennaio 2010

Sulle strade di Francia


E via, ricominciano le tournées oltralpe, e domani si riparte, ancora una volta. Sono dieci anni ormai. I colleghi di lassù domani sera hanno organizzato una cena tutta per me, per festeggiare l'anniversario. Prima di diventare amici mi chiamavano con affetto le petit italien. Non ero molto petit nemmeno allora, ma ero meno brizzolato di adesso, e di certo dovevo avere un'aria smarrita e intimidita in grado di intenerire quegli omaccioni rubizzi che sembravano usciti da un albo di Asterix: grandi, grossi e baffuti, ma un po' bambini dentro, come tanti Obelix. Da allora di strada, da quelle parti, ne ho fatta tanta. Più di Lance Armstrong al Tour de France, più di Phileas Fogg e Passepartout nel loro viaggio. Di tutti quei chilometri e quegli anni che separano le petit italien di allora dal Gan di oggi, magari ne parlo un'altra volta. Stasera no, che ogni vigilia di viaggio mi mette addosso una sottile apprensione e una certa irrequietezza.
E allora mi limito ai saluti, e alle solite raccomandazioni. Cari voi, vi piaccia o no ma vi porto con me.
Fate i bravi in mia assenza, siate sereni, non fate tardi e copritevi bene, che fa freddo!
Bisous.

lunedì 18 gennaio 2010

AAA-Calore cercasi


Continua a fare freddo. Durante il giorno non manca un po' di sole, ma già dall'imbrunire la temperatura precipita, e gela secco. Ho molto lavoro in cantina, che di questi tempi è una ghiacciaia: un tipo di lavoro in cui non ci si muove molto, e consiste per lo più nello stare intirizziti a sorvegliare una macchina, a prepararla, e lavarla prima e dopo l'uso. Ci si bagna molto, si, e si ha un bell'indossare indumenti impermeabili: l'acqua gelida sembra ti accoltelli le mani. Oggi la macchina ha fatto le bizze, inspiegabilmente. Niente di guasto, ma non funzionava come avrebbe dovuto: la cosa, oltre a mandare la tabella di marcia a carte quarantotto, mi ha costretto a smontare e montare più volte freddissimi dispositivi d'acciaio inox per tutto il pomeriggio, e a dar fondo a tutto lo stock di bestemmie, imprecazioni e parolacce di cui dispongo. Ho finito poco prima di cena. Pensavo di andare avanti ad oltranza, ma c'è il rischio che la macchina continui a funzionare male, e che sia costretto a dannarmi l'anima fino al canto del gallo. La temperatura esterna e l'umore interno lo sconsigliano vivamente. Così abbozzo, e mordo il freno: che Venerdì si torna in Francia e sono in alto mare coi preparativi. Quando si apre una bottiglia di vino fatta da un piccolo produttore non si pensa mai a quante fatiche, quanti traumi, quante tristezze, quante delusioni, quante tensioni, quanti spaventi ci sono dentro; non si pensa mai che in quella bottiglia c'è un frammento di vita. E di bottiglie ne ho ormai fatte talmente tante, nella mia carriera, che frammento dopo frammento è come se la mia vita me l'avessero rubata quasi tutta; e mi sembra di non avere più molto da metterci, nelle bottiglie che verranno. Fa freddo. Uh come fa freddo. Stasera tutte le fiamme a cui di solito ricorro per scaldarmi non ce la fanno; non avvampano, e io non riesco ad alimentarle e ad attizzarle.
Sempre più Inverno.

sabato 16 gennaio 2010

Dal Papersera: uomo morde cane. Cinghiale travolge auto.


I giornali locali continuano ad essere miniera inesauribile di perle come questa che riporto in calce, scovata nell'autorevole gazzetta della mia provincia.

