domenica 30 novembre 2008

Amors de terra londanha


Se il rivolo della fontana
si schiara siccome far suole
e la rosa nel bosco é sovrana
e già l'usignolo sul ramo
canzon variata fa e piana
e leviga il canto e l'affina
è giusto se il mio l'accompagna.

Amore di terra lontana
per te tutto il cuore mi duole,
nè posso trovar medicina,
se non nel suono del tuo nome,
al male di non averti con me
tra i fiori oppur sotto cortina
mio sospirato compagno.

Poichè non ne ho mai l'occasione
non c'è da stupirsi se brucio;
gentile al par d'esso cristiano
nessuno mai visse, perchè Dio non vuole,
nè visse giudeo o saracino;
si nutre di manna divina
chi un po' del suo amore guadagna.

Il mio cuore continua a bramare
colui che amore più chiamo;
e credo che il volerlo mi inganna,
perché il desiderio me lo allontana,
punge più delle spine questo dolore:
ma ogni volta l'amor lo risana:
dunque nessuno pianga per me.
 Quando lo penso, allora lo bacio e l'abbraccio,
ma poi torno e mi rigiro: mi esaspera e m'abbatte
che il fiore non dia frutto.
La gioia che è tormento abbatte la mia fierezza.

Jauffré Rudel

Dei trovatori provenzali si è spesso irrisa la capacità di cacciarsi nei più inverosimili pasticci sentimentali. Molti, anzi, malignano che la struggente fedeltà ad amori bislacchi e lontani fosse il comodo pretesto per concedersi avventure molto più a portata di mano e molto meno impegnative; per la serie: "Aspettando i comodacci del partner giusto, mi diverto con quelli sbagliati". Però tutti quelli che hanno vissuto storie apparentemente impossibili a causa della distanza ( non importa se materiale o logistica o mentale), tutti quelli che hanno covato e coltivato un "amors de terra londanha", sanno bene quanto può bruciare ed insieme gratificare. Come Jauffré Rudel sanno bene che è amore potente e vero al pari degli altri. Un amore coi fiocchi, da non disprezzare nè irridere.

(Jauffré mi perdonerà se nel tradurre il suo brano ho usato qualche licenza, soprattutto nel genere del destinatario della canzone; ma sono sicuro lui sappia che "al cor gentil rempaira sempre amore").

Novembre



E di novembre a Petriuolo al bagno,
con trenta muli carchi de moneta:
la ruga sia tutta coverta a seta;
coppe d'argento, bottacci di stagno:

e dar a tutti stazzonier guadagno;
torchi, doppier che vegnan di Chiareta;
confetti con cedrata de Gaeta;
e béa ciascun e conforti 'l compagno.

E 'l freddo vi sia grande e 'l foco spesso;
fagiani, starne, colombi, mortiti,
levori, cavrioli rosto e lesso:

e sempre aver acconci gli appetiti;
la notte 'l vento, 'l piover a ciel messo:
e siate ne le letta ben forniti.



Novembre ha dentro di se il senso della fine. Lo dice anche Giusy Ferreri, e scusatemi se è poco.
Meglio non dargliela vinta ( a Novembre, non a Giusy Ferreri) e sforzarsi di seguire gli ammaestramenti di Folgore. Ora, non tutti dispongono di trenta muli carichi di moneta, e non tutti, anche disponendone, possono permettersi di trascorrere l'intero mese in una località termale. Non so nemmeno se oggi i bagni di Petriolo sono ancora così à la page come un tempo, anche se mi sento di escludere che le vie del vicino borgo di Monticiano siano coperte di seta. Però dovrebbe essere alla portata di tutti il potersi rifugiare negli affetti e nelle intimità più calde e più rassicuranti. Se poi i problemi di linea o di colesterolo o di ipertensione sconsigliassero le lepri, i fagiani, le starne, la selvaggina in genere e la pasticceria ipercalorica, vanno bene anche due spaghettini aglio e olio, anche due scaloppine al limone, anche un bel pezzo di parmigiano da accompagnare con le noci, il pane grosso ed un buon bicchiere di rosso giovane e robusto. L'importante è non essere soli. L'importante, come dice Folgore, è che ciascuno "conforti il compagno" (che bella questa frase!) : ne sarà sicuramente confortato a sua volta.
Come confortarlo lo dice lui: non solo con l'agape fraterna, ma anche nel letto "ben fornito" in cui
rifugiarsi sotto il peso di coperte, trapunte e piumoni, mentre fuori la notte cerca inutilmente di intristirci scatenando la tramontana, le piogge ed il gelo.

