giovedì 29 gennaio 2009

Buon compleanno Daniel Tammet!


Il ragazzo della foto compirà trent'anni Sabato prossimo. E' autistico, ed affetto da epilessia, sinestesia e sindrome di Asperger. Primo di nove figli ha avuto un'infanzia difficile a causa dei suoi problemi. Parla undici lingue ( undici, non so se mi spiego) e ne sta imparando altre. E' un genio della matematica, che lui vive come forma di poesia, d'istinto e di arte. Ha recitato il Pi greco fino a 22.514 cifre in poco più di cinque ore. Ha scritto un'apprezzata autobiografia. Daniel è gay, convive da sei anni col suo compagno Neil Mitchell e non ha mai fatto mistero della sua unione, parlando serenamente e diffusamente del proprio orientamento sessuale e del proprio universo affettivo. Daniel è un ragazzo con due palle grosse così. Buon compleanno, campione: adesso sei diventato uno dei miei idoli!

Sono soddisfazioni


Di Secondo avevo parlato tempo fa. In termini decisamente lusighieri, al punto che qualcuno giustamente osservò: " Si si, banfi tanto ma si sa che ogni scarrafone è bello a mamma sua; faccelo assaggiare e poi ne riparliamo" . Ebbene, alcuni giorni fa ebbi l'occasione di presentarlo a Ribaldo, così senza pensarci, e anche un pò di corsa.
Stamattina mi arriva questa sua lettera, che mi fa andare in brodo di giuggiole:

"ciao,
spero che tu non sia ancora partito...potresti usare questa mia mail come promozione!
ho bevuto una bottiglia del tuo barbera con F., ieri sera, e è...è...FANTASTICO!!!
Io non capisco granchè di vino, ti posso solo dire che l'impressione mia e di F. è stata straordinaria!
Ora cerco di dirti: è solido senza pesantezza, cordiale ma senza alcuna affettazione, ti sorride ma ha nerbo e cuore, ha forza ma senza alcuna aggressività, è DIVERSO dagli altri ma senza spocchia, ti riscalda senza infuocarti troppo presto...
Non so più che cosa dire, ma ti posso assicurare che queste considerazioni le abbiamo fatte insieme, e quindi...la colpa è da dividere in due!
Ti ringrazio tantissimo di avermelo fatto conoscere.
Da uno che non capisce un accidente, ma è contento se è soddisfatto di quel che beve. GRAZIE !!!"

La cosa mi ha fatto un grandissimo piacere, perché Ribaldo, da buon cuneese, non è certo uno che i complimenti li fa a vanvera. E più ancora perché con la sua sensibilità istintiva ha centrato in pieno il carattere e l'essenza di Secondo, del quale sopra abbiamo un'altra diapositiva.
Grazie Rib!

mercoledì 28 gennaio 2009

Seh, grazie...grazie al cazzo!


E' durata un attimo. Ecco la sua smentita, sempre da Repubblica:

"Non ho mai parlato della mia sfera privata - afferma Bolle - e non intendo iniziare ora, per cui la notizia del mio presunto "outing" non corrisponde a verità. Come è ormai risaputo, non amo parlare della mia vita privata e non rilascio mai dichiarazioni sulla mia sessualità e su quella di terzi e non credo che questo faccia parte dei "doveri sociali" degli artisti e dei personaggi pubblici. Rimane la mia simpatia e il profondo rispetto per le persone omosessuali. Quello affrontato con il giornalista era un argomento generale e non personale. Rimango sempre stupito nel constatare come tutto quello che è gossip e fantagossip viaggi più veloce delle notizie che riguardano invece la cultura e l'arte, che sono invece gli unici argomenti di cui amo parlare e di cui mi faccio portavoce".

Ritiro tutto quello che ho detto prima, l'understatement decantato si è rivelato essere quello provinciale e bigotto certamente non adatto ad un'étoile del genere. Raccolgo i miei cocci e mi ritiro in un risentito silenzio. SGRUNT!

