lunedì 29 novembre 2010

Raperonzoli cogliete



Passando con pensier per un boschetto,
donne per quello givan, fior cogliendo,
- To' quel, to' quel - dicendo.
- Eccolo, eccolo! -
- Che è, che è? -
- È fior alliso. -
- Va' là per le vïole. -
- Omè, che 'l prun mi punge! -
- Quell'altra me' v'agiunge. -
- Uh, uh! o che è quel che salta? -
- È un grillo. -
- Venite qua, correte:
raperonzoli cogliete. -
- E' non son essi. -
- Sì, sono. -
- Colei,
o colei,
vie' qua,
vie' qua
pe' funghi. -
- Costà,
costà,
pel sermolino. -
- No' staren troppo,
che 'l tempo si turba! -
- E' balena! -
- E' truona! -
- E vespero già suona. -
- Non è egli ancor nona! -
- Odi, odi,
è l'usignol che canta:
"Più bel v'è,
più bel v'è." -
- I' sento... e non so che. -
- Ove? -
- Dove? -
- In quel cespuglio. -
Tocca, picchia, ritocca,
mentre che 'l busso cresce,
ed una serpe n'esce.
- Omè trista! - Omè lassa! -
- Omè! -
Fugendo tutte di paura piene,
una gran piova viene.
Qual sdrucciola,
qual cade,
qual si punge lo pede.
A terra van ghirlande;
tal ciò ch'ha colto lascia, e tal percuote:
tiensi beata chi più correr puote.
Sì fiso stetti il dì che lor mirai,
ch'io non m'avidi e tutto mi bagnai.




Ho sempre amato alla follia queste schiamazzanti ragazze toscane, un po' oche, descritte da Franco Sacchetti quasi settecento anni fa. Quasi quanto le loro sorelle maggiori che ballano ancora oggi nella sala dei Nove, giù a Siena.
La parola raperonzolo , però, mi aveva conquistato e stregato già da prima: da quando, bambino avido di letture, ricevetti in dono le Fiabe dei fratelli Grimm. Probabilmente una parte non trascurabile di quel che sono arriva proprio da lì, da quei racconti cupi e inquietanti, simbolici ed onirici; ma questa è un'altra storia. Non potevo in ogni caso immaginare che quella parola sarebbe diventata una sorta di pericoloso talismano, e avrebbe avuto così tanta importanza nella mia vita.
"Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli,
che per salir mi servirò di quelli!"
I ricordi si fanno confusi, so che per un po' li sciolse proprio per me, e sulla torre ci salii a lungo; poi non so bene se fu la strega a tagliarglieli, o se invece fu una decisione sua: ma la treccia non scese più.

(Tutto questo per dire che NON andrò a vedere il nuovo cartone animato della Disney)

4 commenti:

Marco Boccaccio ha detto...

io le fiabe dei grimm invece non me le ricordo.
solo da pochi anni invece m'è presa un'insana passione per andersen: ma non solo per le fiabe. ha scritto un paio di romanzi bellissimi, e altri belli; e certo anche le fiabe, col loro alone di rimorso e di espiazione, sono quasi sempre dei capolavori.
e pure qui, la sirenetta di disney è come una bestemmia.

Gan ha detto...

Poco dopo le fiabe dei Grimm, lessi un adattamento per ragazzi de "Le veglie alla fattoria di Dikanka", di Gogol.
Fu un altro libro fondamentale, per me. Racconti straordinari, intrecci, colpi di scena, ironia, carnalità. E i giovani cosacchi col ciuffo sugli occhi, talmente lungo da poterlo girare due volte attorno all'orecchio, che immaginavo bellissimi.

Joshua ha detto...

Dai Gan in realtà abbiamo capito che vuoi vedere il cartone :p
Se vuoi ti ci porto io!!! :D

Gan ha detto...

Uffa Josh, ma possibile che non possa mai nasconderti niente? ;-)
Ok, ci vengo, ma solo se mi prendi il secchiello grande di pop corn!