(Ps: Nelle Tres riches heures du duc de Berry la miniatura di Novembre è l'unica non realizzata
dai fratelli Limbourg, ma da un loro allievo, Jean Colombe. Niente gentili e ricche brigate di cavalieri e principesse: solo alcuni porcai intenti ad abbacchiare le ghiande per cibare i loro maiali. Che sono quelli neri, nobili e squisiti; che diventeranno gli arrosti e i salumi per i conviti consigliati da Folgore: e dunque tout se tient. )



venerdì 28 novembre 2008

Auguri, Edgar!


Edgar non è soltanto il maggiordomo cattivo e pasticcione de "Gli aristogatti"; è anche un ragazzo d'oro autore di un blog intenso, affascinante, pulito e poetico che mi piace tanto, e che gli somiglia moltissimo. Poiché Edgar (il blogger, non il maggiordomo) sta per festeggiare il compleanno, sono molto orgoglioso di fargli gli auguri più sinceri, più sentiti e più affettuosi.
E fanculo alla riservatezza ed alla privacy: glieli faccio di persona con questo filmatino qua, chiedendogli scusa per la scadente qualità delle immagini.
Un abbraccio, Edgar!

domenica 23 novembre 2008

Carinerie


Insomma, so già che dopo il frizzante comizio elettorale di ieri in Abruzzo i soliti sinistrati invidiosi, rancorosi, rosiconi e trinariciuti si scaglieranno contro il nostro Presidente del Consiglio ed il suo ennesimo ed elettrizzante exploit mediatico. So già anche che accuseranno il nostro Silvio di sembrare sempre di più ad un vecchio livoroso e monomaniaco ormai vittima di un inarrestabile marasma senile. Dicano pure: noi estimatori ed adoratori intanto godiamo come ricci per le perle che continua a somministrarci. Non si era ancora spenta l'eco del "cucù" triestino ed ecco l'ennesima, travolgente carineria: parlando dell'innominabile Alfonso Pecoraro Scanio, colui che opponendosi alla costruzione del ponte sullo Stretto bloccò ogni possibilità di integrazione e sviluppo della bella e sfortunata Sicilia rovinata da cinquant'anni di governo delle Sinistre e di Prodi, invece di dargli del mascalzone o del farabutto lo ha definito "quello abituato a toccarsi il piercing all'orecchio", accompagnando la frase con l'eloquente titillamento del proprio lobo auricolare. Cioè, ammettiamolo: solo un grande statista e un grandissimo uomo come lui sa essere così sbarazzino ed arguto anche trattando temi così drammatici, anche rivolgendosi a nemici del popolo e delle Libertà. E solo una testa lucida come la sua poteva riuscire a seppellire chi ebbe l'ardire di bloccare i suoi interessi dandogli semplicemente del ricchione. Carinamente, però.

venerdì 21 novembre 2008

Secondo


Ci ho messo due anni a decidermi se farlo uscire. Sulle prime era fin troppo scontroso e selvatico, al punto da sembrare chiuso ed arrogante. Poi il tempo ha smussato le asprezze del suo carattere. Ha imparato ad aprirsi, ed ho capito che sotto la sua ruvida scorza c'era un cuore d'oro, e una natura calda, affettuosa ed un po' zuzzurellona. Niente fronzoli, è vero: ma sostanza, affidabilità, sincerità, calore. E anche, inaspettatamente, auto-ironia da vendere; e simpatia nascosta ma travolgente. La sua timidezza è solo apparente, lo si capisce dagli abbracci che sa dare: abbracci stritolanti, ma avvolgenti e teneri. Bacia da dio, e dopo ogni bacio le orecchie ti fischiano per un po', e le gambe fanno giacomo-giacomo, ma avresti voglia di ricominciare subito.
Ah, chi se ne intende dice che ha un gran nerbo, ma a me incanta proprio per la dolcezza che dimostra di avere, e che non ti aspetteresti da uno così.

giovedì 20 novembre 2008

Dlin dlon!