Grazie, Roberto!


Che Roberto Bolle abbia fatto coming out l'ho scoperto da Byb (beh, ad essere maligni è stata la scoperta dell'acqua calda) ; poi ho letto maggiori dettagli qui. E ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, visto che di Roberto sono un fan accanito* e sono pure corregionale, quindi un po' di orgoglio campanilistico me lo vorrete far spupazzare o no?. Mi è piaciuto lo stile e l'understatement molto subalpino dell'annuncio, che del resto è quello a cui il personaggio ha finora conformato la sua immagine pubblica, e che ritengo possieda in forma innata. Mi auguro però che contrariamente a quanto potrebbe far intendere l'articolo di Repubblica, il profilo coraggiosamente riservato, discreto e non ipocrita mantenuto finora non sia solo una maschera da usare per coprirsi il volto nel nostro Paese bigotto e pettegolo. Mi auguro non gli vengano mai certe scalmane post-coming out che hanno invece colpito senza pietà celebri e paffuti conduttori televisivi o anziani e rispettati parolieri. Ma poichè la classe non è acqua, e di classe Roberto ne ha da vendere, al momento dormo fra due guanciali. E lo ringrazio tantissimo.
(Ma guardatelo! Ma non è un amore???)

* Anche Lui è un fan accanito, anzi , di più. Ma non è stato lui a trasmettermi la Bollite, giuro: ce l'avevo già prima che lo conoscessi!

...et ad nostrae Romae metropolim optima perduximus vina


Questa volta il lavoro mi porta lì, in una città che amo ma che per tutta una serie di concause ho visitato una volta sola nella vita. All'epoca ero un ragazzino appena diciottenne, timido ma avventuroso; lei una metropoli bellissima e disperata. Ci rimasi una settimana, dormendo dove capitava con un'incoscienza che oggi, forse, non sarebbe più perdonata. E i ricordi sono ancora vivissimi e intatti. Ricordi di interminabili camminate sotto la callaccia agostana, di emozioni e di scoperte, di folgorazioni e di stupore. Circo Massimo deserto e infuocato, Caravaggio a San Luigi dei Francesi, piazza Navona di notte con Maga Maghella che teneva banco e io non sapevo nemmeno chi fosse, l'Aracoeli ed il portico d'Ottavia, il soffio dolciastro e levantino del Tevere, le pantegane che scorrazzavano indisturbate in via Margutta, le infinite scritte rosse e nere sui muri del Tiburtino, la camerierona flemmatica vicino a Campo dè fiori che mi aveva preso in simpatia e mi dava razioni smisurate : "Magna cocco de mamma, passerotto de zia, magna che sei magro come un chiodo, magna, magna!". E poi Lui, e fu il primo. Leggeva "Cent'anni di solitudine" ad una fermata del tram, ed i nostri sguardi si incontarono e si fusero per un attimo interminabile. Il tram passò, ma nessuno di noi due salì. Lui era forse più grande di me, ma più delicato nella sua aria sognante e romantica, nella bocca socchiusa e negli occhi grandi e stellanti. Io avevo l'aria da duro che assumono i contadini quando arrivano in città decisi a vendere cara la pelle. Ci inseguimmo per un intero pomeriggio, braccandoci l'un l'altro come cacciatori inesperti ma tenaci; lui avventuroso ma timido come me, e come me in attesa di un gesto, di una parola che avesse sbloccato lo stallo di quella taciturna partita a scacchi . Col passare dei minuti cresceva il desiderio, e con esso la disperazione nel constatare che sia io sia lui eravamo incapaci di quel gesto, di quella parola.
La nostra caccia reciproca ci portò verso sera alla fermata del tram da dove era iniziata: evidentemente s'era fatto tardi, e Lui doveva tornare a casa. Lo avrei seguito su quel tram; lo avrei seguito in capo al mondo. Arrivò un signore sulla quarantina, con una valigetta in mano, che lo apostrofò con allegria: "Ciao Robbè! Che ci fai qua?". Si chiamava Roberto, dunque. E rispose: "Ciao papà, ho fatto tardi e sto rincasando". "Bene-rispose il signore- così si fa la strada insieme!".
Arrivò il tram e salirono. Io no. Roberto salì per secondo, e si girò a mandarmi un lungo sguardo addolorato, stringendosi nelle spalle come per dire :"Perché siamo così scemi?". Io gli sorrisi, e distesi la mano in un cenno di saluto altrettanto addolorato e altrettanto definitivo. Fu la prima volta in cui stabilii un contatto, sia pure fugace, con qualcuno che ricambiava in uguale misura quello che avevo dentro; e ci si adattava come la noce in un guscio. E di quel Roberto che fece così tanto per me non mi rimane che l'immagine di un volto incantevole, ed il nome che non ho più dimenticato.
"Stat rosa pristina nomine,
nomina nuda tenemus".

