domenica 29 agosto 2010

Vi odio







Sapevate di lui, di Byrce Thompson.
Conoscevate il suo corpo nervoso da rettile, teso e ronzante come una corda d'arco, asciutto e rarefatto come le anime di Memling nel giorno del Giudizio.
Conoscevate la sua tamarraggine talmente sfrontata ed esibita da risultare giocosa ed innocente.
Conoscevate la bellezza irridente del suo viso asimmetrico e spigoloso.
Sapevate di lui, e non mi avete mai detto niente.
Bastardi!

lunedì 23 agosto 2010

Tanti saluti e baci




La cosa più bella che mi sia capitata in queste vacanze è stato ricevere una cartolina. Che detto così uno potrebbe pensare: "mamma mia che vacanze sfigate deve aver fatto questo tizio!"; e in effetti tutti i torti non li avrebbe, visto che di vacante ho avuto esclusivamente l'umore, per venti giorni indeciso fra la tristezza malinconica, la depressione strisciante ed il panico crescente. Però ricevere una cartolina, e riceverla da una persona cui voglio bene più che a me stesso, mi avrebbe mandato in brodo di giuggiole anche avessi trascorso tre settimane fra Key West, Formentera e Rio de Janeiro. Le cartoline sono fra le cose che si stanno lentamente estinguendo, e presto anche loro faranno la fine delle cabine SIP, del mangianastri, dell'acqua vichy , della carta moschicida e delle lettere d'amore: non le userà più nessuno. Io, per dire, in tutta l'estate non ne ho ricevute che due; ma l'altra era dei nipotini dal mare, volevo vedere se avessero avuto il coraggio di non spedirmela, sicchè non conta. Due, in un'estate. Quando una volta le cartoline erano una valanga che iniziava alla fine della scuola e continuava fino alla sua riapertura. Tra compagni di classe, amici, vicini di casa, la zia Tilde che viaggiava molto, il cugino Tino che non viaggiava mai ma stava in Svizzera e scriveva ogni settimana, tra tutta questa gente la casa si riempiva di vedute, panorami, spiagge al tramonto, immagini di ombrelloni e di pedalò, di baite montanare o di città misteriose e irraggiungibili come Parigi, Londra, Copenaghen. No, dico: Copenaghen! Se ti arrivava una cartolina da Copenaghen, o magari da Oslo, la spupazzavi con tutto il vicinato, e gli amici li facevi diventare verdi d'invidia. E se andavi via tu le cartoline che spedivi a tua volta erano a pacchi, e dovevi dedicarci interi pomeriggi per non dimenticare nessuno e per trovare una frase originale e mirata per tutti, che non fosse il vieto : "A Loano andai, a te pensai, questo saluto ti mandai". Poi più nulla: e capirai, col telefono, gli mms, Skype, le e-mail e tutte le altre diavolerie, cosa le mandi a fare? Però era bello spedirle e bello riceverle. Ognuna di esse aveva in se qualcosa del luogo di partenza; qualcosa di materiale, di tangibile, di concreto. E ognuna di esse viaggiava materialmente, tangibilmente, concretamente; e ripeteva lo stesso itinerario compiuto da chi le inviava, quasi duplicandolo ad uso esclusivo e personalissimo del destinatario. Ecco perché ricevere una cartolina da quella persona carissima, una cartolina all'antica, di quelle con una romantica veduta notturna, con la frase originale e spiritosa scritta in bella calligrafia, con le firme di tutti i compagni di viaggio, mi ha riempito di sorpresa, di struggimento e di poesia, e me l'ha resa ancora più cara e preziosa.
Così l'ho messa sul tavolino da notte, dietro la sveglia, in modo che sia l'ultima cosa su cui poso gli occhi prima di spegnere la luce. E ce la terrò finchè dura questo tipo di Estate.
Naturalmente ho poi chiamato la persona cara al telefono, per ringraziare; e altrettanto naturalmente ha risposto: " Eh, capirai, per così poco!". Ho provato a spiegarle il significato della sua cartolina e del suo gesto, ma non so se avrà capito.
Le dedico comunque il qui presente postino, casomai passasse da queste parti.