Un cinghiale in fuga, chissà, forse inseguito da una banda di 'ndranghetisti rosarnesi per via del suo colore scuro, o sotto choc dopo aver sentito l'editoriale di Minzolini al Tg1. Un poco di buono, probabilmente un comunista, o un dipietrista, o peggio ancora un finiano, che in plateale disprezzo delle regole non rispetta lo stop immettendosi sulla provinciale e travolge una Golf , causando la fuoriuscita ( non si sa bene di cosa, ma forse del senno del cronista) .
Un morto. I famigliari della vittima sono stati avvertiti.



"Paperopoli. Un cinghiale in fuga ha causato un incidente stradale che ha coinvolto un automobilista di passaggio sulla provinciale che attraversa Ocafranca, non lontano da Topolinia. L’uomo, 51 anni, era al volante della sua Golf quando l’animale l’ha travolto in pieno, causandone la fuoriuscita. Il conducente dell’auto non è rimasto ferito mentre l’animale è morto. A rilevare l’incidente sono stati gli agenti della polizia municipale."

venerdì 15 gennaio 2010

Tanti saluti e baci, paga la tassa e taci!


Da Metilparaben:



"In estrema sintesi, la novità è questa: siccome nei cellulari, nei decoder, nei computer, nei lettori mp3, nelle chiavette usb e in ogni altro dispositivo che abbia una memoria è astrattamente possibile conservare una copia dei cd e dei film regolarmente acquistati, il ministro Bondi ha firmato un bel decreto con il quale la vendita di tutti quei beni dovrà scontare una nuova tassa da versare alla SIAE; il tutto, badate, indipendentemente dal fatto che quella musica, o quei film, gli acquirenti ce li mettano davvero.

Un po' come se per comprare un comodino da IKEA si dovesse versare una tassa alla RAI perché sul quel mobile, teoricamente, si potrà appoggiare una televisione, o se acquistando un'automobile si fosse obbligati a pagare una multa al comune di residenza, perché con quella macchina si potranno ipoteticamente commettere delle infrazioni stradali.

Ma c'è di più: evidentemente Sandro Bondi, che si diletta di poesia, deve avere una vera e propria passione per le figure retoriche, giacché ha inteso qualificare questo singolare balzello, che è evidentemente una iniqua rapina, con la locuzione di "equo compenso".

Questione di cultura, insomma: a noi incolti pare una grossolana presa per il culo, ma in realtà si tratta di un raffinato eufemismo."


Teste di cardigan





Dice che Pitti Uomo ha decretato il trionfale rientro della maglieria nella moda maschile, e in particolar modo del cardigan. Lo ammetto, non amo affatto questo tipo di indumento. Sono convinto che solo chi ha la fortuna di assomigliare a Poto o ad Asa-Ashel nella corporatura, nel portamento o nell'eleganza innata possa indossarlo con soddisfazione e con profitto. In caso contrario, per sfoggiarlo bisogna essere forniti di una buona dose di ironia e di spavalderia. Doti che non facevano difetto, ad esempio, al compianto Steve McQueen dalla vita spericolata, prontamente ed assertivamente scelto dal Corriere della Sera come testimonial per celebrare " Il ritorno (giocoso) del cardigan". Senonché, forse obnubilato da tanta ironia e da tanta spavalderia, chi ha scelto l'immagine non si è accorto che l'attore americano oltre al cardigan sfoggiava nella foto anche un altro...articolo. Se ne sono accorti eccome, invece, quei discolacci de "L'unità", che non hanno esitato a sbertucciare la svista dei colleghi.

domenica 10 gennaio 2010

Icona Tom Ford

Mi ha impressionato vederlo questa sera da Fazio, intento a presentare il suo film: in forma smagliante, bello come un dio greco, elegante, magnetico, siderale; e al tempo stesso umanamente cordiale e disponibile, senza nemmeno quel briciolino di spocchia o di arroganza che da un personaggio come lui sarebbe lecito aspettarsi. E' senza dubbio un'icona di stile: magari con meno classe o meno raffinatezza rispetto ad altri suoi omologhi, ma con uno spessore umano, intellettuale e culturale che non teme confronti. Doti, queste ultime, che ho scoperto proprio grazie all'intervista. Prima, sono sincero, il suo status di inarrivabile icona mi permetteva al massimo di contemplarlo ed ammirarlo con venerazione e stupore. Poi ho scoperto come la sua levigata bellezza, che se confrontata con l'aspetto ordinario e banalotto dei suoi venticinque anni si direbbe enormemente aumentata nel tempo,


sia dovuta in gran parte all'uso massiccio del Botox, e a numerosi e generosi ritocchi. E ho scoperto che dal vero e senza trucchi, la sua faccia è poi quella di un bell'uomo ben curato e ben tenuto come ce ne sono tanti: meno perfetta ma più rassicurante e dunque gradevole.