martedì 27 gennaio 2009

Giorno della memoria


Come gay ho imparato cosa vuol dire essere odiati, perseguitati, vilipesi e disprezzati per il solo fatto di incarnare incolpevolmente le paure, le fobie, l'ignoranza e la stupidità di chi si sente "normale" e pretende di obbligare e ricondurre alla propria "normalità" qualsiasi cosa non le rassomigli . Come gay ho imparato cosa vuol dire essere respinti e rifiutati a priori , indipendentemente dai propri comportamenti, dalle proprie capacità, dalle proprie doti morali, dalla propria dignità di persona. Come gay ho imparato da sempre a stare dalla parte degli "altri", e a provare raccapriccio, pena e paura ogni volta che vedo negare e combattere l'alterità.
Così per me oggi è un giorno importante, e la memoria della Shoah parte come un sasso di montagna che diventa una valanga, trascinando con sè la memoria di mille altre sopraffazioni antiche, recenti e presenti. Elfobruno ha scritto un bellissimo pezzo, e come al solito mi ha toccato il cuore, e come al solito non serve aggiungere altro a pensieri che dovrebbero essere dentro ad ognuno di noi. Ricordare. Oggi il mio ricordo ha il volto sorridente di Halimi Ilan, ragazzo ebreo della civilissima Francia, sequestrato nel 2006 da una banda di fanatici e ucciso dopo tre settimane di torture solo perché ebreo. Per nient'altro. Oggi è lui il mio ricordo, il mio dolore e la mia rabbia.

martedì 20 gennaio 2009

A pensar male etc. etc.

Sulla canzone che il Piccione presenterà all'ormai imminente festival di Sanremo si sono già versati i proverbiali fiumi d'inchiostro. Molti si sono stracciati le vesti in anticipo, molti altri, incrollabilmente buonisti e relativisti, hanno detto : " diamine, sono solo canzonette, aspettiamo di leggere il testo definitivo, magari il diavolo non è brutto come cercano di dipingerlo, magari è una bella storia, e di sicuro qualcuno ci sta marciando un po' troppo nel bandire crociate anzitempo. " Bene, il redde rationem è arrivato, e la canzone di Povia non ha più segreti. Nè, ahinoi, il Povia-pensiero: l'una e l'altro svelati da un'intervista concessa ( guardacaso) al settimanale "Tempi", e largamente anticipata dalle agenzie e dai quotidiani.
Chi vuole può cominciare a leggere qui. Mi piace comunque riportare questo passo da "Repubblica", che comincia a svelare l'arcano:

