domenica 26 settembre 2010

Menu di stagione



Bollito.

La vendemmia è arrivata a metà, ma la fase più difficile è ormai alle spalle. Ieri mattina è anche piovuto a dirotto, così abbiamo sospeso fino a domani, e oggi ho potuto regalarmi una giornata di riposo (quasi) assoluto. Due cose, una buona e una cattiva. La cattiva è che in Agosto Uncinula Necator (che è una malattia fungina della vite e non la diabolica protagonista di un fumetto porno-horror degli anni '70) ha picchiato duro, proprio nei giorni in cui non avrebbe più dovuto colpire. Manco le crittogame sono più quelle di una volta, signora mia. La produzione, che doveva essere di prodigiosa quantità, ha finito per rivelarsi come quella di un'annata normale. Il fatto è che, come Pierina ed il suo secchiolin del latte , avevo costruito non pochi castelli in aria, dando per scontato di avere già in cantina tutta quella graziadiddio;

ma proprio mentre siedo de' miei gran sogni in cima,
cade il castello, e resto il Bertoldin di prima.

Insomma, anche quest'anno niente pelliccia di visone, niente lifting e niente liposuzione.
La cosa buona, invece, è stata adottare un nuovo ( e costoso) macchinario che ha sveltito enormemente i tempi di vinificazione. Così le due settimane di passione che fino allo scorso anno mi traumatizzavano, questa volta sono filate via lisce lisce senza richiedere nemmeno una di quelle gloriose ma esiziali notti in bianco, drammatica costante delle mie passate vendemmie. Rovescio della medaglia: il nuovo procedimento è decisamente frenetico e incalzante, e le 12/14 ore giornaliere di lavoro continuativo si sono rivelate molto pesanti e faticose. Così mi sento come un Gran Servizio di Bollito ancora acquattato nel pentolone.

Abbacchio

Ci sono le patologie mentali reali e le supposte. Se le reali le affidiamo al medico, le supposte dove le mettiamo? ( Chi coglie la citazione vince una foto con dedica di Ignazio LaRussa).
La dottoressa ha detto che la distimia non ce l'ho: manca il carattere di cronicità e continuatività dei sintomi. Mi ha fatto toccare con mano che negli ultimi due anni le fasi di depressione sono state frequentemente alternate da fasi molto positive e punteggiate da momenti felici. Quasi usando le parole di Poto nel commento al post precedente, ha detto che le mie sono piuttosto "fasi paradepressive di tipo distimico" causate dall'eccessivo affastellarsi di concause negative, ma che riesco validamente a controllare grazie ad alcuni solidi "ancoraggi" costituiti da interessi di vario tipo, passioni, persone e via elencando. Le fasi brutte saltano fuori quando gli ancoraggi non sembrano più così sicuri. In questi giorni la supposta è stata temere che uno di essi, uno dei più affidabili, stia dando segni di cedimento. Magari non è affatto vero, però il solo pensarlo mi ha abbacchiato parecchio.
E come lo famo, st'abbacchio? Cacio e ova? A scottadito? Patate e carciofi?

Fritto

E ho detto tutto.

Dolce

La mia non era proprio...fame. Piuttosto, voglia di qualcosa di buono. Così mi sono attaccato alla panna. No, non quella della foto, magari! Mi sono attaccato a quella trovata in frigo e ho ceduto alla bulimia e al disordine alimentare para-distimico. Pensavo di trovarci chissà quale compensazione ma no, non funziona. L'unico effetto, al momento, è l'acidità di stomaco.

Caffè

Sempre in questi giorni ho vinto un premio, una specie di Oscar locale; cioè, l'han vinto altri ma lo han vinto esclusivamente grazie alle mie prestazioni. Solo che non si può dire, e dato che non si tratta di soldi non lo dico, e mi accontento della loro gratitudine.
Però alla mia autostima ha fatto l'effetto di un caffè forte e buonissimo.

Ammazzacaffè

Ricevere ieri una parcella di seimila euro per un accatastamento obbligatorio ha vanificato del tutto l'effetto del caffè precedente.

Domani è il giorno del Grande Cetriolo.

domenica 12 settembre 2010

Psychiatric help



Il disturbo distimico è un disturbo cronico caratterizzato dalla presenza di umore depresso che persiste per la maggior parte del giorno ed è presente nella maggior parte dei giorni. Le più caratteristiche manifestazioni del disturbo sono sentimenti di inadeguatezza, colpa, irritabilità e rabbia; ritiro sociale; perdita di interesse, inattività e mancanza di produttività.
I sintomi tipici sono:

-insonnia o ipersonnia
celo, la seconda. Potrei addormentarmi nelle situazioni e nelle ore più impensate.

-astenia, senso di stanchezza permanente e di debolezza diffusa
celo

- bassa autostima
celo, uh se celo!

- difficoltà di concentrazione, o esitazione e titubanza nel prendere decisioni
celo, soprattutto la prima

-sconforto o addirittura disperazione
celo, la prima, ma ogni tanto anche la seconda

-irritabilità
celo, celo!