Il postino della Val Gardena/

bacia solo con la luna piena/
uno a te, uno a me/
yuke-lì , yuke-lì ohilè!

venerdì 20 agosto 2010

Frescure estive e giovani d'oggi




Stamattina corvée baby-sitter al nipotino. A quasi sette anni è già grande abbastanza da avere diritto ad una certa libertà, e al tempo stesso è abbastanza scapestrato da richiedere una sorveglianza discreta ma attenta. Arrivano un paio di clienti e li faccio accomodare per intrattenerli. Lui è nella cucina attigua e comunicante, concentrato nei suoi giochi. Dopo un po' arriva e mi chiede: "Potrei avere acqua e menta?"
"Certo, come no. Sai dov'è l'acqua, sai dove sono i bicchieri, sai dov'è la menta: fai tu".
Armeggia. Dopo un po' torna e chiede: "Potrei avere un po' di ghiaccio da metterci dentro?"
Il ghiaccio è nel freezer in alto, vado, gli riempio il bicchiere di cubetti e faccio per tornare ai miei ospiti.
"E la cannuccia?"
"Ok, ecco anche la cannuccia. Ora però bevi adagio e non disturbi".
Pochi minuti e dalla cucina esplode l'inequivocabile burble-burble che emette chi si diverte un mondo a fare le bolle nel bicchiere .
Torno come un leone ferito e faccio con voce strozzata: "Cosa sta succedendo, ora?"
"E' tutto a posto" , risponde serafico, "sto solo facendo l'idromassaggio ai cubetti di ghiaccio!".


sabato 14 agosto 2010

Caramelle amare






Era il 1993. Gli Eighties strapponi, baracconi, barocchi e buffoneschi avevano finito di tirarsela, e in quell'anno la loro damnatio memoriae poteva ritenersi ormai completata. I Nineties appena saliti al potere non si sarebbero rivelati meno strapponi, baracconi e buffoneschi dei loro predecessori, ma ancora non lo si sapeva: si avvertiva soltanto, forte e impetuoso, il vento di una nuova estetica che avrebbe forgiato e condizionato anche le più banali ed insulse manifestazioni del vivere quotidiano. Se prima dominava la tronfiezza arrogante di un decadentismo romatico eccessivo e posticcio, il nuovo decennio si apriva con una sola parola d'ordine: "Ironia! Leggerezza! Sveltezza!". La fine degli Ottanta si legge tutta nello spot delle caramelle Saila, qui sotto. Angosciante già dal jingle, ridondante di quello stile robotico-spaziale che aveva imperversato per anni; cattivo, improbabile nella storia e clamorosamente kitsch, magari bucava il video, ma io lo trovavo fastidiosissimo soprattutto per lo slogan: "Saila, il piacere che uccide!" Erano gli anni in cui l'Aids aveva assunto il carattere di flagello biblico e l'urgenza di un allarme sociale, e che faceva sembrare di assai cattivo gusto quello slogan. Non solo a me se di lì a qualche tempo, cominciati i Novanta, fu trasformato in "Saila, il piacere più puro", e la scenetta resa molto più rassicurante. Troppo tardi, ormai era arrivato lo spot di Golia Diet: "tanti smiles, tanto gusto, tanto fitness" diceva la canzoncina, e già quei termini inglesi erano una novità, dopo dieci anni di mutrie, di bronci, di pallori e di incipienti flaccidità da maudits. Il jingle, riprendendo una celebre canzone di Fred Buscaglione, aumentava il senso di leggerezza non banale, di vintage rilassato ed ironico; e gli attori, per l'epoca, avevano un look terribilmente trendy e aggiornatissimo. Quello spot lo amavo, e per me ogni volta che passava in televisione era una festa. Anche perché ero innamorato cotto di quel pezzo di marcantonio della scena finale. Non ne sono del tutto sicuro, ma ho sempre pensato si trattasse di un fotomodello francese celeberrimo all'epoca, di una bellezza a dir poco celestiale; di lui non ricordo più il nome, ma conservo intatto lo sguardo sognante e dolcissimo.
Quel povero ragazzo sfortunato sarebbe morto di Aids solo pochi anni dopo. Ma ancora non potevamo immaginarlo; ammirandolo, la vita mi sembrava proprio una caramella che non ingrassa, e che cammina a tempo di swing.



giovedì 12 agosto 2010

Dies albo signanda lapillo! (Nozze gay)