"La canzone alterna un cantabile ritornello a un rap giocato sul tempo medio, e grazie alla torrenziale fluidità dello schema rap, racconta con dovizia di particolari la storia di Luca, la sua infanzia, dominata da una madre iperaffettuosa e un padre che non regge il disagio, se ne va, comincia a bere, di fatto scompare dalla vita di Luca finché, seguendo un determinismo meccanico, da manuale di psicologia minore, arriva un uomo adulto (in zona di sospetta pedofilia) che gli regala il tanto agognato amore. La canzone si avventura a citare Freud, evoca le gare di sesso tra il ragazzo e l´adulto, e poi approda alla rivelazione finale. Luca scopre che attraverso una lei può finalmente smettere di essere gay. Non fa una piega. Il Luca di fine canzone è un uomo ritrovato, con moglie e figli, appagato e "normale". Povia lo dice molto chiaramente: l´omosessualità non è una malattia, bontà sua, ma una deviazione sì, un errore causato da una pessima situazione familiare, e quindi rimediabile. Insomma la buona notizia è che per i gay non tutto è perduto, una speranza di redenzione c´è."

E per soprammercato aggiungo pure questa perla piccionesca riportata da Ansa:

"Gli omosessuali vivono un frenetico nomadismo sentimentale. Comprensibile: come chiunque altro, cerca altro da se'. Se nell'altro trova solo qualcosa di simile, il rapporto non puo' che essere effimero e compulsivo. Non puo' esistere stabilita' e fedelta' nel mondo gay''.
Tanto per far capire il livello.

Chi ama i colpi di scena, le catarsi e le agnizioni stia tranquillo, perché c'è anche l'infanzia derelitta, le sere nere , il disagio , Joseph Nicolosi e la "terapia riparativa".
Insomma, tanto tuonò che piovve. Ma il tragico non è nemmeno questo: è piuttosto la fondata possibilità che "Luca era gay" vinca il festival di Sanremo!


venerdì 16 gennaio 2009

Del perché lo gnocco si chiama gnocco


Niente da fare, non lo saprete mai. Cioè, io c'ho provato. Ma per quanche misteriosa ragione il copia-incolla dà origine a tanti e tali incommensurabili problemi, che mi dichiaro battutto , e vi risparmio il peraltro godibile pezzullo di etimologia erudita.
Non vi risparmio l'immagine dello gnocco, però, che sapervi neghittosi ed indolenti mentre sarò via mi fa venire lo s-ciopone!

giovedì 15 gennaio 2009

Giorno dopo una serata triste.


Vieni qua. Abbracciamoci. Tanto stretti da rimescolare le nostre tristezze fino a farle diventare un sorriso. Tanto stretti da dimenticare il male che può averci fatto il nostro passato, e da imparare a gustare solo il bene ed il bello che ci ha donato. Vieni qua. Stringimi, perché l'Inverno è ancora lungo; e i brividi che ogni tanto mi assalgono solo tu, adesso, puoi farmeli passare.
Vieni qua. Ti stringo. Aiutiamoci.

mercoledì 14 gennaio 2009

Indovina chi viene a cena ( nella pubblicità).


In macchina. Ascolto distrattamente Radio2 mentre penso alle mie faccende. Mandano la pubblicità.

Voce di uomo profonda, calda, sensuale e sexy; tono severo e leggermente preoccupato:
"Ah, mia mamma è stata un'insegnante di inglese. Quindi , se dirai qualcosa in inglese, attenzione alla pronuncia, o ti stronca. E niente commenti sulla cucina: sa benissimo di essere una pessima cuoca, ed è un suo cruccio."

Altra voce di uomo profonda, calda, sensuale e sexy: tono rilassato e leggermente sbarazzino:
"Tranquillo: so come piacere alle mamme!".

Non sono Pico della Mirandola, e le frasi non erano propriamente così: ma insomma, il succo e l'effetto sono quelli.
Segue slogan delle auto Skoda.
L'idea è quella, ritrita, dell' indovina chi viene a cena : ma la sorpresa finale è ancora una volta spiazzante e divertente: oltre che, di questi tempi, coraggiosa al punto da imporsi con autorevolezza. Penso che allo spot radiofonico corrisponda anche una versione video, e sarei curioso di vederla. Chi ne sa qualcosa?