Approfondendo la sua biografia, la cosa che mi ha sorpreso non è stata tanto la scoperta della sua lunga lotta contro la depressione ( si sa: anche i ricchi, belli e famosi piangono), nè quella contro la deriva dell'opulenza e del lusso smodato. La cosa che mi ha sorpreso e commosso è stata la sua lunga e tenera storia d'amore con l'attuale compagno, il giornalista Richard Buckley, in corso da ventitrè anni.



E' noto come l'universo Queer sia affamato di icone, e come ne scelga spesso di balorde, di improbabili o di grottesche. Non so se Tom Ford rientra ufficalmente nel novero, ma per quanto mi riguarda meriterebbe senza dubbio i vertici della classifica.

venerdì 8 gennaio 2010

Je ne veux pas travailler





La neve mista a pioggia che si ammucchia al suolo fradicia e melmosa, o che cade dagli alberi con tonfi sordi di frutti marciti, è irritante come lo Champagne senza bollicine, come l'amore senza baci. A me provoca una sorta di neghittosità accidiosa ed abulica; un taedium vitae agorafobico che mi rende misantropo, svuotato e deluso. E mi fa venire in mente le atmosfere di questa bellissima canzone di Edith Piaf, del cui testo fornisco una libera traduzione. Purtroppo non sono riuscito a trovare un filmato originale riproducibile, e ho dovuto ripiegare sulla cover di questa tizia, pur non avendo idea di come canti. Se lorsignori mi sapessero suggerire...


Camera mia ha la forma di una gabbia
ed il sole infila le sue braccia dalla finestra
cacciatori davanti alla porta
come soldatini
che mi vogliono imprigionare


Non ho voglia di lavorare
non ho voglia di mangiare
voglio solo dimenticare
e così, fumo


Ho conosciuto il profumo dell'amore
un milione di rose
non mi stordirebbero altrettanto
ma adesso solo un fiore
nelle mie vicinanze
mi fa star male

Non ho voglia di lavorare
non ho voglia di mangiare
voglio solo dimenticare
e così, fumo


Non sono contenta di questa vita
che mi vuole uccidere
E' magnifico essere simpatici
ma è una cosa che non conosco.