Va bene, io tanto è destino che non mi sposerò mai, ma potrò essere felice per tutti quelli che sono in età da marito o nella possibilità di convolare, no? Oggi è un bellissimo giorno, di quelli che gli antichi romani celebravano mettendo un sassolino bianco in un vaso:
"In California le coppie omosessuali potranno tornare a sposarsi a partire dal 18 agosto. Lo ha stabilito una corte federale, dopo che la scorsa settimana un giudice aveva dichiarato incostituzionale il referendum "Proposition 8" con cui il 4 novembre 2008 il 52% dei californiani aveva messo al bando le unioni omosessuali". I fatti sono noti, e non è il caso di tornarci su. E' la straordinaria portata della notizia, che mi ha fatto stappare lo spumante: una Corte ha decretato che
1) i diritti fondamentali e primari che sono alla base della dignità di una persona non sono negoziabili nè revocabili; nemmeno se la maggioranza dei cittadini lo pretendesse.
2) La possibilità di sposarsi fra persone dello stesso sesso è uno dei diritti di cui al punto 1.
E' una sentenza storica che mi rende felice. So che molti mi diranno: "O grullo, tanto da noi cosa cambia? Da noi comanda il Vaticano, e queste cose non le vedremo mai!"
Ce n'est qu'un debut, amici miei. Ma è un debut che nessuno, in nessuna parte del mondo, potrà far finta di ignorare. Come quando nel 1792 in Francia fu concesso per la prima volta il voto alle donne.

mercoledì 11 agosto 2010

Succede solo a Napoli

Briciole di varia napoletanità rubate nel web. Non servono commenti.











lunedì 9 agosto 2010

TOTALITARISMO GAY


C'è un sito che si chiama come un importante ministro di culto della religione cattolica, e che è diventato famoso a furia di spararle grosse. Quando il suo curatore ha intuito che più le sparava grosse più diventava famoso, apriti cielo, non ha più smesso di rincarare la dose per essere sempre più al centro dell'attenzione. Riuscendoci, peraltro: non c'è blogger progressista o open-minded che in questi mesi non abbia linkato almeno una volta uno dei suoi quotidiani editoriali , o una delle sue grandinanti interviste ad alti prelati in disarmo o a sedicenti filosofi da operetta. Con tono millenarista e apocalittico, il malleus maleficarum si abbatte, diuturno e monotono, sempre sugli stessi obiettivi: le donne, gli appartenenti ad altre religioni o ad altre confessioni cristiane, gli ebrei, i politici che non diano prova di totale sottomisione alle sacre pantofole rosso-Prada, e soprattutto i GAY. Nei confronti di questi ultimi , in particolare, sembra proprio che il simpatico tenutario abbia intrapreso una crociata senza quartiere, o meglio un Armagheddon dal cui esito finale dipendono le sorti stesse dell'umanità. Confesso che quando scoprii quelle pagine anch'io rimasi sconvolto dallo schifo e dalla rabbia; ma dopo un po' mi accorsi che non era il caso. La combriccola che le scrive è talmente eccessiva nella sua violenza verbale ed ideologica e nel suo protervo integralismo da risultare vittima di ossessioni e furiose turbe psichiche, che la rendono in definitiva patetica e sostanzialmente innocua. Non fosse, appunto, per chi la prende sul serio e ne amplifica i vaneggiamenti ed i deliri, magari conferendo ad essi, senza volerlo, la dignità di opinioni sulle quali confrontarsi.
Il sito è in forma di blog, ed accetta i commenti di utenti registrati. I sostenitori della linea editoriale sono pochissimi, ma ringhiosi e feroci come rottweilers, sempre di guardia e pronti a sbranare i numerosi malcapitati che si avventurano in quelle lande ostili per controbattere alle farneticazioni. Chi cerca di farlo in modo razionale ed argomentato ha sempre la peggio; non parliamo di chi tenta la via di fatto con sacrosanta passione ed irruenza. C'è un solo modo per rintuzzare il Cerbero tricipite ( sono tre, infatti, i rottweilers più sanguinari): buttargli nelle fauci l'offa dell'ironia e dello sberleffo. E' la sola arma in grado di neutralizzarlo, e alla quale non sa reagire. Alcuni commentatori giovani e brillanti lo hanno capito, e adesso mazzuolano alla grande. Oggi ad esempio la farneticazione quotidiana recita: "Resistere al totalitarismo gay" , e si scaglia contro la terribile " lobby gay che vuole censurare chi non pensa omosessuale". Ebbene, il commento dell'utente Ludwig Feuerbach ( uno di quelli bravi) , è talmente spassoso che devo riportarlo integralmente.