Comunicazione di servizio: le signorine Evarista ed Ildebranda, qualora leggessero questo post, sono pregate di rivolgersi alla Direzione e spiegare come mai nel blog di Asa_Ashel è diventato impossibile lasciare commenti. Grazie.

domenica 16 novembre 2008

Primo


E' nato, dopo molti travagli e molte fatiche. E' il mio primo vino di questa terribile annata. Assomiglia al ragazzo della foto: un gran fisico, ma una bellezza discreta e serena. La freschezza di una gioventù sfolgorante ma non insipida, non vacua. Grande ricchezza interiore, per ora più intuibile che verificabile. Niente fronzoli, niente orpelli, niente trucchi: un miracolo della natura da gustare ed apprezzare non solo con i sensi, ma anche e soprattutto con il cuore e con l'anima.
E l'ho plasmato io, in silenzio ne ho assecondato l'indole e ne ho esaltate le virtù, smussandone le intemperanze. Ne sono orgoglioso.

giovedì 13 novembre 2008

Allo specchio


Sono triste. Da morire. Non me ne chiedo le ragioni, sono troppe e mi spaventa farne l'inventario.
Piuttosto mi sorprende un po' stare così, trovarmi in una condizione che non appartiene alla mia natura, nè alla mia indole.
Ma che gnente gnente me sta a arrivà la menopausa?

martedì 11 novembre 2008

San Martino


Non vado matto per El Greco, pur riconoscendone l'assoluta grandezza. Ma questo suo quadro mi manda letteralmente in deliquio: ne adoro i colori aciduli, la luce risentita di quando smette improvvisamente di piovere, e soprattutto la conturbante nudità del povero, sorprendentemente giovane elegante ed altero nel gesto e nelle movenze. Oggi, per chi non ci avesse fatto caso, è San Martino. Per me è uno di quei giorni in cui i ricordi ti assolgono anche se non vorresti; e sono ricordi d'infanzia. Allora mi dedico questo capolavoro, un po' per esorcizzarli, un po' per riderne, opponendo la sua meraviglia senza tempo alla meraviglia trascorsa di quei giorni lontani.
E lo centellino religiosamente, come un vecchissimo Rhum.

Omnia consumit tempus

Fisicamente le persone, si sa, sono come i vini. Ci sono quelle che, come il Barolo o il Brunello, più invecchiano più migliorano. Ci sono quelle come il Barbera o il Chianti che pur non migliorando resistono bravamente e a lungo all'avanzare del tempo. E ci sono quelle come il Beaujolais o il Dolcetto, spettacolari in gioventù ma inevitabilmente vittime di una precoce decadenza . Il signore della foto di sopra si chiama Mark Wahlberg, è attore di una certa fama e di capacità non disprezzabili. E porta decisamente male i suoi 37 anni. Solo 16 anni fa era mooolto più famoso di oggi, e con lo pseudonimo di Marky Mark, il sorriso da impunito ed il fisicaccio che si può ammirare nella foto sotto faceva sognare le donne e soprattutto i gay di mezzo mondo nelle pubblicità di Calvin Klein. Siccome un bel po' di sogni ce li feci anch'io, a suo tempo, oggi non posso che sentirmi turlupinato e defraudato. Aridatece li sordi!!!