martedì 5 gennaio 2010

Magici Magi



Quanti erano i sette nani? E quanti i sette re di Roma? E quanti i tre re Magi? Per le prime due domande la risposta è abbastanza semplice, per la terza potrebbe esse più complicata del previsto. Com'è noto, tra i Vangeli canonici solo quello di Matteo ricorda che un numero imprecisato di Magi , cioè di saggi e sapienti astrologi , partirono da lontano, andarono a visitare Gesù bambino recandogli in dono oro, incenso e mirra, e adorandolo. E' probabile che l'autore del testo avesse confezionato il raccontino con intenti apologetici e metaforici, per calcare la mano sulla natura divina del Bambinello e sull'universalità della sua missione futura.
Fatto sta che ciò che era stato concepito come exemplum didascalico fu precocemente accolto come cronaca veritiera ed indiscussa. Quel che è peggio, ognuno ci mise del suo, facendo venir fuori un gran guazzabuglio. Tanto per cominciare, siccome parlar di astrologi non sembrava fine, i Magi diventarono re già prima del VI secolo, e anno dopo anno sempre più ricchi e potenti. Siccome Matteo aveva parlato di tre doni, veniva naturale pensare che a portarli fossero tre re, giunti da luoghi lontani e favolosi. Il tardivo apocrifo Vangelo armeno dell'infanzia, compilato fra il VI ed il IX secolo, è il primo a descriverne dettagliatamente lo sfarzo e l'opulenza. Secondo l'autore, i tre re sono tre fratelli, ognuno dei quali si muove con un esercito di quattromila cavalieri. Quattromila, mica bruscolini. Che moltiplicato per tre fa dodicimila, non so se mi spiego. Il primo re è sovrano della Persia, e si chiama Melkon: porta in dono mirra, aloe, mussola, porpora, lino e libri scritti e sigillati dalla mano di Dio. Il secondo è Kaspar, sovrano delle Indie, e porta le preziose spezie che si fanno da quelle parti: nardo, cannella, cinnamomo, profumi rarissimi e incenso. Il terzo è Balthasar, re dell'Arabia, con gran quantità di oro, argento, pietre preziose, zaffiri e perle. A questo punto la domanda sorge spontanea: ma quel disgraziato di Giuseppe, come avrà fatto a dilapidare un simile malloppo? Qual'è il problema? E' che nel sesto secolo , in un codice siriano intitolato "La caverna dei tesori", i Magi sono: Hormuz di Makozdi re di Persia; Azdegerd re di Saba e Peroz re di Seba. Che saranno re, ma anche gran farabutti: per non arrivare da Gesù bambino a mani vuote svaligiano la caverna sul monte Nud dove Adamo ed Eva avevano stipato le ricchezze sottratte al Paradiso terrestre al momento della loro cacciata. Anche loro, due però, santa pazienza, con tutte 'ste ricchezze nella caverna, e fare quella vita da disgraziati. Non è finita qui: più o meno in contemporanea con il testo siriano, il Grecia lo Pseudo-Dionigi Aeropagita afferma perentorio che i Magi erano dodici: ce ne risparmia i regni, ma ce ne infligge i nomi: Zaharwandad, Hormizd, Anzshatazp, Arshak, Zarwand, Arihò, Artahshishat, Mihruq, Ashirash, Nasardih e Merodak. Avessimo dato retta a lui, oggi spenderemmo una fortuna in statuine del presepio.
Fu forse qualche suo conterraneo balbuziente che, non riuscendo a pronunciare quelle astrusità, pensò bene di darci un taglio: li fece tornare al numero di tre, e li chiamò Damasco, Epoleo e Sereno; che è tutto un altro viaggiare. Lo stesso fecero i Copti dell'Etiopia, scegliendo nomi facili da pronunciare e da ricordare: Hor, Basanater e Karsudan. Un po' più complicati i siriaci, con i loro Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph. Secondo il Commentario di Frisinga del X secolo, i tre re si chiamavano Magaloth, Galgaloth e Saracim. In Italia si pensò bene di chiamarli all'italiana, e così furono Fedele, Innocenzo e Misericordioso; però a Milano, dove vogliono sempre fare al contrario degli altri, diventarono Rustico, Eleuterio e Dionigi. Anche perché i milanesi dicevano di saperlo per certo, visto che ne custodivano le spoglie mortali nella basilica di Sant'Eustorgio, arrivate lì da Costantinopoli, dove ce li aveva portate Elena la madre di Costantino il Grande. Avida di reliquie, si era messa in testa di trovare quelle dei Magi. Va in Terrasanta e chiede: "scusate, sapete dove si trovano le reliquie dei Magi?". "Certo, eccole qua bell'e pronte: sarebbero dodici ma ce ne diamo tre proprio perchè è lei" le rispondono; e in più le rifilano la vera croce, la testa di San Giovanni Battista, il prepuzio del Bambin Gesù, il velo della Madonna e un altro bel po' di oggetti curiosi. Paga uno sproposito, ma è in grado di far schiattare d'invidia l'intero Ecumene. A Milano i corpi dei re Magi rimasero fino al 1162, poi il Barbarossa se li portò a Colonia , dove sono ancora adesso, come bottino di guerra. Però Marco Polo nel 1270 riferì che in una città vicino a Theran " son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co' capegli: l'uno ebbe nome Beltasar, l'altro Gaspar, lo terzo Melquior."
Resta da capire se ad imbrogliare sono stati i milanesi o i persiani.