martedì 13 gennaio 2009

Dedica


Dovrei fare il post sulle mie peregrinazioni facebookiane, ma non ne ho voglia. In realtà è un periodo strano: per certi versi pieno di slanci, per altri inconcludente ed abulico. Mah, sarà l'inevitabile jet-lag che si accompagna ad ogni ritorno a casa. Poi Venerdì mattina parto per Lione, e la mente è già in parte assorbita dal viaggio. Appena passato il Frejus, spasmodicamente la mia mano correrà alla radio cercando Radio Nostalgie, come faccio da anni. Cioè, non so se sapete che razza di radio si devono sorbire i poveri cugini d' Oltralpe, ma se non lo sapete, credetemi: meglio un canale che manda evergreen gallicane e grandissime , che non le brutte copie delle nostre "Radio Babboleo", dove, a peggiorare la situazione, Madonna e Shakira hanno l'accento sull'ultima vocale, e Britney diventa "Britnè". E con Radio Nostalgie mi ammazzerò di lacrime e di sue canzoni. Una in particolare, che ancora oggi su quelle frequenze va via come il pane, e che ogni volta mi provoca più brividi dei -12° di questo normalissimo inverno. Chi la vuole ascoltare la ascolti, prestando molta attenzione all' 1,31esimo minuto, quando a me puntualmente prendono i crampi allo stomaco.
Come si faceva negli anni '80, quando ancora le radio commerciali si chiamavano "radio libere", prendendo un po' troppo sul serio la mia emotività dedico i fricciconi che mi provoca Edith Piaf :
1) Al mio Amore lontano , alla sua taumaturgia potente ed ai sorrisi interiori che sa regalarmi.
2) All'Uomo delle risaie, che malgré lui è costretto ad occuparsi di datteri e di cammelli.
3) Al principino milanese ( sembra un ossimoro, ma si può essere milanesi ed anche principini), se ha cuore ed anima per capire la Francia in questa canzone.
4) A Ribaldo, carduccianamente "possente e paziente", che ha cuore ed anima per capire la Francia in questa canzone.
5) A Simonchio, a cui questa canzone provocherà l'orticaria (ma è solo per farmi perdonare di non aver ancora postato il Dicembre di Folgore)
5) A tutti quelli che seguono questo blog, e in particolare Edgar, Miss Marple, Poto, Byb&Lore, Antonio&Ben, Tina &Tino, Josh&Simone, Marco&Marcello, RGS, Sandrino, Carlo, Rudi, Omoerosilcuinomenonsisà, Josh&Simo, Pier, Ars. Ovviamente l'ordine dell'elenco è del tutto casuale.
6) A tutti quelli che ho fatalmente dimenticato, ma che non per questo mi sono meno cari.

E mo' basta, che sembro il frate che doveva sposare Giovannino e Valeriana in "Viaggi di nozze":
"Preghiamo per tutti quelli che avrebbero dovuto essere qua ma non ci sono"!

giovedì 8 gennaio 2009

Dite Amici ed entrate




Mi sto convincendo sempre di più che il famoso e famigerato Facebook sia assimilabile alla carta igienica profumata, a Maria De Filippi, al verme solitario, e più in generale a tutte quelle cose senza le quali la vita sul pianeta non cambierebbe d'una virgola, ma che per il solo fatto di esistere una qualche funzione, alla fin fine, riescono misteriosamente a ricoprirla.
Così mi arrovello e mi arrabatto per cercare di capire quella dell' affollato social network: escludendo a priori possa trattarsi di un mero "trova-amici" (naaaaaaa, troppo facile!) mi avventuro fra i suoi oscuri labirinti come la Compagnia dell'Anello nelle miniere di Moria.
Credo che se mai troverò una risposta, essa mi sarà data dai "gruppi" che vi pullulano come parameci negli acquitrini, e che si moltiplicano con uguale, tumultuosa rapidità. Perché se è abbastanza semplice intuire cosa abbia spinto 6.715 persone ad iscriversi a "Scommetto che trovo 50.000 persone che odiano Gigi d'Alessio", o altre 10.223 a " Vogliamo Luciana Littizzetto ministro dell'istruzione", diventa problematico farlo con i 9.800 poveracci che aderiscono a "La cacca fatta nel proprio bagno è sempre la più soddisfacente" o con i 21 disgraziati di "Conosci anche tu una donna con il pomo d' Adamo?". E dunque ritengo che il mistero dell'essenza di Facebook sia nascosto proprio negli oscuri impulsi che possono spingere un individuo quasi sempre adulto, o quanto meno presumibilmente licenziato dalla scuola dell'obbligo, a macchiarsi di simili colpe.
Ma non è tanto di queste avventurose esplorazioni che vorrei parlare, quanto di una scoperta fatta nel corso di esse. Una scoperta divertente ed inquietante al tempo stesso.
Per ridurre le dimensioni ed il peso del pippone, le dedicherò il prossimo post.