domenica 9 novembre 2008

Ogni tanto una buona notizia


Dopo la Norvegia, anche la Svezia sta approvando la legge che istituisce i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Promotore è l'attuale governo di centro-destra. L'unico ostacolo, al momento, sarebbe l'opposizione di uno dei partiti della coalizione, i cristiano-democratici. Ma i voti mancanti saranno garantiti dal maggior partito dell'opposizione, quello socialista. Al punto che il premier Renfeldt fissa già al primo Maggio 2009 l'entrata in vigore della nuova legge. Da notare che anche la chiesa luterana, alla quale appartiene la grande maggioranza della popolazione, ha annunciato che celebrerà religiosamente i matrimoni gay. Antonio e Beniamino, Byb e Lore: nel caso voleste sposarvi in chiesa cominciate a prenotare il viaggio a Stoccolma per la prossima estate! ( La festa però fatela qua, che voglio venirci anch'io)

(Nella foto: i militari gay svedesi, evidentemente non ritenendolo una "carnevalata", sfilano al Pride di Stoccolma)

sabato 8 novembre 2008

L'estate di San Martino (per stomaci forti)


Si, il prodigio si è ripetuto anche quest'anno. Dopo una sequela di giorni plumbei e freddi, di acquazzoni, acquerugiole, temporali, rovesci e diluvi in ordine sparso, questa mattina è tornato un sole splendente che se ne andava a spasso a braccetto con un venticello mite e consolatorio in un cielo di lapislazzuli. Giusto un po' di bruma mattutina in omaggio alla stagione; ma di quella bruma non fitta, palpitante e piena di lucori sommessi come un incantesimo lacustre di Melusina. Insomma, una mattina di quelle da respirare a pieni polmoni battendosi sul petto come Tarzan. Mi scaravento dal letto pieno d'entusiasmo e di voglia di fare, e corro in bagno per le abluzioni. Strano: l'acqua nel lavabo defluisce molto lentamente. Vado in cucina e mi faccio il caffè: ancora più strano, l'acqua nel lavello non defluisce affatto. Comincio a proccuparmi. Come mia abitudine, ed in omaggio ai precetti della Scuola Salernitana, dopo il caffè vado a...ehm, depositare alcuni effetti personali. Tiro lo sciacquone, e gli effetti personali rimangono nella tazza a guardarmi con espressione irritante. Questo è troppo, bisogna prendere provvedimenti. Telefono ad Eric Belanger, il mio idraulico di fiducia, per un intervento d'urgenza: mi dice che è molto occupato a buttarsi dagli alberi nelle decapottabili dei passanti. Ora, credo di non sbagliarmi se dico che un altro idraulico così non ho speranze di trovarlo: perciò decido di intervenire personalmente. Alle 8,30 inzio la pulizia e lo sgorgo delle condutture: dal pozzetto d'ispezione faccio passare il tubo dell'aria compressa. Ci impiego tre ore esatte ( la casa è grandina, e la rete fognaria intricata) ma alla fine il risultato sembra soddisfacente. Ricollego i tubi e faccio defluire l'acqua nei lavandini al piano di sopra. Orrore! L'acqua ristagna ancora!
Non ho più speranze: devo pulire la fossa settica! Dirlo così sembra una sciocchezza, ma chi ha già pulito una (grande) fossa settica sa che è un'esperienza nient'affatto gradevole. Effettivamente la trovo intasata di formazioni terrose e biancastre. Rimuovo le concrezioni nei vari scomparti, gemendo per il disgusto. Una mezz'ora di pena come nemmeno Ciacco nel sesto canto dell'Inferno, ma alla fine il risultato è apprezzabile. Mi accingo a risigillare la cloaca, quando sento un rumore curioso, come un lontano brontolio di temporale. O come... ecco, come un torrente di montagna. Che però è un torrente di melma schifosa rimasto intrappolato nei tubi, e che, improvvisamente libero, mi inonda da capo a piedi, riempiendomi gli indumenti e gli stivali.
Rimango immobile. Mi limito a fare come Ollio quando cade nei pantani: flemmaticamente mi detergo gli occhi con l'indice della mano destra, e alzandoli al cielo penso ai casi della mia vita ed alle miserie del mio Paese. E dico ad alta voce: "Ragazzi, siamo nella merda."