Urca, è tardissimo! E io che devo ancora andare in giro a distribuire il carbone e i dolci, con 'sto freddo: speriamo che la scopa parta subito, và. E tanti cari, carissimi auguri a tutte le mie co-befane che passano da queste parti. Copritevi bene ragazze, mi raccomando!

Tiramisù



Triste ed abbacchiato, devo trovare qualcosa che mi sollevi il morale. Proviamo con Noah Milles, qui ritratto in uno dei suoi più riusciti travestimenti.

Previsioni per il 2010

Il papa ha detto che non bisogna credere alle superstizioni propalate da improbabili personaggi, nè alle predizioni di certi astrologi raccogliticci: e in effetti, per dire, a padre Georg mi rivolgerei al massimo per combinare un appuntamento, e a Solange non chiederei nemmeno di predirmi l'ora esatta. Ciò non toglie che l'astrologia sia una disciplina con profonde componenti sapienziali e filosofiche; e astrologi che ci chiappano ce ne sono. Oh se ce ne sono! Di uno di questi, ingiustamente sconosciuto ai più , propongo le divinazioni per l'anno appena iniziato. Auguri a tutti!





Ariete: Non fidatevi dei consigli di un amico. Fidatevi invece di quelli dell'astrologo, redatti osservando costellazioni che la fantasia di culture semi primitive ha associato a figure di personaggi mitologici, in realtà composte da stelle distanti tra loro migliaia di anni luce.



Toro: Vi sentite curiosi e scorgete misteri ove non ve ne sono; restate in casa e guardatevi la puntata di Voyager, eviterete di ficcarvi in guai peggiori.



Gemelli: Vi lamentate perchè la vostra esistenza vi sembra noiosa ed inutile; in effetti restare in un cofanetto in attesa di finire ai polsi di una camicia in occasione di matrimoni e comunioni non è proprio il massimo dell'adrenalina.



Cancro: Vi sentirete attratti da un leone:un banale caso di zoofilia.


Leone: Mercurio entra in Venere, che a sua volta è entrata nella Vergine; Saturno entra nei Pesci, mentre il Capricorno aspetta il suo turno. Se non vi piacciono le orge,voltatevi dall'altra parte.


Vergine: Quest'anno gli astri influiranno fortemente sulla vostra vita: vi innamorerete di Solange.


Bilancia: Vi sentirete stranamente felici e riderete senza motivo; forse sarà il caso di ricorrere ad un bravo psichiatra.


Scorpione: Non solo avete tutti i pianeti in opposizione, ma provate a trovare un idraulico il sabato pomeriggio! (...ops,forse questa l'ha già scritta Woody Allen...)


Sagittario: Sarà un'annata estremamente positiva, tranne per le molte migliaia di esponenti del vostro segno che durante l'anno ne passeranno di ogni.


Capricorno: Vi aspetta un anno piccante all'insegna delle avventure sessuali. Occhio però al nuovo pacchetto di leggi anti prostituzione, le multe sono salatissime.


Acquario: Mercurio in opposizione farà saltare il termostato, per i pesci non ci sarà nulla da fare.



Pesci: Amen.


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mercoledì 30 dicembre 2009

Hashanà haba'a b'Yrushalayim (l'anno prossimo a Gerusalemme)


