mercoledì 8 aprile 2009

Crolli, nausee e speranze



Non bastavano i miei crolli interiori, ci voleva anche il terremoto in Abruzzo. Da giovane vissi quelli del Friuli e dell'Irpinia. La televisione che li raccontava era ancora in bianco e nero, ma c'erano già Bruno Vespa ed Emilio Fede, che all'epoca leggevano asciutti comunicati senza bisogno di versare lacrime untuose su orsacchiotti di pelouche, nè di dire che il suono delle campane, responsabile di devastanti e pericolosissime vibrazioni in chiese già semidistrutte, "è un segno di vita e di speranza". All'epoca il mio mondo era ancora piccolo e sguarnito, la Carnia e l'Irpinia erano ancora mere espressioni geografiche. Non c'era nemmeno la Protezione Civile, e stringeva il cuore vedere quella povera gente annichilita raschiare macerie con picconi e badili, in attesa che il resto d'Italia si accorgesse di loro. Non c'era nemmeno Radio Maria che vomitava farneticazioni come quella di ieri: "Dio ha concesso agli abitanti abruzzesi di poter partecipare con Lui alla sofferenza della Sua Passione durante la Settimana Santa. Dobbiamo solo ringraziarlo!" Poi il mio mondo s'è fatto sempre più esteso e affollato. E mi sono accorto Lunedì sera, di portarmi dentro tanto di quell'Abruzzo che quasi non me ne rendevo più conto. Un Abruzzo fatto di volti e di voci, di sensazioni e di ricordi, di immagini e di suggestioni, di sapori e di emozioni. E mi sono reso conto, Lunedì sera, che un po' di terremoto è toccato anche a me. Con quel po' di nausea provocata dalla stucchevole, martellante retorica che gronda da quasi tutti i mezzi d'informazione, così stridente se contrapposta alla dignità dei terremotati. Con quel po' di rabbia nel vedere il generale "volemose bbene" mediante il quale la classe politica del Paese, a qualsiasi colore appartenga, assolve magnanimamente se stessa da eventuali responsabilità passate, presenti e future. Con quel po' di incredulità che mi viene nel rendermi conto che il futuro di quelle terre martoriate e bellissime è affidato a palazzinari senza scrupoli che già vaneggiano di "new towns", e meditano di affidare i principali cantieri della ricostruzione alle Province italiane, le stesse che il Brunetta dei Ricchi e Poveri fra qualche settimana si appresta a svuotare di ogni competenza istituzionale ed amministrativa.
Con quel magone straziante nell'apprendere che il meraviglioso borgo di Santo Stefano di Sessanio, che ebbi la fortuna di visitare tempo fa, e di cui bisogna assolutamente conoscere la storia recente ha perso la bella torre medievale e parte dell'antica chiesa che mi incantarono.






Ma anche con la gioia di sapere che i recenti restauri condotti da quella specie di Parsifal che è Daniele Elow Kihlgren non solo hanno permesso di recuperare in modo impeccabile e rivitalizzare buona parte del borgo, ma hanno resistito benissimo al sisma che a pochi chilometri da qui ha fatto tabula rasa di altri più sfortunati paesi.
Ecco, una notizia così è una luce flebile come quella della candela che regge Daniele nella foto qui sotto. Ma è pur sempre una luce. Vorrei fosse quella ad illuminare il futuro dell'Aquila, e non il cerone e la brillantina dei palazzinari.






8 commenti:

marcoboccaccio ha detto...

bellissimo, questo post: io non ho trovato le parole per dire quello che hai detto tu così bene. sono luoghi di dignità e moralità, così lontani dalle vicende politiche che, proprio in abruzzo, hanno portato così di recente alle note vicissitudini. vorrei che quelle terre così belle, metafora dell'italia intera, non divenissero preda delle speculazione, né di quella edilizia, né di quella politico-populistica da orsacchiotti tra le macerie. ma temo che la nostra sia una pia illusione. la dittatura del nulla è già tra noi.

Rosa ha detto...

Mi accodo anche io ai complimenti di Marco.
Sai esprimere con aclma fermezza il misto di dispiacere, rabbia e nausea che prendono anche me in questi giorni.
Un abbraccio per lenire le tue tristezze e le mie :)

Angelo Ventura ha detto...

Post bellissimo. io sono sconvolto e furioso.Furioso perchè NESSUN GOVERNO si è preoccupato minimamemte di far rispettare i criteri antisismici che avrebbero salvato delle vite. Nessuno! Quello che hanno fatto è raccattare soldi coi cindini. UNO SCHIFO!
leggi qui
http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/04/08/linformazione-il-terremoto-e-le-domande-mai-fatte/
Mi vergogno di questa classe politica

Omoeros Gay News ha detto...

Ho volutamente rifiutato di seguire la tonnellata di speciali e reportage con affettati inviati e lecchinissimi presentatori. Tantissimi complimenti per il post dove hai espresso il sentimento di tutti noi senza falsi moralismi.

Anonimo ha detto...

Molto bello questo post... sono stato assorto nella lettura.... bravo... Colgo l'occasione di augurarti una buona Pasqua e di mandare un abbraccio alle vittime del terremoto... non so quanto possa servire...hokygos

Edgar ha detto...

Bravo.
(Talmente concorde con te, Gan, e con gli altri commenti, che non ho altro da aggiungere.)

lavecchiaMarple ha detto...

Non sapevo di questo "progetto", ma sono contento che il borgo (torre a parte) se la sia sfangata.
Una considerazione: è un caso che questa idea sia venuta ad un italo-SVEDESE, quando gli amministratori e i politici ITALIANI dimostrano la loro genialità pensando, come dici tu, a new towns (ma non è più o meno lo stesso concetto visto nel Belice, oltre che nelle varie Milano 1,2,...N?) cioè a "curare" il territorio ferito dal terremoto con un'ulteriore violenza (che però, verosimilmente, a qualcuno porterà ingente profitto)?

Anellidifumo ha detto...

Ho sentito parlare di questo borgo da Rai News 24, non so se anche tu hai preso la notizia da lì. Complimenti per il post, assai bello.