mercoledì 7 gennaio 2009

Les voici, les neiges d'antan!


Ventiquattr'ore di nevicata ininterrotta, quaranta centimetri di accumulo al suolo: era da più di vent'anni che qui non succedeva. Oggi pomeriggio, imbacuccato come Amudsen in Antartide, sono andato a scrollare le mie povere piantine d'ulivo già duramente provate dalla tormenta di fine Novembre.
Sembrava gemessero, curve sotto il peso della coltre compatta che quasi le prostrava a terra.
Dopo averle liberate mi sono attardato nel biancore lattescente ed intatto: mi sono attardato a ruzzarci dentro, a scivolarci e sprofondarci come in un confortevole letto di piume. Nevicate come questa non ti fanno tornare bambino, ma ti permettono di rivedere la tua infanzia, di riviverne odori, immagini e sensazioni.
Insomma, quel briccone di François Villon si sbagliava: non è vero che le nevicate di una volta non tornano più. Farle tornare dipende da noi.
Così mentre facevo a palle di neve col cane ho pensato di riportare qui la sua antica ballata, che il grande Georges Brassens, secoli dopo, utilizzò poi per una delle sue più belle canzoni.

Ditemi dove sono, in che paese
Flora, la bella romana,
Aspasia, o Taide
che fu sua cugina germana,
Eco, la cui voce rimbombava
al di sopra di un fiume o di uno stagno,
e che fu di bellezza sovrumana.
Ma dove sono le nevi di una volta?

Dov’è la dottissima Eloisa,
per lei Pietro Abelardo fu castrato
e messo in convento, a Saint Denis.
Per amor suo subì questo destino.
E ditemi ancora, dov’è la regina,
quella che ordinò che il saggio Buridano
fosse gettato in un sacco nella Senna?
Ma dove sono le nevi di una volta?

La Regina Bianca come un giglio
che cantava con voce di sirena,
dov’è? E Berta dal gran piede, e Alice,
Eremberga che governò il Maine, e Beatrice?
Dov’è Giovanna, la buona lorenese
che gli inglesi bruciarono a Rouen?
Dove sono, dove, Vergine Sovrana?
Ma dove sono le nevi di una volta?

Voci lontane...sempre presenti.



"Tirannide indistintamente appellar si debbe ogni qualunque governo in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi può farle, distruggerle, interpretarle, impedirle, sospenderle o anche soltanto eluderle con sicurezza e impunità.
E quindi o questo infrangi-leggi sia ereditario o elettivo, usurpatore o legittimo, uomo buono o tristo, uno o molti; a ogni modo , chiunque ha la forza effettiva che basti a ciò fare è tiranno; ogni società che lo ammette è tirannide; ogni popolo che lo sopporta è schiavo."