Hashanà haba'a b'Yrushalayim vuol dire "l'anno prossimo a Gerusalemme" ed è l'augurio che gli ebrei della diaspora si scambiano da tempo immemorabile durante la festa di Pesach. E' l'augurio di un sogno tanto bello quanto impossibile. Chi lo pronuncia sa benissimo da sempre che l'anno prossimo non sarà a Gerusalemme, e non ci saranno i suoi cari. Sa anche, da sempre, che il giorno in cui saremo a Gerusalemme non è un giorno di questa vita. E forse non desidera nemmeno così tanto di essere a Gerusalemme in capo ad un anno: la lontananza ha i suoi vantaggi, e permette di coltivare desideri ardenti e nostalgie struggenti senza mai estinguere o logorare nè gli uni nè le altre. Ma augurandoci vicendevolmente un sogno irrealizzabile, ci invitiamo gli uni con gli altri a lasciarci inebriare dalla sua dolcezza.
Così la Gerusalemme che purtroppo o per fortuna non avrò mai, è l'avervi tutti con me il prossimo Natale. Casa mia è grande, ci staremo tutti. Ma sia chiaro: ognuno deve rendersi utile.
Bisognerà che siate tutti qui già la notte della vigilia per via dei regali sotto l'albero; e poichè sarò molto affaccendato, gli onori di casa li faranno Poto e Principessa Rosa, perché sono bravi a far sentire tutti a proprio agio fin dal primo istante. E siccome sono entrambi svegli e svelti, si occuperanno della sistemazione e del comfort degli ospiti . Simone Bubu, ahilui, dovrà occuparsi del camino, accudire il fuoco, spaccare la legna, portarla su: avendo già dato larga prova delle sue capacità, ci sentiamo in una botte di ferro. Antonio, Beniamino ed i ragazzi di Primaparete si occuperanno dell'Albero e del presepe: nessun limite alla fantasia o alla creatività, basta che siano entrambi molto, ma molto grossi. Ci sarà da pensare alla cena, o meglio, ad un quasi-cenone che stuzzichi senza appesantire. Se ne occuperà Luce, che arriverà appositamente ben carica di frutti di mare, crostacei e molluschi appena pescati, e burrate e mozzarelle, e pane di Altamura ancora fragrante di forno. Gios sarà suo aiutante, visto che di simili cibarie se ne intende. La saggia e sagace miss Marple si occuperà della spesa, e del reperimento di tutte le altre cibarie. Ruolo importantissimo e delicatissimo per la buona riuscita della festa. In cucina con me voglio i tre Marchi: Marcoboh, Marco S-kram e Marco Chesoio, mio compaesano ignoto ai più. Essendo tutti e tre grandissimi chef li metteremo sotto il torchio e li spremeremo come limoni. Asa-Ashel sarà il maître pâtissier et confiseur , creatore, arbitro e despota di tutti i dolci , tutte le paste, tutti i desserts che saranno serviti a cena, a colazione e a pranzo. E siccome è uno che non sa stare con le mani in mano, mentre aspetta la lievitazione delle torte si occuperà anche delle decorazioni natalizie e dei centro-tavola. Della mise en place si occuperà la splendida Alexis, che però dovrà portare l'argenteria, la cristalleria ed i tovagliati di Fiandra di famiglia. Magari, visto l'ingombro della mercanzia, la aiuterò con il furgone per il trasporto. Del servizio si occuperanno Anastasia e Edgar, perché anche la più sublime vivanda può risultare scadente se non viene presentata con grazia; e perché, diciamolo, anche l'occhio vuole la sua parte. Il fulgido Carlo ed il Principino saranno maître sommelier, e scusatemi se è poco averne due così, che vi servono il vino facendovi pure girare la testa. Byb e Lore! penseranno ai giochi di società, ai ricchi premi ed ai cotillons, e l'Ingegnere della mia vita darà loro manforte con le sciarade, gli anagrammi, gli indovinelli, i giochi di parole; occupandosi anche, a latere, dell'emeroteca, delle riviste, dei libri e dei film da mettere a disposizione degli ospiti. Della colonna sonora, delle foto e dei filmati si incaricheranno Ribaldo e Winckelmann; ma, giuro, quando saremo ben sazi di Opera e di Lied, passeremo il bollino a Poto, ad Anastasia, al Canarino Mannaro e a Joshua perché ci rimbambiscano a dovere con Madonna, la Gaga, Rihanna e tutte le loro emule ed imitatrici.
I quali Joshua, relativo Simone e Canarino non si credano di cavarsela così a buon mercato, perchè a loro spetta il compito delicatissimo dei regali: dal confezionamento alla distribuzione. Poichè tutti i presenti sanno ormai che babbo Natale non esiste, saranno dispensati dall'indossare l'abito d'ordinanza, ma potranno limitarsi al solo jock-strap rosso orlato di pelliccia bianca. Il Baronetto, visto che è discendente diretto di James Bond, avrà il compito più arduo: trascinare fra noi la triade degli inafferrabili: Velies Thyrrens, Omoeros e Penaepanico.
Se ce la farà li nomineremo reginette della festa mediante il più ambito riconoscimento: le coroncine delle Winx che ci avanzano dall'estate scorsa. Angeloventura lo lasceremo sedere a tavola solo se avrà terminato la dieta, altrimenti lo condanniamo al supplizio di Tantalo legandolo in cucina durante la preparazione del pranzo. Ah, ovviamente Fabio-Fireman e consorte saranno incaricati della sicurezza, che quando si è in tanti così non si può mai sapere.
E miss Marple, che avendo finito i suoi compiti prima di tutti gli altri avrà tempo a disposizione, si attaccherà al telefono per rintracciare tutti coloro di cui per un motivo o per l'altro si sono perse le tracce: dal Pupone a Creek, dai due del Quadraretto a Lovestoned: vedrà di farli arrivare in extremis, e nella peggiore delle ipotesi farà loro gli auguri da parte di tutti noi.
Allora restiamo intesi così: l'anno prossimo a Gerusalemme.
Nell'attesa, auguri di tutto cuore da parte mia. Grazie, siete fantastici.