-I pazienti con disturbo distimico possono spesso essere sarcastici, nichilisti, meditabondi, esigenti e reclamanti
praticamente il mio ritratto

Generalmente il soggetto distimico riesce ad espletare le proprie funzioni lavorative e ad avere rapporti sociali, ma in modo nettamente diminuito e con uno sforzo notevole anche nelle cose più "normali" e di cui le persone con cui si relaziona, spesso anche i familiari stessi, ben difficilmente si rendono conto.
'anfatti!

L'atteggiamento quasi perennemente cupo, triste e taciturno può facilmente causare stizza, se non rabbia, nel prossimo che lo considera solo un fastidioso pessimista, ritenendo assuma volontariamente un tale atteggiamento per cause che non vuole esprimere.
mica per niente m'han dato della pittima di recente

Per il distimico chiedere aiuto è una difficoltà che sente insormontabile. In questo modo si innesca un circolo vizioso che rafforza in lui la bassa autostima, l'insicurezza e l'autopercezione negativa accrescendo lo sconforto.
sì, ma tanto a chi lo chiedo? Poi manco ci credono.

Eccessi alimentari dall'anoressia alla bulimia
celo, tutti

Insomma, per farla breve, la vendemmia di quest'anno la comincio in queste condizioni. Che, bisogna ammetterlo, non sono un granché. Si può immaginare, quindi, che sarà una vendemmia difficile. Oltretutto danno ancora un quattro/cinque giorni di bel tempo, e poi pioggia a catinelle per un bel po'. Di che stare allegri.
Certo che a pensarci viene da ridere. Aver bisogno di aiuto e non osare chiederlo. Aver bisogno di aiuto e non saperlo chiedere. Aver bisogno di aiuto e aver paura di chiederlo. Aver bisogno di aiuto e chiudersi in se stessi. Però poi passa la ridarella, e rimane solo la paura.
Domani è il giorno del Grande Cocomero.

mercoledì 1 settembre 2010

El mariachi





Dice che dopo la recente approvazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso, Città del Messico stia facendo di tutto per accreditarsi come meta privilegiata per le lune di miele gay.
Bene, quando mi sposo andremo là. Di quel posto so quello che sanno tutti: una megalopoli enorme, i murales di Diego Ribera, il museo antropologico con la pedra del sol, le tele di Frida Kahlo, lo Zocalo, la grande cattedrale, la basilica della Madonna di Guadalupe, le piramidi di Teotihuacan lì a due passi, i nachos, i tacos, il chili con carne, il guacamole, la birra Corona cerveza mas fina: insomma, roba da vedere, da mangiare e da non annoiarsi ce n'è. Ma poi ci sono i romanticissimi canali di Xochimilco, solcati da una flotta di romaticissime barchette bardate di fiori all'inverosimile, ognuna con un nome di donna, che di sera portano pigramente in giro le coppiette in un tripudio di melodie, lumini, Corona e tequila con gusano. Noi saliremo ovviamente su una barchetta xochimilteca dal nome virile, non importa se Juanito, Pedrito, Paquito o Luisito, che l'assessorato al Turismo gay non mancherà di farci trovare. Ma su un barcone senza fiori e senza nome caricheremo un intero mariachi
di almeno ventiquattro elementi, vale a dire una delle principali ragioni per cui sceglieremo quell'esotica destinazione. Mentre noi due stretti stretti sulla nostra barchetta infiorata come l'Infiorata di Genzano scoleremo la Corona e la tequila, quelli ci assorderanno con "La Cucaracha", "Cielito lindo", "Serenata Huaxteca", "Las Golondrinas" fino a quando tutte le altre coppiette sulle barchette grideranno esasperate: " Ya basta, gringos maricones maldidos!!" alla faccia dell'assessorato al Turismo gay. Allora chiederò al musicista più carino di tutti di cantare una canzone dove si parli di penombre notturne ( e pazienza se di notte c'è buio e non penombra, è una licenza poetica, diamine!) , di stelle cadenti e della stella più luminosa che c'è da offrire al mio amato bene; e se nel repertorio non hanno niente del genere gliela insegno io.
Ho tutto il tempo per organizzare: anche quest'anno non mi sposo. Sembrava la vendemmia del secolo, e se tutto fosse andato come doveva ne tiravo su abbastanza da ammobiliare casa, comprare lo smocking e le bomboniere da Carlo Pignatelli e pagare al catering la festa di nozze per duecento invitati. Invece un'imprevista e virulenta recrudescenza delle malattie fungine ad inizio Agosto s'è mangiata tutto il surplus, e mi ha lasciato giusto di che vivere e di che pagare i mutui.
Tutto rimandato, dunque. E sono parecchio giù di baracca.
Ehm, e oltretutto dimenticavo la principale conditio sine qua non: che per sposarsi bisogna essere in due, mannaggia!