Vittorio Alfieri , 1789

"Sia pace ai frati, purchè sfratati
e pace ai preti,
ma pochi e queti;
cardinalume
non tolga lume,
lo maggior Prete
torni alla rete"

Vittorio Alfieri, 1802


Che quel vecchio trombone del mio conterraneo fosse stato un po' preveggente?


martedì 6 gennaio 2009

Giochino epifànico


Ok, dopo averlo visto da Byb e da Edgar ci sono cascato, e l'ho fatto anch'io. Il giochino in sè sarà anche scemo, ma mi ha divertito. Ed ha casualmente costruito una piccola, personalissima imagerie che in qualche modo mi rispecchia. Però ancora non riesco a capire come mai la mia età veneranda sia stata associata ad un simile pezzo di sorco: ah, gli insondabili misteri della Grande Ragnatela!


1) La tua età al prossimo compleanno:



2) Un posto che vorresti visitare:

3) Il tuo posto preferito:

4) Il tuo oggetto preferito:
5) Il tuo cibo preferito:

6) Il tuo animale preferito:

7) Il tuo colore preferito:

8) Il posto in cui sei nato:

9) Il posto in cui vivi:
10) Il nome di un animale domestico che hai avuto:

11) Il tuo nick sul blog:

12) Il tuo vero nome:
13) Il nome delle tue nonne: paterna...
14) ...e materna:

15) Una tua brutta abitudine:

16) La tua vacanza preferita:

lunedì 5 gennaio 2009

Il coraggio di essere veri cristiani

Scopro solo oggi questo interessante scritto di don Barbero, che riporto integralmente, in merito alle recenti prese di posizione del Vaticano .
Lo pubblico perché queste cose non si vengono mai a sapere, e si finisce per convincersi che essere cristiani voglia dire essere come la Binetti o come Povia.



"Ratzinger come Hitler "

di don Franco Barbero

Ho già rilasciato una dichiarazione oggi a Micro Mega, ma intendo in questi giorni proseguire la riflessione sulla mostruosa dichiarazione vaticana. Opporsi alla depenalizzazione universale dell'omosessualità significa fornire legittimazione , anzi incitamento, alle violenze, alle torture e alle esecuzioni capitali contro gli omosessuali. Quindi Ratzinger,in sostanza, si muove esattamente nella prospettiva sterminatrice e assassina di Hitler. Bisogna dirlo chiaro e forte. In questo momento in cui l'arroganza delle destre colpisce gli omosessuali con ritmi quotidiani, il vaticano favorisce questo fiume di aggressioni e di violenze. Il papato romano si è messo apertamente dalla parte dei violenti ed è diventato uno dei maggiori maestri di immoralità e di degrado morale. Come cristiano provo un profondo ribrezzo per una istituzione che presume di parlare in nome di Dio mentre è in preda al delirio di onnipotenza, tipica patologia dei tiranni. La chiesa di Gesù va cercata altrove e, in piena solidarietà con le lotte degli omosessuali , delle lesbiche e dei transessuali, sono sicuro che la storia getterà nella pattumiera molto presto questo sudicio documento della criminalità vaticana. Tutto questo ci dice che sempre di più dobbiamo guardare avanti fiduciosamente e lottare per l'espansione dei diritti.

domenica 4 gennaio 2009

Capodanno


Se dovessi usare un'immagine per raccontare la felicità di questi giorni, allora userei quella di sopra per spiegarne la simmetrica perfezione, e quella sotto per rivelarne la luce intima e calda.
Ma al tatto la mia felicità aveva una consistenza di seta e di velluto; aveva il sapore di torta al cioccolato e di the alla vaniglia; il suono delle nostre risate e dei nostri sospiri; l'odore tiepido di nido e quello pungente della neve osservata dal balcone. La mia felicità è stata un insperato incantesimo , un vortice di magia con dentro tante di quelle sensazioni, ed emozioni, e scoperte, e rapimenti e bellezze, ( ci si è messo pure Lorenzo Lotto, a fare la sua parte! No, dico: Lorenzo Lotto!) che non credevo fosse possibile racchiudere in quattro giorni.
Ma l'incantesimo più grande è stato nel rendermi conto di non essere solo " un grumo agitato di guai e di rancori che recrimina perché l'universo non si dedica a renderlo felice" .
Grazie per avermi donato tutto questo.