Per chiudere in bellezza


Per non farci mancare niente, dopo i màrtiri, i martiri, l'Amor sacro e l'Amor profano, un bell'autodafè con cui festeggiare l'arrivo del nuovo anno!

(Segnalazione di Malvino)

Cioccolata amara



"Vi siete mai chiesti come mai a volte soffrire risulta così dolce? Forse è nella natura dell’Uomo, forse è un bisogno primario d’ogni persona. Soffrire è un po’ come amare. Si amano le cose più strane, più diverse, più lontane da noi. Ed è forse per questo che si soffre per la loro assenza. In particolare ci sono alcune persone che son come la cioccolata: fanno star bene ma creano assuefazione. Per questo ci sarebbe il bisogno di un’etichetta, una data di scadenza, e magari un fogliettino con su scritti gli effetti collaterali. Più tempo passi in loro compagnia e meno ne vorresti trascorrere senza. Ma è così bello ritrovarle in un sms, in una lettera o (per i più fortunati) in un nuovo sguardo. Tutto uguale e tutto diverso. Come tornare nella tua vecchia casa. Ogni cosa al suo posto ma cambiata, forse solo perché sei stato tu a cambiare."


Rubato a Nameless, visto che sembra scritto proprio per me

lunedì 28 dicembre 2009

E tu, che stella sei?



Si si, lo so: le etichette sono sempre antipatiche, però a volte sono utili. " A che si conoscono le butteglie, ah? A le insegne!" gridava Bernardino da Siena per spiegare l'importanza dei segni che svelano e definiscono. Fino ad una cinquantina d'anni fa se andavate all'osteria vi sbattevano sul tavolo il litrozzo di vino della casa, e solo nei ristoranti di un certo tono arrivavano a chiedervi : "Bianco o rosso?". Oggi se anche al chiosco delle crêpes vi sottopongono carte dei vini spesse come la Treccani, è perché almeno in campo enologico si è imparato che la diversità vuol dire varietà, e quindi ampiezza di orizzonti, possibilità di scelta e di scoperte, aumento esponenziale delle sapienze, delle intelligenze e dei piaceri: ricchezza, a farla breve, tanto morale quanto materiale. Ma la diversità/varietà deve essere riconoscibile e distinguibile, sennò si cade nel rischio opposto: il disordine, il bailamme, la confusione, la babele, il pandemonio. E le etichette servono, o meglio dovrebbero servire, proprio a spiegarti cosa c'è nel contenitore: non solo ti preannunciano le caratteristiche intrinseche del contenuto, ma te ne raccontano la storia, la memoria, le radici, la nascita, le esperienze ed il carattere. Certo, i problemi vengono fuori, e belli grossi, quando le etichette sono bugiarde; o quando diventano uno strumento ingabbia e tarpa le identità, anzichè esaltarle: ma si sa che ogni rovescio ha la sua medaglia.
Per questo mi sono divertito quando ho scoperto questo sistema di etichettatura del mondo gayo, che qualcuno non mancherà di stigmatizzare come beceramente grezza ed arrogante, e che io invece ho trovato simpatica.

