lunedì 29 settembre 2008

Pausa


Eppure sono bei giorni. Fa freddo, si: ma la luce è polverosa e sgranata come in un dagherrotipo, e basta niente perché si carichi di paludamenti ocra e terrosi che il verde ormai morente delle vigne non riesce più a controbilanciare. Abbiamo finito le uve bianche e quelle rosse precoci, e come al solito sospendiamo per un po' di tempo prima di passare alle tardive. Nelle annate calde e siccitose la pausa è brevissima; adesso invece non ci mettiamo fretta. Annusiamo il vento, osserviamo la luna, studiamo i segni della terra, delle ombre e degli animali: il bel tempo durerà.
Sono giorni estenuati e un po' tristi come un post-coitum: non ti permettono ancora di tornare alla normalità, ma ti lasciano dentro come un larvato senso di insoddisfazione e di vuoto. Mi accorgo di aver voglia di letargo. Nel cavo del mio albero ho accumulato una buona provvista di ricordi felici che potrò sgranocchiare in santa pace, e che, se sarò giudizioso, mi potranno bastare per tanto, tanto tempo. L'anima ormai dovrebbe aver messo su la folta pelliccia invernale, che mi permetterà di sopportare agevolmente i rigori del freddo più intenso. E le mie vicissitudini antiche e recenti saranno la chiusura che sigillerà la mia tana.
Buio.
Tepore.
Silenzio.
Dormire.

PS: l'inevitabile colonna sonora per questi giorni.

mercoledì 24 settembre 2008

L'imprenditore, il bravuomo e il gay


L'imprenditore: " Cazzo vuol dire che tua madre ha avuto un infarto e devi tornare a Sofia? Io mi sono fatto un culo così per assumerti e metterti a posto e tu mi molli dopo dieci giorni, con tutto quello che resta ancora da fare? Ma allora è vero che laggiù siete zingari, cioè, te la tiri da rapper ma sei zingaro. No, adesso no, i soldi domani mattina, credi che abbia la banca in casa? Sbatto coglioni se hai il treno stanotte, ne cercherai uno domani. Certo, alla stazione ci vai da solo, mica sono un taxista, sai? Ah, hai visto dove ho messo il Lexotan?

Il bravuomo: " Oh, ma mi dispiace tanto per tua madre, speriamo si riprenda presto. E anche tu poveretto, guarda che sfacchinata sei costretto a sobbarcarti! Eh si, mi dispiace anche che te ne vai, abbiamo lavorato bene insieme, e poi mi hai fatto compagnia. No no, certo che te li do adesso i soldi, vado giù in paese e li prelevo col bancomat. Ma cosa ti porto in stazione, in questo buco di culo non passano treni fino a domattina. Andiamo a Torino, è l'unico modo per arrivare a Milano in orario".

Il gay : "Nooooooooo!!!!! E come faccio adesso senza il tuo sorriso, senza i tuoi occhi? Senza vedere quella tua faccia da Vin Diesel da giovane, senza sfiorare come per caso la tua pelle d'ambra, senza ammirare il sudore che ti imperla la peluria del petto quando ti levi la maglietta? Cattivo, cattivo e cattivo, ecco!!


L'imprenditore: "Cioè fatemi capire, ma vi chiamate davvero Ugo, Sugo e Sbrego? Cioè ma da dove venite, dal circo Togni? Ah, bulgari pure voi: andiamo bene. Sentite, a me m'hanno già fregato quattro volte i vostri connazionali, quest'anno, quindi vi provo un giorno e se non mi piace come lavorate, raus! Ah, avete visto dove ho messo il Lexotan? "

Il bravuomo: "Eh lo so, la sistemazione è quella che è , ma almeno avete la vostra stanza e il bagno. Sentite, io vi metto a posto, però poi non mi piantate in asso dopo una settimana, vero? "

Il gay: " Cioè fatemi capire, ma vi chiamate davvero Ugo, Sugo e Sbrego? Io pensavo Shrek, Learch e Ulk. Si tesoro, quello del film. Povero me, ma proprio tre zoticoni buzziconi come voi mi dovevano capitare? Sentite, qui c'è il docciaschiuma al sandalo e agrumi, qui "Le male" di Gaultier, qui le pinzette; come a che servono? Cari, voi non avete sopracciglia , voi avete la giungla amazzonicaaaaa!!!"

