mercoledì 24 febbraio 2010

Sante astinenze


"Non prendi l'arrosto? Guarda che è buono, eh?"
"Grazie, no. Immagino che sia buono, ma...non posso mangiarlo"
"Sei vegetariano? Ci sono delle uova, ti va un'omelette? O magari del formaggio"
"Ehm...grazie, davvero, non posso mangiare nemmeno quella roba lì: basta l'insalata, grazie."
"Ma sei a dieta? Dai, non ne hai mica bisogno!"
"Uh...no...è che sono...in Quaresima..."
"Embè? Oggi è mica Venerdì!"
"Er...ma io faccio quella antica, tutti i giorni fino a Pasqua"
"Ma dai! Non ti facevo così devoto."

Dialoghetti del genere sono un tormentone che si ripete puntualmente, di questi tempi, ogni qualvolta mi ritrovo a mangiare fuori casa. Cominciò tutto una quindicina d'anni fa. Dovevo tenere una conferenza ad un convegno abbastanza importante sull'alimentazione monastica nel tardo medioevo, e mi sembrò carino corredare l'esposizione con un'esperienza di vita vissuta. Scelsi così il tema della Quaresima, ed approfondendone lo studio ne rimasi affascinato. Non tanto dai presupposti teologici e penitenziali, quanto dalle forti implicazioni psicosomatiche che una pratica del genere lasciava supporre. Mentre oggi la si interpreta quasi esclusivamente in chiave spirituale e morale, la Quaresima antica prevedeva anche un ferreo regime alimentare, con l'esclusione rigorosa e totale di tutte le sostanze ritenute all'epoca "riscaldanti" e responsabili dell'eccitazione dei sensi e dei piaceri. Erano quindi vietate tutte le carni degli animali che camminano o volano, tutti i grassi da essi derivati, i latticini e le uova. Agli albori della cristianità si vietò anche il vino ed il consumo dei pesci, con l'eccezione dei crostacei e dei molluschi; ma già dal quinto secolo tale divieto fu revocato. Detto così non sembra esserci nulla di impegnativo, e anzi si tratta di una dieta molto più permissiva rispetto al veganesimo: ma per un inveterato goloso, ghiottone e gourmet come il sottoscritto, la prima volta fu un trauma vicino alla sofferenza fisica. Riuscii a superare la prova, ma non avrei mai immaginato, prima, la gragnuola di piccoli problemi logistici, relazionali e sociali che comportava. Tirando le somme, e preparando la relazione per il convegno, annotai che il cibo è prima di tutto un linguaggio che permette di comunicare con noi stessi e con gli altri. Come gli antichi cristiani, mi ero reso conto che se si riesce a controllare questo linguaggio si è padroni della propria personalità. Controllare volontariamente il cibo che si assume, nella quantità come nella qualità, diventa una scelta pedagogica che rinforza il carattere e la stima in se stessi. Trattandosi di limitazioni temporanee, con la privazione si riscopre anche la gioia dei piaceri e la loro intensità, che l'abuso tende a banalizzare ed a sminuire. Dal punto di vista strettamente fisico denotai una moderata perdita di peso ( circa 3 kg in 45 giorni) ma anche il raggiungimento di un notevole senso di leggerezza e di benessere costante.
Alla fine l'esperienza risultò largamente positiva, al punto che presi a ripeterla ogni anno; e sinceramente non credo di poterne fare a meno.
Da notare che il cattolicesimo contemporaneo raccomanda una Quaresima mentale di meditazioni, rinunce materiali ed opere di carità, mentre fa spallucce davanti alla Quaresima alimentare. Tempo fa un amico sacerdote open-minded mi disse: " Tu la fai perché sei un inguaribile snob". "Sai che scoperta!" risposi.



10 commenti:

Marco Boccaccio ha detto...

già, nemmeno un cappuccino (non nel senso del frate, ma della bevanda) ti concedi. per me sarebbe troppo, ma concordo sul valore morale della faccenda. cosa (la moralità) su cui invece i cattolici troppe volte sorvolano (e non solo riguardo alle questioni quaresimali).

Joshua ha detto...

E pensare che non sapevo nemmeno che fossimo in quaresima :P
Da questo immagino che si capirà che non sono cattolico!

luce ha detto...