Così, è stella di bronzo chi ha avuto rapporti sessuali con almeno due persone di sesso diverso
(ma meno di 20, sennò si passa alla categoria degli etero curiosi)

E' stella d'argento chi ha avuto rapporti sessuali con una sola persona di sesso diversoE' stella d'oro, ovviamente, e gay a Denominazione d'Origine Controllata e Garantita, chi non ha mai avuto rapporti sessuali con persone di sesso diverso.
Mi ha fatto piacere scoprire che ad Austin esiste una squadra di calcio chiamata Gold Stars,
non certo in omaggio alle pur meritevolissime stelle del Salumificio Negroni.



Per quanto mi riguarda, ambisco alla stella d'oro anch'io, ma mi sa che dovrò sottopormi al verdetto dell'apposita Commissione di Certificazione, e spiegare ai suoi membri che i contuberni intrattenuti con la mia antica ed unica fidanzata d'epoca post-adolescenziale non sono ritenuti "rapporti sessuali" nemmeno fra i parameci.

E voi, che stella siete?

sabato 26 dicembre 2009

La seminarista spaventata




Troppo bello per non postarlo!

The snowman's riflery






Solo pochi giorni fa, dopo la nevicata, mi ripromettevo di fare il pupazzo di neve e di dedicarlo a tutti gli amici bloggaroli. Poi la neve si è girata in pioggia, e la materia prima è sparita in breve tempo. Così avevo pensato, per far fronte in qualche modo agli impregni presi, di ricorrere ai terrificanti snowmans che i miei adorati Calvin & Hobbes creano ad ogni inverno, accompagnandoli con qualche considerazione personale sulla sottile inquitetudine che anche le più tranquillizzanti e bonarie creature di neve mi provocano fin dalla lontana infanzia.
Con grandissimo disappunto ho però scoperto poco fa che miss Marple mi ha preceduto, sia pure percorrendo altre vie. Chi ha tempo non aspetti tempo, e dunque ben mi sta.
Mi consolo ammirando l'onniveggenza e la lungimiranza dell'anziana signorina, che, ne sono certo, postando il suo filmato avrà pensato anche al sottoscritto.
Per quanti volessero comunque approfondire l'argomento, consiglio vivamente questa succosa carrellata.

venerdì 25 dicembre 2009

Il pranzo di Bobette *


Amuse-bouche: blinis al caviale Beluga e allo storione affumicato





Crostata di zucca e foie-gras del Perigord




Marbré di regaglie in riduzione di Porto e tartufo nero,
con valerianella all'Aceto Balsamico Tradizionale di
Modena, di 100 anni.



Prosciuttino casalingo di petto d'anatra al coriandolo e spezie,
con zuccotto di verdure confettate




Saccotino ripieno di zucca, porri e amaretto,
su fonduta piemontese al Tartufo bianco





Oca al forno farcita con arance, scalogni, lavanda
e timo, con pere caramellate nel suo grasso e
albicocche stufate nel Torcolato di Breganze.


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Piccole coppe di gelato di Mascarpone e Torrone

guarnito con Zabaglione bollente.

Panettone artigianale nella sua ricetta storica,
a lievitazione spontanea, con canditi, uvetta e
Zafferano



(* Il titolo non è un errore, ma un doveroso omaggio ad un film che adoro, e a colui che non ha potuto partecipare al convito, pur sgranocchiandosi poi tutti gli avanzi, ritratto qui sotto nel pieno della sua beatitudine postprandiale)