L'imprenditore: "Cazzo cazzo cazzo! C'è ancora meno roba di quel che sembrava. Porca puttana, e con quel che costa vendemmiarla! E s'è scassato pure l'impianto frigo, minimo son cinquemila in più che se ne vanno. Ragazzi, qui siamo davvero alla canna del gas, qui conviene chiudere i libri e chi s'è visto s'è visto, cioè ma cosa facciamo lavoriamo un anno intero in perdita? A proposito, qualcuno ha visto dove ho lasciato il Lexotan? "

Il bravuomo: " Eh vabbè, è andata così cosa possiamo farci. Le vere disgrazie sono altre. Si, sarà dura, qui davvero c'è il rischio di non farcela nemmeno a pagare le rate. Ma disperarsi a cosa servirebbe? Possono prenderci tutto, fuorchè l'onore e la vita, che è salva. Questa però mi sembra di averla già sentita".

Il gay: " Uffaaaaaaa!!! Fino all'anno scorso in vendemmia riuscivo a farmi venire le braccione, i bicipitoni e i pettoraloni a forza di sollevare casse d'uva; quest'anno con la scarsità che c'è siamo già a metà e mi ritrovo ancora le braccine, i bicipitini ed i pettoralini. E' un'ingiustiziaaaaaaa!!! "

domenica 14 settembre 2008

In articulo vitae


Io: "Mi è ripreso quel famoso dolorino al cuore. Comincia un paio d'ore dopo essermi svegliato, e prosegue ad intermittenza per tutto il giorno. Se mi viene l'infarto e non muoio subito dovrai aver pazienza e risalire tutto lo Stivale per l'estremo saluto. Se capitasse ti chiederò di sposarmi in articulo mortis, non voglio morire zitello. Tanto chettefrega, rimani vedovo subito dopo ed avrai tutto il tempo per risposarti. L'eredità sarà modesta, un po' di libri e parecchi dischi, ma quelli di vinile. Magari non potrai ascoltarli, però sul mercato dei collezionisti ci potrai tirar su un paio di migliaia di euri.
Le uniche altre proprietà intestate a me sono un ettaro di vigna e mezzo ettaro di prato, ma credo che in questo caso le tue cognate impugnerebbero il testamento."

Lui : "Ok per il matrimonio in articulo mortis, e per l'eredità extra-cartacea che non mi interessa; ma cosa mi metto per la cerimonia?"

Io: "Per la cerimonia non preoccuparti, niente giacca e cravatta, quelle per altre occasioni. Ma magari una maglietta glitterata molto aderente andrà benissimo."

Ovviamente l'invito per l'eventuale estremo saluto ( tiè!) è esteso a tutti. Nel caso Lui fosse impedito da qualche contrattempo o da uno sciopero degli autoferrotramvieri, qualcuno si tenga pronto per il matrimonio in extremis, mi raccomando!