"Ahahahah, vorrei vederlo anche io un totalitarismo gay... anche se temo un pò il tipo di torture che potrei subire...
Ragazzi, avete capito lo scenario del futuro?
-Totalitarismo gay
-Budddhisti satanici che si danno fuoco, come mi ha fatto scoprire Fides et Ratio (uno dei rottweilers, n.d.r) . Credo esplodano anche, tipo fuochi artificiali... ne voglio vedere uno, uffa !
-Musulmani marxisti sionisti
-Ebrei che complottano per il dominio del mondo e per la sconfitta della nobile dottrina cattolica, unico faro e speranza dell'umanità contro 6 miliardi di barbari zombie, armati solo di acqua santa e paletti di legno.

cosa manca?

-Umh... mancano i negri del KKK che perseguitano i bianchi
-i leggendari gatti ninja
-l'albanese che ruba la tua anima muovendo le orecchie
-I ristoranti cinesi come strategia della Cina per conquistare il mondo
-I rettiliani (ovviamente comunisti)
-la pericolosa pratica della mastur-ba-zione (non è una parola in antico egizio, è per evitare la censura... ma può sempre darsi che tale pratica l'abbiano inventata gli egizi... grazia alla Bibbia sappiamo che gli egizi erano un popolo diabolico, quindi si mastur-ba-van-o)
-i messaggi subliminali in Naruto che istigano all'omosessuali tà, soprattutto verso Sasuke
-i messaggi satanici subliminali nascosti nei discorsi di Giovanni Paolo II
-Vendola che è un pedofilo, un satanista e ovviamente un rettiliano... inoltre nasconde il fatto di essere ebreo e di colore.
-Vendola che traffica feti umani in Cina, che poi vengono cucinati nei ristoranti cinesi.
-Se dici "Vendola" tre volte davanti ad uno specchio, lui compare dietro di te e ti mette a 90° per farti una iniziazione satanica
-Gli Ufo sono la prova evidente che il diavolo esiste e che gli ebrei sono perfidi.
-La massoneria sta assumendo il controllo del mondo grazie ai manga e agli anime giapponesi
-l'unico modo per uccidere un comunista è tagliargli la testa e riempirla d'aglio.
-anche quando un totalitarismo di destra è al potere, la colpa è dei comunisti... e di Vendola.
-Babbo Natale è un grosso uomo barbuto vestito di rosso che porta i regali a tutti i bambini, senza distinzione di ceto e di classe: maledetto Marx, ti abbiamo scoperto! Passatemi il rosario di San Dokan per esorcizzarlo!

L'ho detto, in questo sito potrei scrivere anche io qualche articolo... Signor Volpe, posso fare il collaboratore di articoli? Propongo una collaborazione a 4: io, lei, Di Pietro (quello di questo sito, non quello satanico!) e Roberto Giacobbo per una appassionante nuova serie di Voyager-Pontife x !

Non ve la prendete... ormai non ci resta altra consolazione che ridere... "

Si caro Feuerbach, sarà una risata che seppellirà anche loro.
Ah, e non temere: niente torture per te, quando avremo preso il potere; solo cose piacevolissime, te lo assicuro!


domenica 8 agosto 2010

Domeniche d'Agosto


Non ho mai avuto un buon rapporto con il giorno domenicale; se non ricordo male, fin da quando ero ragazzino. Non avendo mai amato il tipo di vita che pian piano andavo costruendomi attraverso le ere geologiche, ho sempre sofferto la "sindrome del Sabato del villaggio": quella che ti fa amare disperatamente l'attesa di una pausa carica di speranze e di aspettative, ma che ti fa detestare le ore successive, in cui " al travaglio usato/ ciascuno in suo pensier farà ritorno". Le Domeniche di Agosto sono meno perentorie e meno tragiche, perché il loro domani è rilassato e bonario. Ma sono stranianti e strazianti per altri motivi, a cominciare da quel senso di vuoto e di bruciante insoddisfazione che ti lasciano dentro, ed al quale non riesci a trovare rimedio; e davanti al quale non puoi nasconderti, e sei costretto a fare i conti con te stesso. Accorgendoti regolarmente di aver perso anche questa volta.
Ecco, questa sensazione di solitudine che esplode nelle mie Domeniche d'Agosto l'aveva meravigliosamente fissata e descritta Paolo Conte in quel capolavoro di "Azzurro", già nel lontano 1968.


"Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo
per me,
mi accorgo di non avere più risorse senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desiderei,
dei miei pensieri, all'incontrario va...