Jena ridens



"Ma se dicessi a Berlusconi che l'imbecille è lui,
cosa rischio?
Una querela e una condanna.
Ah vabbè, allora non lo dico".

(Un grande Riccardo Barenghi nella rubrica "La jena", su "La Stampa" di oggi. )

venerdì 7 novembre 2008

I fonzarelli


Quanto diceva Asa_Ashel a commento del post precedente si sta dimostrando drammaticamente vero. L'intemerata che il barzellettiere nazionale ha rivolto oggi ai partiti dell'opposizione parlamentare e al giornalista americano che ha avuto l'ardire di fargli una domanda ( cosa del resto a cui non è assolutamente abituato) dimostra il declino mentale e caratteriale di questo signore sempre più affetto dalla "sindrome di Cossiga". Mia nonna diceva che invecchiando si peggiora sempre nel lato da cui si pende: e aveva ragione. Sia chiaro, non me ne meraviglio: da chi, come è stato felicemente scritto altrove, assomiglia sempre di più all'anziano zio sporcaccione in una festa di matrimonio non ci si può aspettare di meglio. Quello che invece continua a sorprendermi è l'atteggiamento dei suoi sostenitori incalliti, assai più simili agli adepti di una setta religiosa che agli elettori di una democrazia occidentale. Costoro, un po' come il Fonzie non ancora del tutto dimenticato, sono drammaticamente incapaci a profferire le due terribili parolette "Ha" e "sbagliato". Anche se ci provano, quelle si incastrano loro nella strozza, provocando rantoli e asfissia al punto da dover essere nuovamente deglutite a forza come un rigurgito d'acetone. Lo spettacolo che i fonzarelli italiani hanno fornito oggi con le loro arrampicate sui vetri è stato davvero impagabile: eppure non uno, dico uno di loro che magari a denti stretti abbia detto la più lapalissiana, innocente ed inevitabile delle verità, e cioè: "Ha fatto una figura di merda". Macchè! Hanno preferito stracciarsi le vesti ( vabbè, Gasparri ha stracciato i manifesti, ma si sa che lui le cose le capisce a modo suo) accusando l'opposizione infame e terrorista di strumentalizzare le proficue "carinerie" del Presidente del Consiglio invece di pensare ai drammatici problemi che attanagliano il Paese. E qui, nel ventre profondo di quell'Italia che il Presidente del Consiglio se l'è scelto a sua immagine e somiglianza, sono tutti concordi nello schierarsi a sua difesa, soffiando e gnaulando come gatti idrofobi: "Eh, quante storie per una battuta simpatica! Non è mica lui che è razzista: è quell'altro che è negro!"

giovedì 6 novembre 2008

Cialtrone

cialtrone m
  1. individuo spregevole, volgare negli atti e nelle parole, buffone, briccone, manigoldo, mascalzone, pagliaccio

Un cialtrone, ad esempio, è un individuo gretto e volgare che vuole passare da simpaticone , e che, scambiandole per arguzie gioviali, inanella una gaffe dopo l'altra arrabbiandosi quando glielo si fa notare. Come se qualcuno, la butto lì, dicesse del premier italiano che " è il nano più ricco del mondo", o se qualcun altro definisse "giovane, bello e abbronzato" il neo-presidente degli Stati Uniti Barak Obama, e se entrambi dessero dell'imbecille a chi dicesse loro che non è il caso.

Help!