lunedì 8 settembre 2008

L'armata Brancaleone


Dormo come il principe di Condé prima della battaglia di Rocroi. Mi ridesto da solo senza bisogno della sveglia, riposato e pieno d'energia. Invece del solito caffè riscaldato mi regalo una colazione che manco Larissa, la figlia di Fiona May. Scelgo accuratamente il look per la giornata: calzoni mimetici, maglietta verde da marine, anfibi. Bacio il gatto che mi guarda con ammirazione ( prima di ogni cimento è importante poter baciare qualcuno!) e scendo nel cortile inondato dalla luce dorata di un mattino particolarmente radioso, ad aspettare i sei vendemmiatori che mi deve mandare una cooperativa di lavoro. Arriva Dragan, il mio operaio fisso, con la moglie Inna.
Non si presenta nessun altro. Mi attacco al telefono per rintracciare il responsabile della cooperativa, il cui cellulare, ovviamente, " non è al momento raggiungibile". Ora, io ho di buono che in frangenti del genere non dò mai di matto, mi incazzo soltanto come un bufalo con le emorroidi. Distruggo a calci tutto quanto riesco a reperire nel raggio di una cinquantina di metri e mi assicuro un posto all'inferno per i commenti che indirizzo ad alta voce a tutta la Curia celeste. Poi passo all'azione: mi fiondo in macchina e scendo in paese. Metto a frutto la mia perfetta conoscenza delle lingue slave ( edèn, dva, citiri, pet; tuca, deca, caco, rabota: più o meno il mio repertorio è tutto qui) e cerco di assoldare qualche mercenario. Facile a dirsi, ma le cooperative rastrellano gli stranieri senza lasciar loro il tempo di scendere dalla macchina o dalla corriera.
Passano le ore, non trovo un cane. Sono ormai le 15, e provo un leggero ma crescente senso di panico. Un anziano macedone ha compassione di me e mi dice: "Fratélo, vai a Lidel: sicuro là trovi disperati per rabota". Ci vado e li trovo davvero, i disperati: quelli che manco le cooperative hanno voluto assumere. Li assumo io, non fosse altro per regalarmi la più favolosa squadra di lavoro mai avuta alle mie dipendenze:
-un pianista bulgaro secco secco con dita lunghissime che ascolta Chopin in continuazione mediante un vecchio lettore di CD. Potrebbe campare agiatamente facendo il sosia di Prince nelle feste di compleanno, ma si incaponisce a sbarcare il lunario facendo il bracciante agricolo.
-un rapper bulgaro ed inspiegabilmente mulatto che vive in uno sperduto villaggio sui monti Rodopi: canta benissimo ( ha voluto farmi ascoltare alcuni pezzi) ma purtroppo solo in bulgaro, e nel suo sperduto villaggio il rap in bulgaro è un articolo che non incontra.
-una signora bulgara sulla sessantina: decisamente sovrappeso, chioma platinata, fuseaux leopardati e grinta alla Divine nel suo periodo più trucido. Non potevo farmela scappare.
-un padre di famiglia bulgaro, un po' tonto, con il figlio un po' tonto che però parla bene l'italiano, e la figlia un po' tonta che però ha un caratterino che lévati.
Insomma, non so se lavoreranno ( ma certamente non saranno da meno del personale raccogliticcio che mi avrebbe inviato la cooperativa) ma sono molto fiero della mia piccola Invencible Armada.
Branca! Branca! Branca!

domenica 7 settembre 2008

Marmittone va alla guerra


Fra le strida e le bestemmie
incomincian le vendemmie
e i soldati soffron molto
per il peso del raccolto,
ché fra ceste e fra corbelle
ne vedranno delle belle.

Marmittone, poverino,
s'è nascosto dentro un tino;
ma lo trova il caporale
e per lui finisce male:
"T'ho scovato, fannullone!"
e lo porta alla prigione.

Si comincia domani. Come in ogni battaglia, il "prima" è sempre molto peggiore del "durante"; e mentre abbassi la visiera dell'elmo, imbracci la lancia e affondi con più forza i piedi nelle staffe, ti accorgi che di tanta ansia, di tante paure, di tanti scoramenti non ti rimane altro se non un batticuore costante. Come diceva mio nonno mentre con un giornale sotto braccio si dirigeva risoluto allo sgabiotto del cesso in fondo al cortile: "Quando è ora, è ora. E indietro non si torna".
Si comincia domani, e la guerra guerreggiata andrà avanti per un tre settimane, clima permettendo. Ovviamente dovrò ridurre in modo drastico le mie visite al pc: non sparirò del tutto, ma il tour de force, la stanchezza che lo scorterà, e la quindicina di persone che da domani mi tireranno in continuazione per la giacchetta mi permetteranno di dedicargli ben poco tempo.
Ma penserò con insistenza agli amici ed alle persone care che grazie a questo blog sono entrate a far parte della mia vita; e a quelle che c'erano già, e che questo blog mi ha permesso di riavvicinare. Spero che loro facciano altrettanto, e che mi scusino per i silenzi delle settimane da poco trascorse, e di quelle future. Ritornerò, spero.
Intanto chi desiderasse sapere come sarò e come vivrò a partire da domani, guardi qua!
Baci a tutti.