Sembra quand'ero all'oratorio,
con tanto sole, tanti anni fa...
quelle domeniche da solo,
in un cortile a passeggiar.
Ora mi annoio più di allora,
neanche un prete per chiacchierar. "



giovedì 5 agosto 2010

Il più grande edificio in mattoni del mondo?



Avrei un sacco di cose da fare anche la sera, ma la voglia di farle sta a zero. Pigro e indolente, trascorro le ore rivisitando con la mente e con internet alcuni dei luoghi che più mi hanno colpito nel corso della mia vita. Uno di questi è la città Albi, nel profondo sud della Francia. La visitai un cinque anni fa, e più che incantato ne rimasi folgorato. E' stupenda, e chi non ci crede vada a verificare di persona. Proprio stasera, leggiucchiandone qua e là, ho scoperto che poche settimane fa ha ottenuto il riconoscimento a "Patrimonio dell'umanità" da parte dell'Unesco. Bene, benissimo, mi ha fatto un grandissimo piacere. Sempre leggiucchiando qua e là, scopro anche che in un sacco di posti si afferma essere la bellissima cattedrale di Albi " il più grande edificio di mattoni del mondo". Ci rimango un po' male, secondo me le cose intrinsecamente ed oggettivamente stupende non hanno bisogno di ricorrere ai superlativi da imbonitore per essere più apprezzate. Ma poi mi dico: "Possibile?" Perché la cattedrale l'ho vista e visitata in lungo e in largo, ed è veramente spettacolare nella sua imponenza, soprattutto all'esterno. Ma qualcosa, così a memoria non mi quadra. La mente corre alla fiammeggiante e vertiginosa San Petronio di Bologna, che è la sesta chiesa della cristianità dopo San Pietro di Roma, San Paolo di Londra e le cattedrali di Siviglia, Milano e Firenze; ed è interamente in mattoni, salvo le decorazioni esterne della facciata. Verifico: San Petronio è lunga 132 metri, larga 58 metri ed alta 42 metri al culmine della navata centrale. La cattedrale di Albi è lunga 113,5 metri, larga 35 e alta 30 al culmine della navata. E tanto basti. Ma poi: siamo sicuri che l'edificio in mattoni più grande del mondo sia San Petronio? Ad esempio, non so in che materiale è costruita la spettacolare, faraonica reggia borbonica di Caserta, ma so che quella sabauda di Venaria è tutta in laterizio; e benchè più piccola, ha pur sempre 80.000 metri quadrati calpestabili. E, per dire, dell'acquedotto Alessandrino a Roma, con i suoi quasi dieci chilometri di arcate ancora esistenti, ne vogliamo parlare? Anche lì, si arriva a tali volumi e tali superfici di edificato in laterizio, da far sembrare caccole sia San Petronio sia la cattedrale di Albi. Sono sicuro che ci sarebbero altri esempi, ma al momento non me ne vengono.
Ecco, sarebbe comunque buona cosa se si verificassero un attimo certe affermazioni impegnative, prima di accreditarle e diffonderle.

martedì 3 agosto 2010

Il cuore è uno zingaro




"Avevo una ferita in fondo al cuore, soffrivo, soffrivo…
Le dissi non è niente ma mentivo, piangevo, piangevo.
Per te si è fatto tardi è già notte,
non mi tenere lasciami giù
mi disse non guardarmi negli occhi,
e mi lasciò cantando così:

"Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va
catene non ha, il cuore è uno zingaro e va.
Finché troverà, il prato più verde che c’è
raccoglierà le stelle su di se
e si fermerà chissà… e si fermerà".

La ferita l'avevo alle spalle ed alla cervicale, squassate da un torcicollo ancora più doloroso di quello che mi colpì esattamente un anno fa, giorno più giorno meno, in occasione del primo memorabile "Diva & Nonna". Sarà l'aria, sarà qualcosa che mettono nell'acqua, fatto sta che appena passata Brescia, pum! spalle e cervicale inchiavardate e come trafitte da spasmi lancinanti. Un pessimo esordio, non c'è che dire. Ranghi ridottissimi, falcidiati dalle assenze giustificate e annunciate e dalle defezioni last minute ingiustificatissime.

E se prima eravamo in dieci a ballare l'hully-gully, siamo rimasti in cinque a ballare l'hully gully.

Pochi ma buoni; anzi, ottimi. Così ho visto e fatto cose che voi umani etc. etc. , e che non rivelerò nemmeno sotto tortura.