Copio e incollo da Malvino un pezzo che secondo me la dice lunga in merito alla faccenda di Obama e del matrimonio gay:

Christian Rocca prova a digerire la vittoria di Barack Obama

Christian Rocca prova a digerire la vittoria di Barack Obama consolandosi come può: in California, in Florida e in Arizona – annuncia“hanno votato per proibire il matrimonio gay”, “del resto anche Obama è contrario: per motivi religiosi”. I repubblicani hanno perso, ma i liberal moderassero gli entusiasmi. Di qua e di là dall’Atlantico, si sappia: il ventre dell’America rimane cristiano, parola di Christian Rocca. Che non spara mai una cazzata senza metterci il link che dovrebbe accreditarla. Barack Obama è contrario al matrimonio gay per motivi religiosi, prego gradire citazione: “A Obama è stato chiesto perché è contro le nozze gay pure se ha condannato tutte le leggi che avrebbero impedito il matrimonio tra suo padre nero e sua madre bianca. La differenza, ha detto Obama, è la religione. Come cristiano – è membro dell’United Church of Christ – Obama crede che il matrimonio sia un’unione sacra, una benedizione di Dio, intesa esclusivamente per un uomo e una donna” (New York Times, 1.11.2008) *.

Hanno già fatto notare a Christian Rocca che questa citazione è parziale di quel tanto da puzzare come disonesta: nella versione originale di quel pezzo del New York Times, poco oltre il punto dove Christian Rocca s’affretta a chiudere le virgolette, c’è scritto che “he does not favor laws that ban same-sex marriage”
e, oltre ancora, che “he has indicated that he is wary of linking his religion to policy decisions”. Niente, come se non glielavessero fatto notare.
“Del resto anche Obama è contrario”, scrive Christian Rocca. Così cucinato, lo digerisce meglio.


Ora, siccome che sono 'gnorante, qualche anima buona mi saprebbe tradurre le frasi in inglese, soprattutto la seconda?

Avvertenza: il tizio della foto si chiama Malvino, ma non è il blogger autore del pezzo, che è un lottatore molto più figo.


mercoledì 5 novembre 2008

ultim'ora


Non è servito l'impegno di tanti. In California gli elettori, sia pure con una risicata maggioranza, hanno detto si alla proposition 8 ; hanno detto no ai matrimoni fra persone dello stesso sesso.
Quanta strada ancora da fare!
(Aggiornamento: anche la Florida e l'Arizona hanno detto no al same-sex marriage, modificando in tal senso le rispettive Costituzioni.
E l'Arkansas ha vietato l'adozione alle coppie gay)

domenica 2 novembre 2008

Ottobre



D'ottobre

Di ottobre nel contà c'ha buono stallo,
e' pregovi, figliuoi, che voi n'andate;
traetevi bon tempo ed uccellate
come vi piace, a piè ed a cavallo.

La sera per la sala andate a ballo,
e bevete del mosto e inebriate,
ché non ci ha miglior vita, en veritate:
e questo è vero come 'l fiorin giallo.

E poscia vi levate la mattina,
e lavativ'el viso con le mani;
lo rosto e 'l vino è bona medicina.

A le guagnele, starete più sani,
ca pesce in lag' o fiume o in marina,
avendo meglior vita di cristiani!


Come sarebbe a dire, che sono in ritardo? Con tutto il sole ed il caldo che c'è stato, manco me ne sono accorto, di Ottobre! Provvedo ora che i giorni sono tornati grigi, e che torna la voglia ed il piacere di seguire i saggi inviti di Folgore. In contado, ragazzi, in contado! In questo mese le colline sono ammantate di splendore e di magie; le sere sono sempre più lunghe e più fredde e reclamano camini accesi, funghi, tartufi, castagne, spiedi sfrigolanti, oneste bevute e soprattutto buona e calda compagnia. Regalatevi buon tempo, questo si; e se la vostra uccellagione è infruttuosa come la mia non dàtevene eccessivo cruccio: certe prede più le si caccia e meno s'acchiappano.

sabato 1 novembre 2008

Il mio Halloween



"Entrano, ansimano muti:
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.

Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta
sotto la lampada spenta."