mercoledì 3 settembre 2008

Quando ivit Appuliam


Mi piace pensare che ogni essere umano sia il frutto, anche, dei luoghi che in qualche modo lo plasmano, lo formano e lo segnano: magari soltanto regalandogli emozioni, sogni, speranze, felicità o dolori; magari senza dovergli fornire terra in cui affondare radici ad ogni costo.
Io ad esempio sono fatto in gran parte di queste colline, ad un tempo Far West e Vandea: ma non sarei così se dentro di me non ci fossero dosi robuste di Appennino, di Loira, di Provenza e di Toscana. E di Puglia. Curioso come quest'ultima accompagni il mio cammino da quando avevo 16 anni ed ero, per inciso, molto più sveglio ed intraprendente di oggi. Lo fa con discrezione, ciclicamente, ma con ammirevole costanza. Attraverso i ricordi, si; ma anche attraverso struggenti esperienze sempre nuove e sempre destinate prima o poi a trasformarsi in quelli. Attraverso persone amate e desiderate che il Destino vi ha fatto nascere o risiedere.

Perché 'sto pippone filo-pugliese?
Ma perchè Manfred, incallito ed impenitente vacanziere, mi ha mandato questa meravigliosa istantanea dal Gargano, che a sua insaputa ha provocato in me tutta una serie di slavine e frane emozionali:

" L'altro ieri sono andato in montagna, e volevo parlartene (ma come ti dicevo, ho fatto capolino qui solo fugacemente). Non è successo nulla di che, ho scoperto degli angoli ancora più suggestivi di Monte Sant'Angelo (sono molto pittoreschi i paesini del Gargano, anche se incredibilmente li conosco poco), e soprattutto il viaggio d'andata è stato spettacolare. La vista del Golfo, scenografica pur con le brutture del cemento e le ciminiere ormai dismesse, era nitida. Il cielo era bizzarro, alcuni nuvoloni si erano stanziati proprio lungo il percorso, e giacevano là, immobili, coprendo parzialmente il Sole, e fornendo l'impressione di un tramonto in corso, con la luce arancio, rosata, rifratta più in basso, verso la pianura; incredibile, visto che in realtà non erano neppure le 17:30, e il Sole era lontano dallo sparire persino dietro la montagna. Più in là si scorgevano, fumosi, la Murgia e il Subappennino, cosa non infrequente, ma impossibile nelle giornate mediamente umide; pareva di essere in un quadro di Leonardo."

P.S. L'immagine che ho scelto è il quadro di un pittore pugliese: mi sembra che renda abbastanza bene l'idea del paesaggio ammirato da Manfred.

P.P.S. Le vacanze sono finite anche per lui, tiè!!!

Stelle


Il morale di questi giorni, già alto di suo, è schizzato alle stelle dovo aver visto da Fireman questo bel filmato. Superfluo dire in quale dei protagonisti mi sono identificato.

lunedì 1 settembre 2008

In ritardo

D'agosto si vi do trenta castella
in una valle d'alpe montanina,
che non vi possa vento di marina,
per istar sani e chiari come stella;

e palafreni da montare 'n sella,
e cavalcar la sera e la mattina:
e l'una terra a l'altra sia vicina,
ch'un miglio sia la vostra giornatella,

tornando tuttavia verso la casa;
e per la valle corra una fiumana,
che vada notte e dí traente e rasa;

e star nel fresco tutta meriggiana:
la vostra borsa sempre a bocca pasa,
per la miglior vivanda di Toscana.


La fine dell'Estate è il momento dell'anno che più di ogni altro ti lascia smarrito ed indifeso davanti all'ineluttabilità del trascorrere del tempo. Lo dicevano i Righeira, mica cazzi.
La mia Estate è finita oggi. Dopo giorni di sole e di caldo imprevedibili correnti atmosferiche han portato fin qui tiepidi nuvoloni d'umidità salmastra, indolente e sensuale per il forte profumo di mare che si portava con sè; ed hanno reso più malinconico l'addio. Ma mentre facevo ciao con la manina ad un altro anno che se ne va, a momenti mi è preso un colpo ricordandomi di non aver ancora postato il sonetto di Folgòre relativo ad Agosto, e la corrispondente inarrivabile miniatura dei fratelli Limbourg. Sperando che le anime belle dell'uno e degli altri vogliano perdonare la mia sbadataggine, provvedo in extremis.