Conoscevo le implicazioni "mediche" per così dire e salutari della Quaresima non legate alla religione e la sua applicazione , nonchè la sua base confessionale, e mi ha colpito che tu la pratichi con questo rigore che non credo sia solo legato alla concezione purificatrice dell'astinenza ma forse c'è qualcosa di più profondo, legato alla spiritualità.
Devi sapere che anche nelle pratiche non religiose legate alla meditazione la parsimonia alimentare è strettamente legata all'anima e alla percezione del mondo che essa ha attraverso il sensi e il corpo con i suoi segnali
Da questo tuo post si potrebbe aprire un dibattito sul rapporto corpo-anima ( io credo nella sua intercambiabilità) ma non voglio essere pallosa, cattedratica, logorroica e stoico-epicureica ergo mollo gli ormeggi e vado a vedere il cielo che funalmente oggi da noi è ceruleo in tutti i sensi.
Un abbraccio affettuoso.
ps: tu snob? neaaaaaa

Rosa ha detto...

Cacchio ragazzo mio e io che mi lamento della mia pseudo-dieta... Ma come fai?!
A Pasqua però se verrai a trovarmi una bella magnata ce la facciamo, vero?!

I miss you :*

P.S. Un po' snob però lo sei davvero, non ti offendi, vero?! Quel tanto che basta a renderti umanamente adorabile :D

Gan ha detto...

@ marcoboh: guarda, la cosa che mi mancherà di più non è il cappuccino, ma la maionese, per la quale vado semplicemente pazzo. Ho provato a sostituirla con quella vegetale alla soia, ma...bleah!

@ Josh: stai tranquillo, non sei di certo l'unico. Mi piacerebbe sapere quanti buoni cattolici ( di quelli che vogliono il crocefisso nelle scuole, ad esempio) sanno della Quaresima.

@ Luce: va detto che è anche un ottimo esercio per imparare la rinuncia, l'attesa e la speranza. E anche per imparare davvero ad apprezzare le cose belle ( e soprattutto buone) della vita!

@ Rosa: "e non mi offendo! e no che non mi offendo non mi offendo!".
Però ci tengo a precisare che il mio snobismo ( molto "sui generis") è ambientale e genetico: nessuno è più snob dei piccoli viti-vinicoltori di collina. Tutti, nessuno escluso.
La Quaresima comunque finisce il Sabato Santo, quindi comincia a far provvista di soppresse, sarsicce, braciole, abbacchi e...culatelli!

Marco Boccaccio ha detto...

vero: la maionese! io ne consumo pochissima (sa, la linea): ma rinunciarci, solo se in pericolo di morte.
(e quella alla soia, che è maionese?)

SkraM ha detto...

Complimenti! :)

io anche con tutto l'impegno del mondo non ce la farei.... non per mancanza di volonta quanto per il fatto che perdo peso facilmente se non mangio sufficientemente e regolarmente....

Gan ha detto...

@ Marcoboh: che mondo sarebbe, senza la maionese? ;-)

@ Marco-SkraM: no mai io mangio regolarmente e sufficientemente lo stesso, al massimo i problemi escono quando sono fuori casa. Comunque è vero, si dimagrisce già soltanto eliminando carne e latticini: in una settimana i jeans che uso per lavorare già non stanno più su!

Asa_Ashel ha detto...

Ricordo bene questa cosa quando me ne parlasti la prima volta, e delle difficoltà logistiche che si incontrano quando si è fuori casa. Mi succede la stessa cosa, io seguo il mio regime alimentare e ho bisogno di sapere quali sono gli ingredienti e il peso di essi, a casa non ho problemi, fuori devo fare un po' a occhio e andare a naso anche se poi non ne faccio una tragedia che dovessi sgarrare. La tua ovviamente è una situazione diversa. Riconosco alcune cose, tipo il piacere di assaporare un alimento che sai di non poter abusare, i sensi si affinano e si gustano le cose con più consapevolezza. Quando poi arriva il momento dell'equilibrio senti che il corpo si è abituato ad un nuovo regime e anche mangiare un po' di più è faticoso perchè nel frattempo lo stomaco si è ristretto.
In parte mi sento fortunato, io, diversamente da te, alla maionese non ho mai dovuto rinunciare, non mi piace proprio, e così mi risparmio anche una marea di calorie che preferisco orientare su qualche dolce dei miei.

Anonimo ha detto...

Io metterei la maionese anche sullo strudel di mele e sui maccheroni col ragù. Assieme alla mortadella è la cosa che letteralmente mi fa perdere il senno, credo che potrei mangiare dell'una e dell'altra una quantità da guinnes dei primati. Per questo, non possedendo io nemmeno una ridicola frazione della forza di volontà che ti consente di procedere nei tuoi quaresimali digiuni, non posso far altro che non comprarle per evitare di trovarmele davanti. E' difficile avere la fermezza di un panetto di burro.