Il
bambino sarebbe tornato a casa scosso
ed intrattabile. Domani avrebbe dormito fino a mezzogiorno, e una volta alzato avrebbe continuato a ciondolarmi per casa in quell'orribile pigiamone di flanella marroncina, grugnendo, scatarrando e grattandosi mentre cercavo di arrabattare pranzo con i surgelati del Conad. No no, meglio evitare. Meglio il Natale festoso e gioioso che sogno con tutti gli amici del cuore, ma proprio tutti: quelli
elencati un anno fa e altri che in seguito si sono aggiunti.
Però, momento. Siamo sicuri che andrebbe tutto bene? Il Natale è una festa insidiosa e rischiosa, basta un niente perché piccole tensioni, malumori da nulla o innocenti fraintendimenti esplodano trasformandosi in catastrofe, in catarsi, in ecpirosi.
Metti caso, l'amico che mi aiuta a sbucciare i piselli sibila: "
Guardalo là, quella zoccola: noi qui a sgobbare e quello sprofondato in poltrona a darsi lo smalto alle unghie"; ma non sibila abbastanza sottovoce, quello là sente e prima son borsettate, poi scoppia il putiferio.
E poi il fidanzato dolente e disperato per la separazione dopo quindici anni di convivenza; e quell'altro che, furente, mi tira nel ripostiglio e mi fa una scenata dicendo: "
Ma hai invitato anche Lui? Ma allora sei stronzo davvero, lo sai che non lo voglio vedere più nemmeno dipinto!". E il timido spaesato che non lega, e l'espansivo che diventa
troppo espansivo, e quello che esagera col bere e dà in escandescenze, e l'altro che va fuori al freddo a fumare, si becca la congestione e dopo un po' dà di stomaco sulla tovaglia di Fiandra e sul centrotavola di pungitopo e di vischio. Oddio, magari non succederebbe, o succederebbe solo in parte: ma insomma, il rischio c'è; e quindi il fatto che Gerusalemme sia così lontana non sempre va preso come una disgrazia.
Mah, in attesa dell'imbarco sulla nave
Exodus , per dare un senso al mio Natale mi riciclo in nonna Papera. Del resto l'età è quella giusta, il colore dei capelli anche, e non mi mancano i grembiulini pieni di
ruches, nè una certa abilità culinaria. Manca Ciccio, purtroppo, ma al suo posto potrò contare sull'aiuto della signorina Rottermaier; che oltretutto quel ragazzo è tanto buono, ma in cucina è un vero disastro. E così, egoisticamente, ci guadagno nel cambio.
Perché l'impegno non è dei più leggeri, soprattutto per una papera anziana come me: dovrò cucinare per ventun commensali! Alla solita famiglia già estesa di suo, quest'anno si è aggiunto un nutrito gruppo di suocere, consuocere, zie e prozie tutte vedove, tutte altrimenti destinate alla solitudine e tutte indomite ed arzille. Si sa, le ragazze càmpano di più dei maschietti, e quasi sempre càmpano meglio e con maggiore allegria: e il nutrito gruppo di cui sopra ne è la prova provata. E siccome alcune di loro si piccano di essere brave cuoche, dovrò dare il massimo.
Intanto fra ieri ed oggi mi sono portato avanti col lavoro, anche se il rush finale sarà davvero difficile; ma insomma, dovrei farcela. E intanto posso prendermi una pausa e mandare gli auguri
Urbi et Orbi da qui, a tutte le persone cui voglio bene e che non elenco per paura di dimenticarne qualcuna.
Natale è la festa della Luce che torna a crescere: ed il bello è che non si direbbe, perché sembra dominare la Tenebra; Natale è la certezza che questa, prima o poi, sarà sconfitta. E ogni albero di Natale diventa l'
Arbor Vitae dei cabalisti, da cui pendono le Sefirot della Luce non creata, della Potenza dello Spirito divino.
Ecco, proprio oggi, mentre sgusciavo i gamberi, mi sono reso conto che nel mio, di
Arbor Vitae, ho la fortuna di avere molte luci; e se qualcuna si è affievolita fin quasi a spegnersi, se qualcun'altra sembra lo stia facendo, ce ne sono altre ancora che di recente si sono accese; o che si sono di colpo ravvivate di un imprevisto splendore. Ma tutte insieme fanno un effetto magnifico.
Almeno questa sera non voglio cedere alla nostalgia, nè al rimpianto. Almeno questa sera voglio perdermi in quello sfavillio di volti, di emozioni, di
senzazioni amate che ognuna di quelle luci rappresenta. E se mi ci perdo da solo, per questa volta, pazienza.