E' vero, la festa di Halloween è stata importata ed introdotta di recente con intenti smaccatamente commerciali, come del resto quelle di San Valentino, della Mamma, del Papà. E' altrettanto vero che la cosa ha comportato l'adozione di segni, di simboli e di comportamenti del tutto estranei alla nostra cultura; ma è successa la stessa cosa con Babbo Natale, il cui definitivo dominio nel Natale degli italiani non risale a molto prima di un quarto di secolo fa. Per questo mi sembra tutt'ora eccessivo il "o tempora o mores!" che puntualmente sento sollevarsi in prossimità della ricorrenza; e mi fanno sorridere i miei coetanei che dicono : "Ai nostri tempi i Defunti si celebravano e si ricordavano con la preghiera ed il silenzio, mica con le mascherate ed il chiasso!" . A farmi questi discorsi sono i miei coetanei di città: perché quelli come me nati e cresciuti in campagna non potrebbero. Si ricordano infatti benissimo che ogni angolo d'Italia aveva ( e spesso ha ancora) i suoi riti pagani per celebrare la notte dei morti.
Quelli che si usavano da me, ed in parte si usano ancora, da bambino mi sembravano cose esclusive e magiche della mia terra: imparai più tardi che sia pure con molte varianti erano diffusi in tutta la Penisola. Il nostro Halloween si svolgeva il giorno seguente a quello contemporaneo, cioè nella notte fra il primo ed il 2 Novembre. In esso i morti ricevevano dal buon Dio il permesso di tornare sulla Terra a visitare i luoghi dove erano vissuti, e non visti, anche le persone care che vi avevano lasciato. Li si aspettava vegliando: dopo aver recitato qualche posta di rosario si stava allegri mangiando castagne prima bollite e poi arrostite, accompagnate da vino dolce, e ci si divertiva a sentir raccontare terribili storie di spiriti e di mostri, o ad ascoltare le nonne e le bisnonne a recitare in gran segreto preghiere e giaculatorie antichissime che il parroco vietava tassativamente giudicandole blasfeme.
Prima di andare a dormire si apparecchiava la tavola, e ci si posava una gran marmitta di zuppa di ceci e costine e code di maiale, pane bianco e vino a volontà. Si lasciava la finestra socchiusa in modo che i morti, arrivati dal lungo viaggio, potessero entrare e rifocillarsi. L'indomani la mamma faceva alzare presto tutti quanti, e cambiava le lenzuola e rifaceva i letti: i morti, che erano stati svegli tutta la notte, dovevano poter schiacciare un sonnellino prima di affrontare la strada del ritorno. A pranzo si mangiava la zuppa di ceci, che in altre parti d'Italia diventano fagioli o fave, ma che in ogni caso rappresentano l'eterno rinnovarsi dell'esistenza ed il suo perpetuo cambiare di essenza. All'imbrunire succedeva una cosa straordinaria: le vecchie della borgata si riunivano, e passavano casa per casa a "chiedere i morti". Inquietanti nel crepuscolo come vere streghe, battevano alla porta delle cascine: non entravano, ma sulla soglia recitavano quelle strane preghiere in lingua antica e dimenticata, piene di visioni apocalittiche e di salvifiche profusioni di sangue divino.
Ricordo ad esempio una strofa che diceva: "...vederej el mar/che n'aonderà/e tuto l'aigo serà sangue" : vedrete il mare che ci sommergerà, e tutta l'acqua sarà sangue.
Ma tutto questo aveva funzione scaramantica ed apotropaica, perchè la famiglia così visitata ricompensava le vecchie con noci, frutta secca o confetture.
Quella tradizione si estinse pochi anni dopo la mia nascita, un po' per la crescente ostilità dei parroci, un po' per i veti di figlie e nuore che all'epoca "si vergognavano" nel vedere madri e suocere questuanti, e che oggi cuciono i costumi da vampiro ai nipotini e li spingono in giro a chiedere "Dolcetto o scherzetto".
Ma ora smetto: ho sentito un rumore, fuori, come di passi leggeri e lenti, strascicati e affaticati.
Un altro rumore leggero, come se qualcuno si stia divertendo a grattare il vetro della finestra con unghie insolitamente lunghe...lunghissime.
Ora vado a vedere cos'è poi torno