- Ho visto ancora una volta la commovente ospitalità di miss Marple, che mi ha spalancato la casa. Cor tibi magis Marple pandit, e confesso di averne vergognosamente approfittato.
- Ho visto un Poto rutilante e splendente come non mai, circonfuso da luce ultraterrena. Saranno stati i calzoni da baiadera in seta cangiante, o le conseguenze dell'ennesima lampada.
- Ho visto Rosa bella e terribile come l'esercito del Cantico schierato in battaglia; che dico? Come Sheena, regina della giungla.
-Ho visto Tino sornione e casual e rilassato come un Marchionne in libera uscita.

-Ho visto me, miss Marple e Poto dare la caccia a maschietti e maschiacci tra gli scaffali di un supermercato. Ma chi è quello lì /con le cosce come copertoni /quello lì, quello lì /vicino al banco dei peperoni!

-Ho visto noi cinque in un ristorante italo-giapponese, sciccosissimo al punto da poter far crepare d'invidia Ieyasu Tokugawa, scialacquare una fortuna in maki, nigiri, sashimi, tempura e yakitori. E ho visto me felice e orgoglioso di essere lì con gli altri quattro splendidi commensali che per tutta la cena ho adorato furiosamente. (Vabbè, ok, non solo durante la cena)

-Ho visto una festa che mi ha fatto rivivere le buone, antiche Feste dell'Unità di una volta. C'era lo stand delle salsicce, quello del pesce, la pizzeria, il cocomeraro, la gelateria, i bar en pleine aire, il banco dei libri, quello dell'artigianato etnico, il cineforum, il palco con il bravo presentatore che nessuno si fila e lo spettacolino raccogliticcio. Ho visto e respirato l'atmosfera un po' ciabattona e rassicurante delle famigliole in vacanza che tirano tardi la sera con bambini e nonne al seguito. Solo certe sopracciglia virili troppo spinzettate, certi polsi slogati, certe signorine con i capelli troppo rasati che andavano sottobraccio ad altre signorine vestite da fabbro ferraio mi hanno poi fatto capire trattarsi di un piacevole, accogliente, includente gay village.

-Ho visto trecentotrentatre riquadri dipinti seicento anni fa in una specie di colossale arca di legno per salvare dal diluvio del tempo un'idea del bello e del buono altrimenti destinata a perire. E dentro l'arca di legno c'era un cavallo di legno altrettanto colossale e altrettanto antico.
E dentro il cavallo di legno c'era la marmotta che incartava la cioccolata.

-Ho visto la meravigliosa Gipsy Queen in una nuvola di seta, di voile, di pizzi e di ruches, torrida come la foresta del Borneo, opima come una nave oneraria, casta et meretrix nell'ostentazione sfacciata ma candida della sua burrosa steatopigia. Tacco dodici e pochette brandita come una durlindana: non potevo non eleggerla nume tutelare delle mie avventure; non potevo non rubarle la foto e non pubblicarla qui come un personale e venerato santino.

-Ho visto Potocity, con miss Marple a farmi da chaperonne, e insieme abbiamo dato concretezza ed immagini alle scene in cui si dipanano le imprese potesche. Il monastero dei monaci guerrieri, il castello di Raperonzolo, la spiaggia delle balene, l'argine del Mini Pony, la città sussiegosa, elegante e molto sciuretta .

- Ho visto Poto, nei panni di splendido anfitrione, riceverci nel miglior ristorante della zona; pretendere dall'azzimatissimo maitre il tavolo migliore ( "Mio caro, sia gentile, sono miei amici"), assicurarsi con cortesia ed insieme con fermezza della qualità del servizio e della cucina ( "Cara, siamo sicuri che queste aragoste del Maine siano arrivate stamattina? E ti spiace abbassare la temperatura dello Chablis di altri due gradi, grazie?") . E pagare il conto, come un munifico signore rinascimentale.

Di altre cose non dico. Non parlo della mia notte in bianco alle prese col torcicollo e con i disturbi gastro-enterici dei quali, per decenza, non ho fatto cenno ad alcuno. Non parlo di certe sovrumane bellezze gustate e condivise con miss Marple. Non parlo di alcune amarezze , di alcune nostalgie , di alcuni affanni che subdolamente mi hanno perseguitato per tutta la durata del viaggio, concedendomi ben poca tregua. Non ne parlo perché sono io ad essere fatto male.
Ma:

Ho visto la balena!
Ho giocato tanto!
Ho mangiato il gelato (gusto puffo)!
Poi...sono sceso dalla nave.


PS: nessuno come miss Marple. Nessuno.